Se ne sono accorti in pochi. Ma è una notizia spiazzante. Amazon realizza un nuovo centro di distribuzione a Passo Corese in provincia di Rieti con un investimento di 150 milioni di euro e l’assunzione di 1500 unità in tre anni. Non è una notizia isolata. L’Italia sembra essere tornata “attrattiva” non solo per i turisti ma anche per le imprese. Sono imprese come Apple, Cisco, Huawei e altri colossi prevalentemente del settore tecnologico, che puntano su un valore aggiunto del capitale umano di qualità. Non a caso gli insediamenti non li trovi nelle metropoli o in zone ad alta intensità industriale e di servizi, ma in paesi della provincia italiana ove c’è maggiore disponibilità di tecnici e operai specializzati. Pronti a spendersi da subito. Senza abbandonarci a un facile ottimismo si percepisce che gli investitori internazionali guardino l’Italia con un certo interesse. Essenzialmente a favore dei giovani. Non più costretti ad emigrare da quelle zone provinciali. Forse per l’avvento di una nuova politica. Ma come si inseriscono i giovani nel mondo della politica? Tutti si lamentano dello scarso livello della politica, ma poi – soprattutto i migliori – ne disdegnano l’entrata. Nel migliore dei casi abbracciano l’impegno sociale o il volontariato, ove i risultati sono più immediati. Nel peggiore dei casi si omologano in un gretto individualismo. Ma questi giovani che conoscono la storia, sanno che non è stato sempre così. Nell’immediato dopoguerra le menti migliori si impegnavano in politica per ricostruire l’Italia. Così abbiamo avuto grandi statisti come De Gasperi, Fanfani, Moro, che però non hanno avuto “né eredi, né continuatori” come direbbe il giornalista Paolo Borgna. E non solo in ambito cattolico, ma anche tra i comunisti, i liberali, i socialisti, i repubblicani. Il pensiero plana allora sui vari Einaudi, La Malfa, Nenni, Togliatti, Lombardi, Berlinguer, Pertini. Insomma gli uomini delle prima Repubblica. Allora c’è da chiedersi cosa ha tenuto lontani dalla politica, in un secondo momento, gli uomini e le donne migliori dalla scena politica. Intanto la selezione di dirigenti politici del tempo che supponeva, in un ambiente carico di contrapposizioni, passione e spirito di servizio, e che veniva effettuata dai partiti, dalle parrocchie, dalle associazioni, dai sindacati che sapevano attingere il meglio dalle varie componenti della società civile. E questa classe politica fu in grado di fare scelte per il bene comune di cui sono espressioni riforme storiche: l’edilizia popolare, l’istituzione agraria, la scuola media unificata, la nazionalizzazione dell’energia elettrica, il servizio sanitario, lo statuto dei lavoratori, la riforma del diritto di famiglia. Rallentatosi lo scontro ideologico, la selezione del ceto politico si è annullata prima ancora delle dissipazione dei partiti politici. Così i talenti, la passione politica, il desiderio di lavorare per il bene comune si sono sfilacciati facendo emergere e avanzare i mediocri. E la politica con la P maiuscola è precipitata con tutte le ricadute negative sociali ed economiche, a cominciare dalle problematiche giovanili. È stata la mediocrità politica a generare i danni della nostra società, a spingere i giovani, compresi i laureati, a cercare lavoro all’estero. Talvolta con grande successo. L’ultimo è stato Valentino Gantz che da Bologna si è trasferito a San Diego per scoprire addirittura come sconfiggere la malaria, la malattia che miete più vittime nel mondo. Ed è in odore di Premio Nobel. Ma è un’eccezione. In questo clima dobbiamo ringraziare chi porta lavoro in Italia come Amazon che promette lavoro a giovani, che la mediocrità dei politici non ha saputo procacciare in modo autoctono. La mediocrità si supera se attingiamo a giovani capaci di essere le nuove leve della classe politica. Con lo stesso spirito dei politici del dopoguerra. Abbiamo bisogno di politici perché le sfide alte sono tornate. E la disoccupazione dei giovani è solo una, forse la più importante.