Acquisti online e diritto di recesso

13.06.20 , Lifestyle , Collaboratore Riflesso

 

Acquisti online e diritto di recesso

Nell’era della digitalizzazione e del web marketing, gli acquisti online hanno assunto un ruolo sempre più centrale, a discapito della tradizionale compravendita nei negozi. A maggior ragione con l’attuale emergenza sanitaria da Covid-19, considerata l’impossibilità di recarsi fisicamente nei punti vendita, l’e-commerce è senza dubbio diventato il principale strumento per incentivare il flusso economico dei piccoli commercianti o negozianti.

Rappresenta ormai un’abitudine condivisa quella di rinunciare a trascorrere mattinate o pomeriggi in giro per negozi, rimanendo comodamente seduti sul divano di casa in cerca dell’acquisto perfetto su internet.

Inconsapevolmente l’acquirente “digitale”, oltre a poter usufruire di maggiori sconti e promozioni, gode anche di una tutela giuridica rilevante, grazie alla disciplina contenuta nel Codice del Consumo che regolamenta gran parte delle operazioni commerciali effettuate a distanza.

Nello specifico, gli artt. 52 e ss. del d.lgs. 206/2005 tutelano l’acquirente-consumatore nel caso in cui questi voglia recedere dall’acquisto, ossia restituire al venditore la merce acquistata ovvero chiederne la sostituzione.

Il diritto di recesso, infatti, contemplato anche all’interno del codice civile con riguardo ai contratti di durata, è un istituto che consente a chi acquista online – e dunque conclude un contratto di compravendita a distanza – di poter usufruire di una sorta di “ripensamento” e quindi rispedire al mittente-venditore il prodotto acquistato, qualora questo non sia di gradimento o presenti dei difetti di fabbricazione o ancora vizi strutturali.

Non è infatti richiesta una specifica motivazione sulle ragioni che giustificano la restituzione della merce poiché la ratio dell’istituto è proprio quella di tutelare la parte “debole” del contratto, ossia il soggetto che ha acquistato un prodotto sul web senza averlo potuto vedere e controllare dal vivo.

Poniamo ad esempio il caso di chi acquisti un capo di abbigliamento su un sito internet e una volta arrivata la merce si renda conto che il prodotto sia difettoso, la taglia sia sbagliata o semplicemente la merce non sia di suo gradimento: in questo caso l’acquirente potrà - su espressa previsione di legge - godere del diritto di recesso di cui al Codice del Consumo e quindi avvalersi della relativa clausola di restituzione o sostituzione del prodotto con uno integro. L’operazione è semplice: il consumatore dovrà compilare il modulo contenuto nel sito di riferimento, previa attenta lettura dei termini e delle condizioni, o in mancanza inviare al venditore una lettera raccomandata.

Ci si chiede tuttavia se vi siano dei limiti strutturali legati all’esercizio di tale diritto oppure sia possibile recedere sempre e in ogni circostanza. Il Codice del Consumo all’art. 52 offre una risposta positiva, chiarendo che il consumatore può ricorrere a tale istituto, di regola, soltanto se abbia effettuato l’acquisto a distanza o al di fuori dei locali commerciali ed entro 14 giorni dall’avvenuta ricezione della merce.

In relazione alla tipologia di acquisto, è però pacifico avvalersi del diritto di recesso anche nei casi in cui la merce venga acquistata fisicamente in negozio, a patto che la stessa risulti difettosa o presenti delle anomalie originarie: basti pensare, ad esempio, ad un frullatore o ad un altro elettrodomestico acquistato integro ma che al primo utilizzo non funzioni per un guasto strutturale.

Con riguardo al limite temporale, spetta al venditore fornirne preventiva comunicazione – anche in ordine al diverso dies a quo - mediante una puntuale informativa precontrattuale, affinché il consumatore ne abbia contezza e sia a conoscenza delle tipologie di tutela a lui riconosciute dall’ordinamento giuridico.

Ciò detto, acquistata la merce online e ricevuto il pacco a casa, al consumatore non resta che aprirlo: ma l’apertura del pacco può inficiare l’eventuale successiva restituzione della merce? Generalmente no, in quanto un prodotto, anche se è stato rimosso l’imballaggio originario, può essere sempre restituito e ricommercializzato dal venditore (basti pensare ad un capo di abbigliamento, ad un giocattolo o ad un qualsiasi oggetto per la casa). Ma sul punto la giurisprudenza, con una recente pronuncia del 2019 resa dalla Corte di Giustizia Europea, ha specificato che è possibile restituire un pacco aperto solo se non si tratti di “beni sigillati che non si prestano ad essere restituiti per motivi igienici o connessi alla protezione della salute”, definizione contenuta all’art. 59 lett. e) del Codice del Consumo: e dunque ad esempio non possono essere restituiti oggetti come uno spazzolino da denti oppure un rossetto proprio per ragioni di tipo igienico.

Inoltre una peculiarità, nonché vantaggio del diritto di recesso, è che il consumatore non dovrà sostenere costi aggiuntivi per la restituzione della merce al venditore, ma anzi, verrà rimborsato integralmente delle spese sostenute per l’acquisto o a mezzo di coupon oppure con la riconsegna del denaro.

Possiamo dunque affermare che l’acquirente del web, al contrario di quello che sembra, è ampiamente tutelato dal nostro ordinamento, in quanto soggetto di diritto e in quanto consumatore.

Avv. Eugenia Giglio

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