Nulla c’è oggi che non sia contaminato. Non da germi ma da accostamenti che fanno tendenza. Se vai a Venezia nell’imponente palazzo del XIII secolo situato di fronte al Ponte di Rialto e restaurato dall’archistar Remment Koolhaas all’interno trovi non solo lo shopping tra i migliori marchi (con prevalenza del made in Italy), ma anche raffinate espressioni di arte e cultura che coinvolgono gli astanti. Il tutto fa pendant con un ristorante di primo livello e bistrot Amo a firma del tristellato Massimiliano Alajmo. Qui si festeggia il primo anno di vita del regno del lifestyle di T Fondaco dei Tedeschi, leader mondiale nel travel retail di lusso Dfs Group. Ma passando da una parte all’altro del palazzo ti accorgi appena di chi ha organizzato l’emporio del lusso. Al primo piano accanto all’artigianato veneziano trovi un’accurata selezione di prodotti enogastronomici, mentre sotto la grande cupola dell’ultimo piano fa mostra di sé l’Event Pavillon pensato per ospitare eventi, incontri e installazioni artistiche. Il tutto come espressione massima del diffuso fenomeno della contaminazione. Un’altra testimonianza è estraibile dalla manifestazione Lucca Comics per sua natura ibrida con tante contaminazioni che vanno appunto dai fumetti alla narrativa, cinema, mostre, arte, pittura, spettacoli e ristorazione tipica a gogò. C on la presenza speciale di Netflix a testimonianza delle felice e feconda contaminazione tra arti e supporti, dalla carta al piccolo schermo, alla storyboard cinematografico. Contaminazione che possiamo recepire anche in ambienti e manifestazioni meno famose, ma sempre sature di interesse di persone che oggi esigono vedere in contemporanea aggregazione di segmenti diversi delle umane attività culturali e ludiche. Compresa la ristorazione. Direi che la contaminazione è iniziata con i bistrot in cui la consumazione di un pasto, anche modesto, era allietato dalla musica di una fisarmonica. L’abbinamento si è poi spostato verso l’arte esposta tra i tavoli di rinomati ristoranti, nei quali si discettava non solo della qualità del pasto, ma anche delle caratteristiche di un qualche pittura nota o meno nota. Nei ristoranti ci sono entrate le sfilate che possono essere allestite anche tra i meandri di fastosi palazzi. Una tendenza nel passato neanche immaginabile, ora è una pratica routinaria. Tutte queste cose riescono bene poiché siamo alla rincorsa perenne della perfezione estetica che è costituita da tante tessere che cerchiamo di mettere insieme nel più breve tempo possibile. Già il tempo. Perché mettiamo insieme tante cose che si contaminano tra di loro, perdendo forse la loro peculiarità se non l’originalità? In poco tempo, in poco spazio, con poca tolleranza. Purché non si perda la “fame” di cultura che è bellezza, pazienza e attesa, mai assemblaggio.