Editoriale (36)

Alcuni lettori di "Riflesso" ci chiedono il motivo per cui insistiamo sulle cose belle ed eccellenti dell'Umbria, a fronte delle negatività che la investono. Domanda più che lecita. Ma fa parte del nostro target concentrarci sui tesori della Regione per valorizzarli, per amplificarne il significato, per farli conoscere meglio. Insomma per condurli su un palcoscenico in cui tutti possono ammirarli, apprezzarli, seguirli. Non siamo interessati alla scoop la cui ipnosi finisce per paralizzare la società. Non ci lambisce la bramosia di riempire spazi, ma di elaborare utilmente il contenuto di eventi che inducono ad apprezzarne la componente storica, culturale, artistica, economica. Certo, c'è crisi. Tuttavia ci piace esaltare chi in silenzio, ma con efficacia, affronta la crisi attuale con la certezza della crescita o della ricrescita. Anche perché la parola crisi in greco significa crescita. "Riflesso" cerca allora chi nella crescita vede un' opportunità, un percorso che stimola a ritrovare ed esprimere le migliori energie. Si parla giustamente della crisi di sicurezza in alcune città umbre, ove la violenza la fa da padrone. Lasciamo ad altri il commento e l'analisi sociologica. A noi piace invece mettere in risalto la bella notizia, diffusa dal National Geographic, che le località più romantiche d'Italia sono concentrate tutte in Umbria, per via dell'alta concentrazione di borghi medievali, di antiche palazzi, di meravigliose opere d'arte, di suggestive viuzze strette. Certo, c'è crisi economica e del lavoro. Chi non la vede, che non la sente? Eppure, "Riflesso" vuole esaltare l'iniziativa di S. Francesco e del francescanesimo che, contrariamente alla diffusa icona, hanno dato risposte anticipate a domande economiche del presente. Lo hanno ricordato recentemente i francescani del Sacro Convento di Assisi, in un meeting internazionale, alla presenza del ministro Passera. Tutti si lamentano della sanità in Umbria, anche sulla scorta dei recenti tagli assistenziali ed ospedalieri. Noi rispondiamo che in Umbria si vive più a lungo di tutte le altre regioni (tranne le Marche), motivandone le cause, essenzialmente in termini di DNA regionale. Il fenomeno della droga miete più vittime in Umbria che in tutte le altre regioni. "Riflesso" mette in campo le motivazioni e le tante iniziative di volontariato e di assistenza che pullulano in tutto il territorio; non risolvono il problema, ma pongono in essere le componenti culturali positive per fronteggiare il fenomeno. Insomma, con il periodico vogliamo attivare lunghezze d'onda per celebrare iniziative e bellezze inedite dell'Umbria.. In questo numero ne è un esempio l'esposizione storica ed artistica di Cattuto sulla "Processione dei Bianchi" affrescata sulle pareti di una chiesetta di campagna a S.Anatolia di Narco. Sconosciuta ai più. Allora, l'ancoraggio a questi valori è il viatico del nostro periodico. Ed è anche la risposta a quei lettori della prima riga sulla definizioni dei nostri ruoli.
Vi racconto chi siamo, cosa vogliamo e dove vogliamo andare. Il nostro intento è quello di "costruire" una rivista capace di creare un percorso volto all'esaltazione del brand Umbria, come già hanno fatto con successo altre regioni quali la Toscana e le Marche. Con questo valore fondativo intendiamo dar vita ad un prodotto editoriale che rifletta l'Umbria all'insegna delle sue bellezze. L'impegno è quello di adoperarci a delineare un sistema integrato delle varie realtà locali e dei numerosi prodotti umbri per fondare un binomio vincente territorio-prodotto, per promuovere la nostra cultura e i nostri servizi e per mettere in rete gli operatori dei diversi settori. Non occorre troppo arredo, è necessaria tanta sostanza. Poca cronaca, anche se è la più democratica della disciplina, e molto territorio, seppure di questo termine si è abusato nel lessico e nei contenuti. Per noi il territorio è bellezza, quella bellezza che in accordo con Dostoeskij, "può salvare il mondo". Ma noi in Umbria di bellezze ne abbiamo tante e in molte direzioni. Basta sapere scoprirle, enfatizzarle, valorizzarle, diffonderle. In questo contesto anche la politica può essere bella se rappresenta un servizio agli altri e se depurata dagli orpelli attuali. Nel nostro territorio regionale abbiamo molti esempi di tale politica; basta farla emergere e darle voce. Di questo territorio parleranno non solo testimoni di svariate realtà regionali, ma anche corrispondenti da varie sedi a partire da Londra e Montecarlo. Così come altri personaggi che vivono o che sono vissuti in Umbria, esprimono sulla nostra rivista il loro motivato giudizio su uomini e su bellezze umbre. E come possiamo riflettere su "Riflesso" le numerose e polivalenti bellezze regionali? Bellezze culturali, artistiche, paesaggiste, enogastronomiche e storiche. Facendo parlare esperti di settore, abitualmente giovani, che con la loro determinazione, entusiasmo e grinta, fanno emergere ciò che brilla nel firmamento di una Regione che attende solo di essere valorizzata nei suoi gioielli, talvolta celati agli occhi dei più. Gli stessi giovani riescono ad estrarre il bello, in uno sforzo maieutico, anche da eventi o personaggi che possono non essere in prima fila, ma che rappresentano il motore di questa Regione con la loro iniziativa, intraprendenza, fantasia e investimento. Sono insomma gli attori della nostra amata terra che troveranno uno spazio privilegiato per il contenuto e l'immagine del cuore verde d'Italia.
