Antinori nel Chianti classico: la cantina in-visibile In evidenza

Domenica, 14 Giugno 2015,
 
Cantina Antinori Cantina Antinori Testo e Foto di Alessio Proietti
In continuità con il numero precedente prosegue il racconto dei luoghi di culto del dio Bacco. Se "Nutrire il Pianeta, Energie per la Vita" è il tema dell'Expo a cui questo inserto è dedicato, viene spontaneo trattare architetture capaci di non sottrarre energia al pianeta. Se, inoltre, un'opera è in grado di rispondere perfettamente ad ogni necessità funzionale, riuscendo al contempo ad immettere nel sistema una raffinata energia espressiva senza neppur sottrarre suolo al territorio, allora si è dinnanzi ad una grande opera. Cantina Antinori lo è. Concepita per essere al contempo monumentale ed invisibile, è oggi ancor più visibile agli occhi del mondo: selezionata tra i cinque progetti più rappresentativi realizzati in Europa nell'ultimo biennio per il Premio di Architettura Contemporanea ufficiale dell'Unione Europea indetto dalla Fondazione Mies van der Rohe (premiazione in data 8 maggio 2015, al Mies van der Rohe Pavillion di Barcellona). La memoria mi porta indietro di qualche anno, ad una delle lezioni tenute dal prof. Giovanni Polazzi durante il suo laboratorio di architettura / progettazione architettonica all'Università di Firenze. Polazzi (socio fondatore dello studio Archea insieme a Laura Andreini e Marco Casamonti nel 1988), scorrendo alcune immagini di architetture contemporanee di diversi autori, ci mostrò anche il progetto di una cantina che sarebbe stata realizzata poco distante da lì, nel territorio del Chianti Classico. Ricordo che una monumentale scala elicoidale (nei rendering iniziali con texture grigio cemento) attirò l'attenzione di tutti noi studenti. Suscitò poi notevole interesse l'idea di riuscire a realizzare uno stabilimento vitivinicolo polifunzionale di quasi 50.000 mq di superficie edificata, senza voler aggiungere nulla ad un contesto già così armonico. Un progetto ipogeo vocato ad una totale integrazione con l'ambiente, così come desiderato da una committenza colta, radicata nel territorio da 26 generazioni. Recandomi oggi alla Cantina dei Marchesi Antinori, ho la sensazione che i visitatori ripercorrano lo stesso processo conoscitivo ed emotivo degli studenti di quella lezione. Dal parcheggio interrato, punto focale di sguardi e curiosità è la scala elicoidale, vera e propria opera scultoria realizzata in acciaio Cor-Ten. Essa conduce alla hall di ingresso e al nuovo piano di campagna coltivato a vigneto, che dissimula la copertura. Da questo livello si ha l'immediata sensazione che spazio costruito ed ambiente circostante siano un unicum; si è dentro al Chianti. La volontà di rispettare la terra è tangibile. Ciò si percepisce anche attraverso il modo di produrre il vino. La distribuzione altimetrica dell'edificio asseconda il percorso discendente delle uve (a gravità): dall'arrivo, ai tini di fermentazione fino alla barriccaia interrata, senza l'utilizzo di pompe. I locali sotterranei permettono inoltre di mantenere una temperatura costante di circa 17°C ed un corretto livello di umidità per la produzione del vino, senza dispendio di energia elettrica. Attraverso gli spazi per la lettura e per le esposizioni artistiche, si percepisce poi la vocazione da mecenati dei Marchesi, che avendo origine fin dal primo Rinascimento, ricorda e prosegue una tradizione antica come quella per il vino. Cantina Antinori coniuga in sé tradizione, territorialità, passione, tenacia, intuizione e innovazione. Una grande opera. Una grande lezione. Info: Luogo: Bargino, San Casciano Val di Pesa, Firenze  Committenti: Marchesi Antinori  Progetto Architettonico: Archea Associati (Laura Andreini, Marco Casamonti, Silvia Fabi, Giovanni Polazzi)  Direzione Artistica: Marco Casamonti

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