Personalizzazione: si aprono le porte del processo di creazione al consumatore

Allacciarsi i bottoni della camicia uno dopo l'altro riconoscendo le cuciture stondate delle asole e sistemarsi il colletto.

03.01.18 , Moda , Collaboratore Riflesso

 

Personalizzazione: si aprono le porte del processo di creazione al consumatore

Sentire sotto i polpastrelli la seta stampata con cui hai fatto realizzare il tuo bomber preferito. O quella sensazione di calma quando, nervosamente, giochiamo con le dita con il ricamo delle iniziali, proprio dietro la tasca posteriore dei nostri pantaloni blu. È la volontà di distinguersi facendo emergere la propria personalità, di diversificarsi presentandosi al mondo come unico e distinto. La moda sta attraversando un periodo di forte cambiamento, sta modificando il proprio Dna passando da un sistema dove il designer era il protagonista assoluto, ad una nuova visione dove invece il cliente è centrale. È shopping experience, è coinvolgimento e flessibilità del brand che mette a disposizione il proprio know-how per soddisfare le richieste del consumatore cercando di fidelizzare quest’ultimo e  permettergli di sentirsi imbattibile e libero di esprimersi all’interno dell’armatura che ha accuratamente scelto. Un cambiamento della cultura aziendale che si apre verso il cliente per comprendere le sue reali esigenze e i suoi desideri. 

Un acquisto sempre più attento e consapevole, più conscio dei processi di produzione, delle materie prime e della reale unicità del prodotto che andrà ad ottenere. Ormai non c’è casa di moda che non stia cavalcando questo trend: la maison fiorentina Gucci ha puntato molto sul Men’s Tailoring e sul servizio Diy – Do it yourself che permette di personalizzare il proprio capo Gucci scegliendo bottoni, tessuti, ricami unici, colori e fodere di giacche e pantaloni. 

È proprio Alessandro Michele a sostenere che «l’abbigliamento sia un’espressione della propria personalità e che di conseguenza uomini e donne debbano sentirsi naturalmente liberi di esprimere se stessi». Non solo Gucci ma anche Louis Vuitton con l’iniziativa Mon Monogram che consente di scegliere le bande, il colore interno e di inserire le proprie iniziali sulla borsa o Fendi con il servizio Made to Order che mette a disposizione, su appuntamento, stanze dedicate alla creatività dei clienti nei negozi in giro per il mondo. Anche Armani e Prada puntano sulla sartorialità e su progetti Made to Measure come Ermenegildo Zegna che sviluppa un servizio completamente bespoke partendo dal costruire il cartamodello direttamente sul cliente. Iper-personalizzazione dunque è la parola chiave mantenendo però il focus sull’artigianato e sul dettaglio protagonista, da sempre e per sempre, del settore del lusso. Un’esperienza singolare e personale che fa assumere al consumatore una posizione di protagonista e co-creatore del capo che gli permetterà di esprimere se stesso.  

E gli farà vivere l’esclusività del coinvolgimento annusando la leggerezza della stoffa scelta ad hoc ed accarezzando il profumo di una pelle nuova.

Giulia Burroni

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