Mi inquieta un acronimo che serpeggia tra il mondo giovanile: Neet (not in education, not in employment, not in training). La generazione del Neet vive in un limbo ove non si studia, non si lavora, non ci si forma. E' una generazione che aspetta immobile qualcosa dal futuro, ma non è attrezzata a cercarla, a crearla. Anzi non fa proprio nulla poiché si è negata anche la speranza di "trovare" qualcosa. Chi sono questi giovani? Per caso quelli definiti dai vari politici bamboccioni, fannulloni, sfigati, mammoni, ma non annoiati dal posto fisso? Sono annoiati invece dal posto che non hanno: né fisso, né precario. Eppure lo hanno cercato in ogni modo. Sopravvivono solo per la rete affettiva della famiglia che, da una parte assicura protezione, ma dall'altra induce alla pigrizia, all'attaccamento al nido. E' la peggiore condizione del giovane poiché la sua demotivazione si coniuga solo con la rassegnazione ed il pessimismo. Quando la certezza del futuro si sbriciola, quando il sentimento di insicurezza si diffonde, quando si è consapevoli per la prima volta da più di un secolo che le giovani generazioni godrebbero di un livello di vita inferiore a quello del periodo precedente, si avvizzisce lo spirito di ottimismo e di vitalismo tipico delle nuove leve. Tuttavia queste debbono reagire, ingegnarsi, riprendere l'iniziative, tentare di ripartire. Ciò è tremendamente difficile e le prediche possono anche irritare. Ma dalla crisi si esce solo con la voglia di non arrendersi, di non crogiolarsi nella condizione di Neet. Si può spostare lo sguardo, nell'attesa di buone notizie economiche, ad esempio su imprese individuali o di gruppo, anche con gli assist che il governo Monti sta offrendo ai giovani. Nel suo piccolo, questo periodico è il risultato di un'associazione di giovani che credono e si impegnano in un progetto editoriale che affina competenze e professionalità, scommettendo su una realizzazione globale delle loro potenzialità. In coerenza con quanto copre il loden di Monti, impegnato a ridurre l'apartheid tra chi è già dentro il mondo del lavoro e chi, giovane, fa fatica ad entrare o a stazionarvi in condizioni precarie.
Un ministro di spicco del passato governo asseriva che la cultura non fa PIL. D'altra parte, recentemente, in occasione della pubblicazione sul "Sole 24-Ore" del "Manifesto della Cultura" si asseriva proprio il contrario: "la cultura fattura". Qual è la verità? Non c'è dubbio: la cultura appare necessaria allo sviluppo in qualsiasi frangente, soprattutto, come enfatizza Vittorio Sgarbi, quando asserisce che per cultura si intende "una concezione allargata che implichi educazione, ricerca scientifica e conoscenza". Ciò stimola l'assegnazione alle forze vive locali un ruolo principe nella salvaguardia e potenziamento delle opere d'arte e nella valorizzazione degli artisti. Certo, qualcuno afferma che il citato "Manifesto della Cultura", pur nel merito della iniziativa, è viziato dal legittimo obiettivo del rilancio dell'economia. Forse è vero, così come è scontato che è la necessità umana e individuale a fare ricorso alla cultura, che rende noi italiani cittadini del mondo. E' un ricorso che ci rende grandi e richiesti ovunque, malgrado tutte le congiunture. E' una strepitosa immagine positiva quella che siamo in grado di diffondere all'estero in tema di cultura. E' la cultura che crea il brand italiano che va fortissimo. Ed è necessario sfruttarlo al massimo, sia a livello individuale, sia istituzionale. Comunque, a fronte di una ricchezza culturale inaudita, l'Italia, rispetto alla Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna è il Paese con la più bassa percentuale di aziende attive nella cultura e nell'industria creativa; solo il 4,4% del totale (7.176mila) con 335mila occupati (il 2,2%9) contro il 6% della Germania. Ed allora i decisori politici debbono tener presente il peso che la cultura ha nel progresso sociale e nel benessere equo e sostenibile, così come indicato già nel 2001 dall'Ocse. E in Umbria che cosa vediamo dietro la parola cultura? In un'indagine nazionale che ha coinvolto anche la nostra Regione, risulta che l'attenzione al patrimonio culturale è più importante addirittura del benessere economico. E' pleonastico asserire che l'Umbria è una delle regioni più ricche in opere artistiche, più godibile in paesaggi naturali, più nota in rievocazioni storiche e in manifestazioni musicali, più rinomata in cultura enogastronomica, più satura di spiritualità. L'essenziale è far conoscere queste eccellenze umbre all'Italia, al mondo intero. In qualsiasi modo, con qualsiasi pubblicità, con qualsiasi investimento pubblico e privato, con testimonial di ogni tipo, con valide promozioni turistiche. E valida, ad esempio la recente iniziativa del Travel Blogger Unite che ha convogliato per le strade e le bellezze del'Umbria oltre 100 giornalisti del web di tutto il mondo, alla scoperta della Regione, per poi comunicare le proprie impressioni attraverso il blog dedicato ai percorsi e alle escursioni. Immergersi insomma nelle variegate espressioni della cultura umbra equivale ad accrescerne le potenzialità turistiche e commerciali. La ricaduta economica ne è il logico corollario. Ed allora l'idea di Vittorio Sgarbi di far coincidere economia e cultura in un solo ministero o in unico assessorato non è poi così peregrina. Inevitabilmente esso dovrebbe interfacciarsi con la scuola, l'università, il turismo e i lavori pubblici. Sicuramente, il ministro di cui sopra non pensava, nella sua esternazione, ai numerosi risvolti "salvifici" che la Cultura può avere nella società moderna.
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