Di Stem, acronimo di Science, Technology, Engineering, Mathematic, sentiremo parlare a lungo in un prossimo futuro che è già presente. In altri termini, si tratta di applicare valenze matematiche e scientifiche ad alto contenuto tecnologico a componenti umanistiche in senso lato compresi la moda e il design. L’acronimo è nato negli Usa dopo il meeting multidisciplinare del 2011 sulla “Educazione scientifica” della Fondazione Nazionale delle Scienze diretto da Rita Calwel, programmato proprio dal rilevamento di carenza di candidati scientificamente qualificati nei lavori ad alta tecnologia e in altri settori che necessitano di Stem. Nel 2012 la Casa Bianca, con l’intento di colmare queste richieste, ha emesso lo Stem Jobs Act, rafforzato da una legge del Ministero della Pubblica Istruzione che ha identificato quattordici settori in cui l’utilizzazione dell’acronimo può creare nuovi posti di lavoro nel campo dell’economia. I settori inizialmente identificati sono: manifattura avanzata, industria automobilistica, tecnologia biospaziale, sicurezza personale, trasporto, ricerca aereonautica, biotecnologie, assistenza sanitaria, ospedali, previdenza e pensione. È indubbiamente una rivoluzione incentrata sulla ricollocazione della scienza al centro di una concezione unitaria della cultura, non divisa in umanistica da una parte e scientifica dall’altra. In Italia il messaggio Stem sta arrivando attraverso canali non istituzionali, cercando di farsi largo a fatica anche nelle scuole, più incuriosite che convinte dell’uso diffuso della nuova tendenza. Nel marzo 2016 è stato promosso il “Mese dello Stem” a cura del Ministero della Pubblica Istruzione, con l’intento di favorire l’innovazione tecnologica e la scienza tra gli alunni delle scuole superiori. Se poi a Stem si aggiunge la A di Arts si forma un acronimo completo che identifica la “soft skill” cioè il lato creativo di qualsiasi conoscenza, ove appunto la scienza si coniuga con la cultura umanistica con l’intento di imparare a programmare arte e scienza. Ma prima di Rita Calwell e la sua Stem, in Italia molti anni fa già si parlava di “Umanesimo Scientifico”, ad opera del filosofo della Scienza Ludovico Geymonat e dell’editore Paolo Boringhieri che concordemente affermavano: “Il nuovo umanesimo, l’umanesimo scientifico dell’epoca moderna, non può più permettersi di conoscere quello che dicono e pensano i filosofi, politici, artisti, ignorando quello che dicono e pensano gli scienziati”. Il tumultuoso avanzamento delle scienze nel ‘900 cambia lo scenario culturale fino a rimescolare le acque in cui la tecnologia sembra prevalere sulle scienze umanistiche. Due esempi per tutti: il design e la moda. C’è una supermodella, Karlie Kloss, molto popolare tra i designer, la quale non solo disegna e programma le proprie collezioni, ma promuove, come top model, il coding per le ragazze, organizza meeting, lancia seminari, attiva borse di studio per chi vuole imparare ad entrare nel mondo del design e moda con le coordinate dello Stem di cui lei è convinta seguace. Che dire del design? Emblema della sintesi tra mondo della tecnologia con iniezioni di cultura artigianale, storica, economica, estetica, artistica. All’insegna dell’umanesimo scientifico con tanta fantasia e creatività. Due componenti cardine nel mondo della moda. Perché l’Italia da decenni svetta nel campo della moda? Non lo dice nessuno, ma sono convinto che tragga spunto da quell’umanesimo scientifico ad impronta filosofica e editoriale che ha permeato il nostro Paese da molti anni. Lo Stem è venuto dopo.