Arti e Mestieri (4)

A fronte di una crisi economica ed occupazionale senza precedenti che sembra poter cancellare il futuro di un’intera generazione si aprono opzioni e sfide che già da qualche anno i giovani stanno raccogliendo. Parliamo del ritorno alla terra. Se il lavoro manca c’è comunque la terra, abbondante, di ottima qualità che attende solo l’opera di lavoratori e imprenditori. Lasciamo parlare le cifre: nella desolazione generale, che vede in calo i settori dell’industria e dei servizi, riscontriamo una variazione con il segno positivo, in controtendenza, della produzione agricola. Prendendo a riferimento l’anno 2013 i dati ISTAT riferiscono un incremento del 4,7% rispetto all’anno precedente con un trend a crescere. Conseguentemente le associazioni di categoria prevedono la creazione di 100.000 nuovi posti di lavoro nell’arco di un triennio. Tornare alla terra, dunque, ma con un nuovo spirito imprenditoriale in grado di creare sinergie con imprese, associazioni, università. Sono soprattutto i giovani, delusi in parte nelle proprie aspirazioni di affermazione professionale in settori considerati socialmente più elevati, ad aver preso coscienza della nuova realtà. Fanno fede a questo riguardo le iscrizioni in fortissimo aumento agli istituti di agraria e successiva facoltà universitaria. I dati disponibili sono eloquenti: +40% di iscrizioni ai dipartimenti di agraria in tutta Italia nel 2013 con un’ulteriore tendenza alla crescita. Alcuni dati, provenienti dalla Coldiretti, forniscono importanti dettagli sulla nuova figura di imprenditore agricolo e sulla crescita globale di questo settore: un terzo delle imprese agricole è nato negli ultimi dieci anni,  i titolari d’impresa con  meno di 35 anni raggiungono il 7% del totale  e sono alla guida di 62.000 aziende. I giovani hanno ampliato e differenziato la gamma delle offerte del settore: agriturismo, fattorie didattiche, vendita diretta di prodotti a Km zero, senza costi aggiuntivi di trasporto e imballaggio, prodotti cosmetici naturali ecc. Sono coinvolte anche figure professionali altamente qualificate come i bio-ingegneri che combattono il dissesto idrogeologico, così drammaticamente attuale, con la razionale dislocazione delle piante. I nuovi imprenditori agricoli, in giacca e cravatta, sono così diventati imprenditori del cibo: chi coltiva la frutta, ad esempio, percorre verticalmente tutta la filiera, fino alla vendita. Rispetto al passato le regole sono cambiate in profondità: nella nuova green economy, oltre alle tradizionali figure di trattoristi, vivaisti, giardinieri, potatori e innestatori si rendono sempre più necessarie le professionalità di agronomi, chimici, biologi e persino informatici ed economisti in una sorta di “indotto” culturale-professionale di evidente valenza occupazionale. Ecco quindi che la scolarità dei nuovi giovani agricoltori, a differenza dei loro nonni, si può definire medio-alta. Quantificando, il 37 % degli operatori è laureato e il 56% è in possesso di un titolo di studio superiore. In questo quadro si inseriscono, però, alcune ombre. La più importante è la difficoltà di accesso al credito. Le modalità di finanziamento offerte dalle banche agli imprenditori della terra sono ancora quelle previste dalla normativa del credito agrario del 1928. Un vero e proprio collo di bottiglia. Si rende pertanto necessario e urgente l’intervento del Ministero dello Sviluppo Economico a favore di una maggiore flessibilità nell’erogazione dei fondi necessari a dare continuità al positivo trend di un settore così rilevante della nostra economia.
