• Felicità...in Umbria

    Lunedì, 07 Ottobre 2013,
    Non è ben definibile la felicità, ma ve la racconto. Non faccio riferimento agli scettici antichi che ribadivano che la dimensione più autentica della filosofia è quella della saggezza che insegna come vivere per essere felici. Né ancor meno alla tendenza umanistica-rinascimentale che riponeva la felicità umana nell’estasi d’amore o nella  realizzazione pratica della virtù etica. Così come è difficile commentare l’articolo della Dichiarazione di Indipendenza  americana voluta, da Jefferson nel 1776, in cui si stabiliva che la felicità è un diritto di tutti gli uomini. La felicità jeffersoniana – o eudaimonia nell’antica Grecia – evocava virtù, comportamento integerrimo, generosità. Da allora, perseguire e ottenere la felicità è diventato simbolo dei diritti naturali dell’uomo, ovviamente quando non è a spese di altri. La felicità della società è la  priorità di ogni governo, sottolineava Arthur Schlesinger. Ma anche nei Paesi che la vorrebbero assoluta e garantita dallo Stato, la felicità ha le sue tristezze. Ad esempio, nel Bhutan, nazione himalaiana tra Cina e India, famosa per l’indice di Felicità Interna Lorda (FIL) che sostituisce il nostro PIL, alle ultime elezione il partito della Pace e della Prosperità al governo, è stato sonoramente sconfitto non tanto sul FIL ma sul PIL. A sostegno che una buona economia non basta a rendere felici, ma non si diventa felici senza una buona economia. Un binomio ben noto agli occidentali. Nel gioco delle felicità entrano varie componenti. Da umbro ve ne racconto alcune, Dire che in Umbria la qualità della vita è ancora alta, malgrado si faccia di tutto per  ridimensionarla, è una ovvietà. E anche asserire che il profumo inebriante della natura e della spiritualità umbra conferisce  felicità, rappresenta un dato di fatto, anche se non inseribile nel FIL himalaiano. É ancora felicità quando vieni a contatto con politici che cercano il bene comune, in un momento in cui la loro reputazione è al minimo storico. Si dà il caso che il Sindaco di Assisi, Claudio Ricci, da tempo si sta adoperando, come un novello Sisifo, a salvaguardare due istituzioni a favore della sua città, dei suoi concittadini, della Regione. Si tratta di salvare il punto nascita dell’ospedale, che una norma regionale iniqua vorrebbe tagliare e di mantenere la facoltà di Scienza del Turismo che, malgrado gli ottimi risultati raggiunti in tanti anni ed il numero crescente di studenti, è stata oggetto del disinteresse più assoluto a proseguire l’attività didattica.. Bene, a me questo amore di Sindaco alla propria città, manifestato con sit-in di fronte alla sede dell’ASL o della Università, legato con catene avanti l’Ospedale, che fa lo sciopero della fame e della sete al Ministero della Salute e della Pubblica Istruzione, dà una carica di grande felicità e mi fa riconciliare con l’attuale classe politica, sciatta, inconcludente e ignara del bene comune. Ricci sta cercando il bene comune che conferisce felicità la quale  riscalda i nostri giorni e anima non solo la nostra sfera interno ma il mondo che ci circonda. E sono certo che se in Assisi fosse vigente il FIL, il Sindaco Ricci vincerebbe ogni competizione.
    Mario Timio

    Direttore Responsabile
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