• Quando la beneficenza solleva il cuore…e il fatturato

    Domenica, 26 Gennaio 2014,
    Perche Google investe in Africa per combattere le tre malattie che falcidiano il Continente: AIDS, Malaria, Tubercolosi? Perché  Tod’s investe 450 milioni di euro per restaurare il Colosseo? Per quale motivo Luxottica si impegna nella lotta alle malattie oculari del terzo mondo? Perchè la Novartis, azienda farmaceutica di spicco nel mondo eroga fondi e fornisce farmaci a basso costo per le zone depresse dell’Africa e dell’Asia?. E dalle parte nostre, cosa anima Brunello Cucinelli quando restaura l’Arco Etrusco di Perugia e costruisce un reparto ostetrico-ginecologico nel Malawi? E che dire dell’Umbria Cuscinetti che vince addirittura un premio per essersi attivato finanziariamente a sostegno del progetto Melanoma (tumore della cute)? Sono gli imprenditori siano diventati tutti filantropi o c’è qualcos’altro? E’ forse una forma estrema di pubblicità? Graham Fink, guru e icona della pubblicità mondiale nell’affermare che gli imprenditori, dopo aver risolto “i problemi dei clienti, ora provano a risolvere quelli del mondo”, sottolinea che è importante saper coniugare il messaggio commerciale alla responsabilità sociale. Ed è per questo che si ripete ovunque che oramai nel mondo “le aziende (non solo multinazionali) non perdono occasione per accompagnare i loro prodotti con una attività di charity”, come quelle sopra descritte. Non solo, in un contesto di forte calo pubblicitario le iniziative di Corporate Special Responsability (Csr) sono quelle che resistono maggiormente ai tagli di bilancio .A tal proposito è sufficiente pensare che l’80% delle pubblicità su l’”Economist” o sul “Financial Times” contengono un messaggio Csr. Gli imprenditori hanno capito che le scelte dei consumatori sono cambiate e seppure i tempi  siano difficili bisogna seguirli. Si arriverà a valutare i prodotti non solo dalla qualità ma dall’accompagnamento di iniziative Csr.  Nel Regno Unito il 25% della grande distribuzione vende banane solo se provenienti dal circuito targato Csr. o elettrodomestici di classe “+”. Allora non basta più il politically correct per il bene delle aziende, come non è più sufficiente  il culto del marchio, ma occorre pensare a fare i conti con i riflessi sociali delle medesime aziende. Certo per molte aziende non è tanto la mancanza di mezzi (oggi anche questi) nell’investire in Csr, ma la difficoltà di misurare il ritorno, i vantaggi che ne possono derivare. Ma chi ha investito in tal senso afferma che la ricaduta ci sarà, anzi già c’è. In Umbria Cucinelli e Umbria Cuscinetti stanno a testimoniarlo.
    Mario Timio

    Direttore Responsabile
    Arte, Lifestyle, Eventi.

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