Chi dice Muzzi non solo dice pasticceria a Foligno, ma evoca un brand che ormai fa scuola in Italia e all'estero. Tre stabilimenti, tre marchi, 280 dipendenti e 70 agenti che lavorano per tutta l'Italia. Non è poco per una pasticceria di "appena" 213 anni, iniziata nel 1795 in un piccolo laboratorio dolciario nel centro storico di Foligno, ove Mastro Tommaso di Filippo Muzzi si specializzava nella produzione dei "Minuta", confetti con cuore d'anice. Dopo una breve interruzione, la tradizione dolciaria si è potenziata agli albori del XX secolo producendo delizie di zucchero e cioccolata e sfornando dolcezze di pasticceria. I prodotti sono tutti realizzati artigianalmente con ingredienti e materie prima altamente selezionate. Uova di pasqua e un grosso assortimento di cioccolata, tra cui quella profumata al fiore di bach, al peperoncino, alla camomilla, al sale e poi energetiche e afrodisiache, vengono prodotti da oltre 50 anni. Attualmente l'antica pasticceria trova in Loredana la manager moderna che coniuga mirabilmente la storia familiare con le esigenze del mercato. "Ho ereditato la passione per la pasticceria da mio marito, Tommaso Muzzi, che mi ha coinvolta in prima persona, sebbene sapessi che fosse un lavoro molto duro. Con il tempo mi sono appassionata anch'io, e sono riuscita a comunicare tale passione a tutti e tre i miei figli. Con il tempo ci siamo espansi, acquisendo due importanti marchi italiani: Borsari e Cova. L'esigenza di allargarci da un punto di vista frastrutturale è dipesa dal fatto che la richiesta per i panettoni che venivano fatti a Foligno, superava la produzione. Così fu rilevata un'azienda del Veneto, a Baia Polesine, la patria del Panettone. Oggi lì lavorano 220 persone e si riescono a produrre 8.000 panettoncini in un'ora grazie a dei macchinari altamente tecnologici. La produzione oggi avviene in tre stabilimenti e con tre marchi.: Muzzi, Cova e Borsari. Questo crea una triplicazione del lavoro dato che vanno preparati per esempio tre depliant per ogni festività e in tre diverse lingue. Lo standard qualitativo tuttavia riesce sempre ad essere particolarmente elevato anche grazie alla suddivisione produttiva che permette di produrre panettone, pandoro e colomba a Baia Polesine, mentre a Foligno il cioccolato e la pasticceria da tè. "La ricerca, l'innovazione e l'uso di nuove tecnologie sono fondamentali in questo settore" chiosa Loredana, che continua sostenendo con orgoglio che "l'azienda Muzzi ha il suo motto suddiviso in tre punti focali: prestigio, novità e qualità. Per inciso, i nostri prodotti fanno bene alla salute e stiamo molto attenti all'aspetto sanitario". In aggiunta l'azienda organizza anche il servizio di catering che opera sia in Italia che all'estero essendo organizzati e attrezzati per andare anche lontano. Un'altra caratteristica di Muzzi è la specializzazione per il packaging. Con estro e fantasia giovanile si riesce ad intercettare i colori più di moda e i nuovi gusti della gente e a trasferirli sui prodotti, anche con l'ausilio di fotografi e designer. Ovviamente l'azienda è presente anche all'estero in 30 paesi, ma in questo momento più che mai si sente forte la necessità di superare i confini nazionali. È un'esigenza grande e indispensabile. Per poter essere un'azienda con un minimo di risultato occorre insistere con l'estero. "Noi facciamo tutte le fiere del settore – continua la signora Loredana – , Parigi, Londra, Dubai, Berlino. Ma il nostro servizio per l'estero vale soltanto il 10 per cento del nostro fatturato. Nel complesso, andiamo molto forte in Europa, nei paesi del nord, in Australia, in Canada e in altre nazioni ove è elevata la presenza di italiani. Siamo tuttavia sempre alla ricerca di nuovi mercati esteri. Oggi il nostro obiettivo primario è quello di entrare sul mercato cinese, sebbene sia molto difficile, ma ce la stiamo mettendo tutta".
Specializzazione nella lavorazione d'oro, capacità di incastonare le pietre preziose, creatività e tecniche innovative adattate alle esigenze del singolo cliente sono i principali asset del consorzio "Torniamo a fare gli artigiani. Soprattutto nel settore orafo". Con queste parole il Presidente del Consorzio Monilia (che in latino significa gioielli) Enrico Morbidoni, ha voluto rimarcare la mission di questa aggregazione di maestri orafi che ogni giorno creano a mano un pezzo diverso, unico e di altissimo design, realizzandolo su commissione. "Prepariamo oggetti su misura – continua Morbidoni – con colori e linee ben definite, un mix di tradizione e innovazione, e li costruiamo conoscendo già chi li indosserà, tarandoli sulla base di chi li indossa, a seconda della personalità del cliente". Alta specializzazione nella lavorazione dell'oro, capacità di incastonare le pietre preziose, creatività e tecniche produttive innovative sono i principali asset di questo insieme di aziende umbre. I prodotti Monilia sono gioielli importanti, indossabili in ogni momento, divenendo parte della propria personalità. Un'altra caratteristica è che oltre a produrre inediti gioielli, vengono modificati anche quelli già esistenti, cambiandoli e adattandoli sulla base delle esigenze del cliente. Il Consorzio nasce circa trenta'anni fa e oggi sono tredici le aziende che ne fanno parte, coprendo tutto il territorio