Il Presepe dei romani

Lunedì, 02 Gennaio 2017,
Tra i molteplici e diversi simboli nel Natale, il Presepe vanta origini quanto mai antiche, poiché già nei Vangeli di Matteo e Luca (e ancor più nei Vangeli apocrifi) è presente una sua descrizione, mentre è all’epoca romana che risalgono le sue prime raffigurazioni pittoriche. La tradizione del Presepe – intesa non soltanto come immagine, bensì come ricostruzione tridimensionale – risale invece a epoche decisamente più recenti e si lega strettamente alla figura di San Francesco: è il Santo di Assisi, infatti, a realizzare la prima rappresentazione della Natività nel 1223 in quel di Greccio. Da allora e attraverso i secoli, la tradizione del Presepe si è diffusa a macchia d’olio in tutto il mondo, assurgendo a vero e proprio simbolo del Natale, in quanto immediata e perfetta traduzione del messaggio del Cristo che sceglie di nascere nel più umile dei luoghi. A Roma, in particolare, il Presepe è da sempre percepito come un’istituzione del Natale, come testimoniano i molti e diversi presepi in cui è possibile imbattersi passeggiando per la Capitale: da quello di Piazza San Pietro, voluto da Giovanni Paolo II per il Natale del 1982 e divenuto un appuntamento fisso, a quelli realizzati in ogni basilica e parrocchia; da via Giulia, conosciuta appunto come “la via dei Presepi”, alla Mostra dei “100 Presepi”, che nel 2016 è giunta alla sua 40a edizione. Tra i diversi presepi che adornano la Capitale nel tempo natalizio, uno dei più significativi è tuttavia rappresentato dal “Presepe dei Netturbini”, vera e propria istituzione della romanità, che non a caso lo considera il “suo” Presepe. Realizzato nel 1972 dal netturbino Giuseppe Ianni, nel suo quasi mezzo secolo di vita il “Presepe dei Romani” è tuttavia diventato una meta obbligata non solo per gli abitanti della Capitale, ma anche per turisti, personalità istituzionali e religiose, capi di Stato e Pontefici, che in esso riconoscono un simbolo del messaggio natalizio di pace e fratellanza. Il Presepe è infatti realizzato con più di 350 pietre provenienti da tutto il mondo (dal Colonnato di San Pietro alla Birmania, passando per i Santuari di Greccio, San Giovanni Rotondo e Cascia) e che, mescolate tra loro, contribuiscono a ricostruire il suggestivo scenario della Palestina di 2000 anni fa, in cui il mistero del Natale si immerge nella quotidianità di chi viveva, abitava, lavorava in quei tempi e in quei luoghi. A suggellare questo straordinario legame tra sacro e quotidiano, la location scelta per il Presepe: l’umile contesto di un garage dell’Ama, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti nella Capitale, all’ombra della Cupola della Basilica di San Pietro, dove la Chiesa custodisce l’essenza più forte del proprio messaggio. Marica Spalletta

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