Le Futur Régim

Un uomo con la mano dentro il panciotto che un tempo fu Napoleone Bonaparte, osserva con avida curiosità le immagini che passano davanti ai suoi occhi

03.01.18 , Moda , Collaboratore Riflesso

 

Le Futur Régim

 Immaginiamolo a scrutare fra le pieghe degli anni e seguire i cambiamenti avvenuti dopo il suo Impero. Non solo le battaglie e i giochi di potere bensì quei dettagli spesso trascurati sebbene agganciati ai mutamenti di un’epoca. Immaginiamolo guardarsi fiero, avvolto nel mantello con ricami in ermellino e merletti sulla camicia ricomposti con tanta fatica, come ha fatto per la società post rivoluzionaria.

Rimarrebbe forse spaesato da Charles Worth che si è permesso di scarnificare tutto. “E questo sarebbe arbitro della moda? Bella faccia tosta a ricoprire il ruolo di stilista dell’imperatore, con queste manie di semplificazione per borghesi”, borbotta il condottiero. Emette un sospiro di sollievo con l’entrata in scena del nuovo secolo e con esso di Paul Poiret e del suo sfarzo dal fascino esotico. Ammira l’abito gessato tre pezzi, la camicia e il tuxedo. “Adesso riconosco un po’ di buon gusto”, aggiunge a bassa voce con un sorrisetto compiaciuto. Lampi, tonfi, fuoco. Bonaparte è costretto a coprirsi gli occhi, questa nuova diavoleria chiamata “bomba” è accecante.

Credeva di averne viste di guerre, ma questi massacri lunghi nel tempo e così vicini non avrebbe potuto immaginarli. In questo frastuono scorge grosse spalle quadrate, linee dritte ed imponenti sovrastate da cappelli fedora. Nonostante l’estrema semplicità delle forme, il generale riconosce una forza, un’imponenza di questi nuovi uomini di fronte alla guerra, paragonabile a quella delle sue lucenti armature.

Quello cui poi assiste è l’arrivo di colori, di un nuovo e prodigioso capo chiamato “jeans”. Cerca di star dietro ai movimenti vorticosi del rock’n roll e della lacca sui capelli ma si ritrova in una visione psichedelica ed eccentrica dai grandi occhiali tondi e frange. “Ma tu guarda, battaglie su battaglie per accrescere l’orgoglio dell’uomo ed essere poi costretto a vedere tutto questo”, commenta inorridito. La disapprovazione aumenta incontrando i leopardati degli anni ‘70 e la pelle lucida degli ’80. Il generale non trova una connessione logica fra l’ordine e l’eleganza ripristinate con tanta fatica e questo caos di forme, classe e sesso. Nel decennio successivo queste stravaganze rimangono pressoché invariate, scruta con aria interrogativa degli stivaletti alquanto rozzi chiamati “anfibi” indossati da uomini e donne indistintamente e camicie dalle fantasie impensabili. Il generale arriva così ad un altro grande salto: gli si presenta un nuovo secolo come un’ondata fresca e travolgente. Vede un continuo movimento di gente senza sosta, di invenzioni incredibili e di capelli spettinati. “Non riesco a capire, è tutto così veloce”, sussurra sedendosi per riprendersi da tutte queste visioni. Guarda le onde che affondano fra gli scogli di Sant’Elena e gli nasce un sorriso beffardo realizzando che i suoi paradigmi imposti e consolidati con fatica non sono che schiuma in un mare vorticoso.

Sofia Pericoli

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