umbro. Nasce per creare una rete di imprese desiderose di avere visibilità, stringere contatti e relazioni già instaurate dalle altre aziende, traendone un giusta ricaduta economica. Inoltre, da un punto di vista commerciale, con il Consorzio si possono acquistare materie prime a costi inferiori. L'unione fa la forza. Presentarsi nei meeting e nelle manifestazioni fieristiche internazionali, fare missioni commerciali e azioni di marketing con un soggetto consortile unico permette infatti anche alle micro imprese di farsi conoscere. In aggiunta, con il Consorzio anche l'offerta è più diversificata, dato che ogni azienda fa prodotti propri. "Lo sviluppo delle nostre attività – sostiene Marco Arcelli, Segretario responsabile tecnico del Consorzio – passa anche attraverso la partecipazione a meeting negli Stati Uniti con il supporto di Sviluppumbria e l'Istituto italiano di cultura. A Los Angeles siamo molto attivi con esposizioni e incontri con clienti, per mettere a punto un relazioni dirette tra l'Italia e gli Stati Uniti. Presto saremo presenti anche a New York e in altre città statunitensi". Il rapporto con gli Stati Uniti nasce intorno al 2000 grazie alla partecipazione del Consorzio in svariate fiere che hanno permesso di stringere contatti, poi sviluppati nel tempo, con alcuni clienti americani. "Oggi puntiamo molto sulla manifestazione di Vicenza (la più importante per l'oreficeria composta da tre edizioni in un anno) – continua Andrea Pietrella, Presidente della Federazione Orafi di Confartigianato Imprese Perugia, – dove nello stand sono esposti i nostri gioielli". Da sottolineare che da due anni sia la Federazione orafi che il Consorzio Monilia partecipano al Festival di Spoleto con esposizioni e una sfilata durante la cena di chiusura del Festival, in cui viene mostrato il meglio della gioielleria umbra. www.monilia.info  
Armonia delle forme, funzionalità e alta qualità. Sono queste le caratteristiche dei prodotti del seggiolificio Pieracci, un'azienda umbra di Città di Castello, attiva dal 1966. La passione per il legno è alla base di questa impresa, trasmessa di padre in figlio. Giovanni Pieracci, ora a capo dell'azienda, racconta che, fin da piccolo, il padre Piero, falegname e successivamente fondatore del seggiolificio, ha sempre avuto la passione di creare oggetti in legno, che realizzava nei pochissimi momenti liberi della giornata. Oggetti di uso comune, che, comunque, servivano per affinare le conoscenze dei materiali e delle lavorazioni. Le sedie di alta qualità sono fatte nel pieno rispetto della tradizione Tifernate "Rustico Rurale" su legni pregiati, come il noce nazionale, il rovere e il castagno, creando, dunque, oggetti unici e durevoli nel tempo. "I legni che usiamo – spiega Pieracci – devono essere trattati in maniera particolare, ed occorre quindi avere la cultura e l'esperienza per poterli lavorare. Dai primi oggetti creati, mio padre ha visto con immediatezza l'interessamento particolare di clienti esperti che apprezzavano la sua arte e per questo motivo ha continuato in questa esperienza, cercando di trasmettere a me e mia sorella la propria cultura". Nonostante il considerevole incremento della produzione negli anni, l'azienda, grazie alla costante e sapiente fusione tra know-how tecnologico e creatività di antica tradizione artigianale, riesce a ritrovare in ogni singolo pezzo prodotto, l'unicità, la funzionalità e il pregio, come solo un lavoro di elevata natura artigianale riesce a far coesistere. "L'azienda è anche impegnata nella ricerca tecnologica – afferma Pieracci – ma gran parte dei nostri investimenti sono dedicati alla formazione continua dei nostri dipendenti. Ognuno di loro ha nel proprio dna la passione per il legno e la sua lavorazione. Non potrà mai lavorare da noi un semplice operaio che non abbia questo fuoco dentro". La maggior fonte d'ispirazione del seggiolificio Pieracci è la storia, ovvero, quei bei prodotti creati dai mastri artigianali italiani nei secoli scorsi, magari rivisti e corretti secondo le esigenze moderne, ma con un sapore ed un'eleganza dei tempi passati. I clienti dell'azienda sono famiglie, ristoranti o alberghi, che esigono qualcosa in più rispetto alla massa. I prodotti sono realizzati con legni importanti, avendo la massima cura dei particolari. Ad ogni fase di produzione vengono riservati almeno due controlli di qualità. Ogni intarsio è rifinito a mano, ogni spigolo levigato. Massima attenzione all'ambiente, con tecnologie applicate al fine di ridurre al massimo le emissioni nocive. "In questo momento di crisi internazionale – continua Pieracci – il mercato nazionale è lo sbocco secondario per la nostra produzione, quindi i nostri mercati di riferimento sono in primo luogo gli Stati Uniti, seguiti a ruota dai paesi del nord Europa (Finlandia, Danimarca e Svezia) e Germania". Ma il vero obiettivo oggi rimangono i nuovi mercati emergenti, quali i paesi dell'ex Unione Sovietica e la Cina, dove il vero "made in Italy" è ancora molto apprezzato e ricercato. SEGGIOLIFICIO PIERACCI Via E. Kant, 4 - 06011 Cerbara - Città di Castello (Pg) Tel. +39 075 8510253 - Fax +39 075 8511321 Internet: http://www.pieracci.it - E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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