La forma dell’acqua

Navigare in accordo con le leggi della natura

09.11.18 , Design , Collaboratore Riflesso

 

La forma dell’acqua

La vacanza per eccellenza che tutti sognano è nella maggior parte dei casi legata al mare: acque cristalline, pesci multicolori, spiagge infinite.

Purtroppo le ultime statistiche sull’inquinamento terrestre ci proiettano in un futuro in cui questi paradisi saranno solamente un lontano ricordi, e ci esortano a fissare delle regole per la salvaguardia del nostro ambiente.

La presa di coscienza di questo problema ha visto, negli ultimi anni, un proliferare di fondazioni che cercano di incentivare la ricerca per la conservazione del nostro ecosistema senza dover rinunciare al progresso umano.

In quest’ambito, con l’utilizzo di nuovi materiali e la realizzazione di forme particolari delle superfici esterne, troviamo lo sviluppo dell’architettura sia civile che navale e di nuove tecnologie che nell’automotive hanno dato i primi risultati.

“La forma dell’acqua”, l’ultimo film di Guillermo del Toro, ben si adatta anche a definire le nuove ispirazioni che il design nautico sta cercando di sperimentare per meglio fendere i flutti, offrire meno attrito e portare al minimo il consumo di carburante .

Già nel 2006 S.A.S. il Principe Alberto II di Monaco, aveva voluto creare una fondazione che avesse come scopo la protezione dell’ambiente e la promozione dello sviluppo sostenibile su scala mondiale, partendo dal Mediterraneo.

Il 2017 ha visto poi nascere il programma One Ocean, fortemente voluto dalla Principessa Zahra Aga Khan, che punta a diventare un motore per accelerare progetti innovativi di salvaguardia dell'ambiente marino e promuovere azioni pratiche di cambiamento, tramite il coinvolgimento di stakeholder di ogni genere e ha portato alla firma della Charta Smeralda, un documento volto a promuovere la consapevolezza sui principali aspetti di impatto ambientale legati al mare e a definire ambiti di intervento concreti, immediati.

Ma prima di queste date già alcuni armatori avevano richiesto studi che prevedessero l’inserimento di soluzioni ecosostenibili per la realizzazione della propria imbarcazione .

Il primo armatore a realizzare questo progetto è stato Luciano Benetton che, con il suo Tribù, è stato il precursore di quella che ora è diventata una moda per molti, vincendo nel 2007 il Rina Green Award, il premio che il Rina consegna alla presenza di S.A.S. il Principe Alberto durante il Monaco Yacht Show.

Negli ultimi dieci anni abbiamo visto moltissimi cantieri e designer approcciare il problema dell’eco-sostenibilità creando barche con forme particolari con le prue dritte e alte di derivazione velica che meglio fendono i flutti e con sistemi di propulsione sempre più innovativi fino ad arrivare al sistema ibrido o a quello Zem, ossia che permette di navigare in Zero Emission Mode: Wider 150 è l'unico yacht di grandi dimensioni con un sistema di propulsione intelligente che controlla e gestisce l’energia generata da quattro generatori diesel in linea e dalle batterie. La potenza che si produce fa navigare lo yacht oltre che assolvere a tutte le richieste dell’͛hotel.

In ambito di design alcuni dettagli che definiscono l’eco-sostenibilità sono l’impiego di illuminazione led, oppure l’utilizzo di complementi di arredo quali quelli realizzati in fibre naturali e legni trattati con pitture ecologiche , e ancora la stessa verniciatura dello scafo .

Abbiamo visto in questi anni molti architetti che si sono cimentati nella progettazione di barche particolari tra cui Luca Dini, Philippe Briand, Espen Oeino, Fulvio de Simoni, e tra i cantieri che si sono particolarmente distinti in questa ricerca dobbiamo ricordare Perini con Exuma, Benetti con Ocean Paradise, Rossinavi con Aslec IV e molti modelli di cui ultimo in ordine di tempo Aurora, Vsy che ha creato per primo un dipartimento interno al cantiere che verifica non solo che le imbarcazioni rispettino le nuove normative sulla salvaguardia dell’ambiente , ma addirittura verificano il sistema produttivo del cantiere stesso.

Infine citiamo il cantiere Sanlorenzo che ha presentato all’ultimo Salone di Dusseldorf una nuova flotta di modelli a propulsione elettrica chiamata E Motion vedrà sia superyacht in metallo semi dislocanti, sia yacht plananti in vetroresina di tipologia high performance.

La visione eco-sostenibile di Sanlorenzo comprenderà anche i tender per questi yacht identificati in Jet tender full electric che saranno realizzati da partner strategici.

Sicuramente la ricerca non si fermerà a questi primi successi e noi ci auguriamo che davvero ci possa essere un futuro in cui la tecnologia e il design possano aiutarci a rendere il nostro pianeta di nuovo vivibile per tutti.

Antonella Cotta Ramusino

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