L’essere green, riciclare un abito o scegliere il vintage: è questa oggi la vera moda

Come testimoniano dive italiane e internazionali, l’impatto del fashion-system sull’ambiente sta diventando sempre più determinante nella scelta di capi di abbigliamento per un red carpet, una celebrazione ufficiale, ma anche nella vita di tutti i giorni

26.11.18 , Moda , Collaboratore Riflesso

 

L’essere green, riciclare un abito o scegliere il vintage: è questa oggi la vera moda

Cosa significa essere «green» e sostenibili? Magari anche riciclare un abito e scegliere per un red carpet non un abito fresco di sfilata, ma un pezzo vintage nel proprio armadio. La lezione è arrivata dai recenti Green Carpet Fashion Awards, che a conclusione della settimana della moda milanese, hanno premiato i marchi e gli imprenditori più virtuosi ecologicamente. In piazza Scala trasformata in un giardino, con la facciata del teatro milanese ricoperto da un arazzo in materiali eco sostenibili, hanno sfilato dive italiane e internazionali, da Cate Blanchett a Julianne Moore, impegnate a veicolare il messaggio dell’impatto sull’ambiente del fashion-system. Gli ospiti non hanno solo condiviso le loro regole etiche di lavoro e produttività, ma sono scesi sul pratico, sfoggiando abiti di provenienza «certificata», come quelli della stilista ambientalista Stella McCartney. In alcuni casi hanno optato proprio per un capo vintage. La modella Marica Pellegrinelli, moglie di Eros Ramazzotti, ha spiegato così la scelta di indossare un vintage Dolce & Gabbana: «La filosofia eco parla di abiti di nuova produzione creati nel rispetto dell’eco-sostenibilità e di capi personali scelti dal proprio armadio». Così per  il red carpet più esclusivo della settimana della moda, Marica ha scelto un vestito utilizzato la prima volta nel 2009, poi nel 2012, nel 2014 ed infine ai Green Fashion Awards. Una scelta condivisa da molte celebrities, che da tempo preferiscono rispolverare i vecchi cavalli di battaglia appesi nell’armadio. L’ambasciatrice più autorevole del genere è senza dubbio Kate Middleton: grazie a lei e ai suoi look riproposti in più occasioni, riciclare non è più considerato un fatto disdicevole. Anzi, nel caso specifico è diventato subito un messaggio etico: indossare più volte un abito significa non sperperare e ammortizzare il costo di un capo di lusso. Una tendenza subito imitata da altre teste coronate come la Regina di Spagna Letizia che ha indossato un tubino color ciclamino firmato Felipe Varela tre volte: ai National Culture Awards di Valencia, a una cerimonia a Toledo nel 2014 e in una visita a Lima con il marito Felipe nel 2011. Celebrities e star hanno subito preso la palla al balzo e hanno cominciato a riproporre look già collaudati. Fino alle estreme conseguenze, con Keira Knigthley che ha sposato James Righton con un abito di Chanel già indossato a un party.

L’idea del vintage è etica e anche stimolante: un capo può rinascere una seconda volta semplicemente giocando su accessori e dettagli. Ma a volte può anche far commettere qualche errore di stile, come è successo proprio a Kate Middleton in occasione del matrimonio del Principe Harry con Meghan Markle. La Duchessa di Cambridge ha scelto per la cerimonia un abito di Alexander McQueen indossato altre tre volte, in altrettante occasioni pubbliche. Al Royal Wedding dello scorso 19 maggio ha rinnovato l’abito con un cappellino Philip Treacy e un paio di pump Jimmy Choo, ma a pochi è sfuggito che lo stesso vestito era già stato indossato il 1 luglio 2017, durante una visita di Stato in Belgio, per le celebrazioni del centenario della battaglia di Passchendaele, e ancora prima al battesimo della secondogenita Charlotte, il 5 luglio 2015. La mania di riciclare in questo caso è apparsa eccessiva, anzi, addirittura fuori luogo: l’occasione importante probabilmente richiedeva un abito ad hoc. Ma superati gli estremismi, riesumare un vecchio outfit oggi ha acquisito una caratteristica coolness sconosciuta in passato, quando si incaricavano le sartine di famiglia di dare un tocco nuovo a un abito vecchio, per poterlo riutilizzare senza essere guardati dall’alto in basso. Il nuovo corso del riciclo non ha solo una connotazione materiale, ma anche temporale: scegliere una cosa già indossata significa non perdere tempo prezioso per  selezionare un nuovo capo. Fa scuola, in questo caso, la storia di Matilda Kahl, direttrice artistica presso la Saatchi & Saatchi: stufa di dover frugare ogni mattina nel suo armadio alla ricerca di un vestito diverso per andare in ufficio, ha scelto di indossare per tre anni di seguito lo stesso outfit. Ogni singolo giorno la sua «uniforme» è consistita in una camicetta di seta bianca con un nastro di pelle nera attorno al colletto, dei pantaloni neri e una giacca nera. «Non voglio prendere decisioni su cosa indossare perché ho troppe altre decisioni importanti da prendere», ha spiegato la manager. Prima di lei ricordiamo un altro esempio illustre: Steve Jobs, con i suoi dolcevita seriali firmati Issey Miyake.

Michela Proietti

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