Il Design come strumento di sviluppo

L’aspetto sociale del progetto, dal 2016 riconosciuto anche con un premio Compasso d’Oro Adi, rappresenta un salto di qualità a livello culturale, per dare opportunità a comunità in crisi

16.11.18 , Design , Collaboratore Riflesso

 

Il Design come strumento di sviluppo

Il design può e deve essere fonte e meccanismo del cambiamento. Il design è un’attitudine, è dare risposte ai problemi, è la progettazione del sistema di relazioni. Non può essere ridotto al solo prodotto finito. Il design sociale in particolare è un tipo di attività che sta prendendo piede anche nel nostro Paese, perché sbocco naturale dell’attuale sistema economico e culturale. Anche in Italia stanno cambiando le geografie e i quesiti del progetto. Non occorre andare dall’altro capo del mondo per trovare una comunità in crisi a cui dare un’opportunità di svolta. Nel 2016, per la prima volta nella storia del Premio Compasso d’Oro Adi, viene attribuito un riconoscimento al design sociale: Il prestigioso Premio Compasso d’oro Adi, è stato assegnato al mio lavoro svolto all'interno dei programmi di Unido (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale) che ha sviluppato una metodologia d’intervento attraverso il design, capace di creare sviluppo economico e sociale a partire dalle risorse umane, culturali e territoriali del contesto d’intervento.

L’incontro con Unido avviene nel 2008 e mi ha consentito di entrare in un programma di sviluppo a livello globale che oggi mi vede svolgere l'Art Direction di Creative Mediterranean, un progetto che coinvolge sette Paesi del Mediterraneo, per lo sviluppo di quattordici cluster di industrie creative; coordinare il progetto creativo Tsara in Madagascar ed inoltre essere consulente di molti altri progetti a livello internazionale .

Non siamo benefattori naїf, ma progettisti che operano in strutture complesse, con la difficoltà di rapportarsi con differenti figure professionali e umane e con culture e pratiche molto distanti. Ogni progetto ha una sua propria metodologia, non interveniamo soltanto con la finalità di creare prodotti finiti, l’importante è che si crei economia in loco. Alcuni manufatti possono trovare sbocco nel mercato globale, altri nel collezionismo ed essere veicolati solo nel mercato locale. L’essenziale è la continuità. I progetti non nascono per volontà politica ma sono realtà di fatto con un potenziale e azioni che sono replicabili.

 

Creative Mediterranean

Il progetto Creative Mediterranean (www.medcreative.org) ha la direzione artistica di Giulio Vinaccia, è supportato dall’Unido (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale), la Cooperazione Italiana per lo Sviluppo e l' Unione Europea. Algeria, Egitto, Giordania, Marocco, Libano, Palestina e Tunisia sono gli stati coinvolti dal progetto, tutti economicamente afflitti dalla minaccia del terrorismo, con la convinzione che la creatività sia un meccanismo di resilienza e resistenza alle trasformazioni in negativo. Anche in questo caso, a partire da una mappatura dei territori, sono stati individuati i distretti produttivi più interessanti e caratteristici del patrimonio culturale, e creato un brand per la commercializzazione dei prodotti derivanti. Saranno attivati design hub e spazi di coworking, e coinvolti musei, biblioteche ed enti culturali per un’iniziativa di rilancio che durerà tre anni e che, al momento, conta un team di trenta persone coordinate da Vinaccia.

 

Tsara Project (https://www.collectiontsara.com)

In uno dei paesi più poveri al mondo tra quelli non in guerra, il progetto UNIDO, con il finanziamento del Governo Norvegese, é riuscito a sollevare le sorti di una comunità di duemila donne ai margini della società e prive per casta di diritti sociali. È nata un’impresa potenzialmente autonoma che realizza borse e arredi in nylon e fibre naturali intrecciati. Tsara Project è oggi un programma triennale di sviluppo integrato a livello educativo, di assistenza alla salute e d’impresa.

Giulio Vinaccia

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