27.02.20 , Lifestyle , Collaboratore Riflesso
Tre giorni nel deserto di Marrakech o un weekend in campeggio nella giungla di Bali? Non importa, tanto ci porta Airbnb. La piattaforma creata da Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk ormai 13 anni fa ha aggiunto un nuovo tassello al panorama delle sue offerte. Non basta collegare i clienti con centomila città in 191 Paesi (solo in Italia può contare su 159mila appartamenti), ora li può connettere anche con i paesaggi più estremi del mondo.
Il colosso di San Francisco, quotato nel 2017 per 31 miliardi di dollari, va ad assomigliare sempre più a un’agenzia di viaggi online: oltre ad affittare uno spazio (che può andare da una baita a un castello, dalla stanza singola a una barca), è anche disposta a organizzare tutti i momenti liberi dei viaggiatori. La gestione dei fittavoli viene affidata così a persone singole al di fuori dei luoghi di semplice riposo. Non che prima non avvenisse: i turisti si aspettano di essere intrattenuti dagli affittuari in cambio delle 5 stelline di valutazione, al punto che in luoghi ad alto tasso di ricambio come Cuba l’obbligo di essere sempre sorridenti e disponibili si è dimostrato un vero e proprio “lavoro emotivo” non retribuito (per non parlare del consumo di tempo nel recuperare un americano alla stazione di polizia perché lo hanno derubato in un quartiere dove gli era stato raccomandato di non andare). Non le prime accuse rivolte all’impero degli affitti: negli anni Airbnb si è attirata le ire di albergatori ed estimatori dell’autenticità dei quartieri meno turistici, nonché le attenzioni dei regolatori del mercato immobiliare. Una questione che ha da poco raggiunto un punto morto: la battaglia vinta dall’azienda lo scorso dicembre in Francia, secondo cui non deve dotarsi di un permesso da agenzia immobiliare per il mercato europeo, ha fatto sì che molte delle accuse avanzate contro le politiche di gentrification e alterazione della competizione immobiliare cadessero senza conseguenze. Le indagini su altri mercati europei sembrano essere ferme.
Per colonizzare il tempo libero con un’altra spesa di denaro, prima sono arrivate le “Esperienze”, e dallo scorso settembre le “Avventure”. Se con le Esperienze si poteva esplorare un luogo o conoscere le tradizioni del Paese in compagnia di un “amico” del posto, con le Avventure si possono prenotare viaggi di alcuni giorni in luoghi esotici e difficili da raggiungere come foreste, deserti e ghiacciai per gruppi sotto le dieci persone. Il motto è sempre lo stesso: l’occasione di vivere il luogo di villeggiatura al massimo, senza i pericoli del farlo da soli. «Se non tutti hanno una casa da affittare, tutti hanno una storia, una passione da condividere», ha detto il fondatore Chesky, ricordando come già le Esperienze si siano dimostrate «un business gigantesco». Non per niente l’ha affidato alla manager che ha gestito da presidente tutti i parchi Disney per la regione occidentale, Catherine Powell.
Le Avventure puntano così a una nuova fetta di mercato: i temerari. Che sia trekking sull’Everest per due settimane, o una cavalcata nella taiga mongola, così come vivere con gli Amish americani per qualche giorno. Freschezza a tutti i costi: basti pensare che il lancio dell’iniziativa è stato promosso con un concorso per vincere un giro del mondo in 80 giorni. Secondo Allied Market Research - ha riportato il vicepresidente delle Esperienze Joseph Zadeh in un’intervista a Forbes - il mercato per le Avventure sforerà il miliardo di euro entro i prossimi tre anni.
La piattaforma vanta già dei risultati notevoli, con i 500 milioni di arrivi totalizzati lo scorso anno, ma non sembra volersi fermare: l’obiettivo di Chesky è quello di creare «un miliardo di viaggiatori entro il 2038». Ambizioso ma non impossibile, soprattutto a margine dell’acquisizione nel 2019 del servizio online di prenotazione di camere d’albergo last-minute HotelTonight. Il prossimo passo per il gigante dell’home rental sarà il debutto nel corso quest’anno sul mercato azionario.
I progetti a lungo termine di Airbnb sembrano quindi puntare verso la trasformazione in portale di viaggi end-to-end: combinazione di alloggio, attività e modalità di raggiungimento della destinazione (anche se, a detta di Zadeh, non vogliono creare alcuna compagnia aerea). A quel punto chi la fermerà più?
Giulia Giaume
RIFLESSO
Registrazione Tribunale di Perugia n.35 del 09/12/2011
ISSN 2611-044X