Tra storie, leggende e misteri si cela una città dal volto inedito tutta da scoprire per le sue accattivanti e inaspettate peculiarità artistiche, architettoniche e religiose
04.12.18 , Arte , Francesco Colamartino
Milano è come un grande indovinello, che una volta risolto svela grandi segreti, ma solo dopo aver condotto il viandante dalle tenebre alla luce. Principio di questo sentiero è l’Ossario di San Bernardino, in piazzetta Santo Stefano. Risalente al 1127, nel XV i Disciplini, monaci che dedicavano buona parte delle loro giornate alla disciplina dell’autoflagellazione, ne ricoprirono le pareti interne di teschi, omeri, tibie, femori, con lunghe ossa disposte in alto in modo tale da formare la M di Maria Vergine, cui la chiesa era un tempo dedicata. Ma, se per alcuni la morte è solo un’illusione, il sentiero non può che portare a pochi passi dall’Ossario, in via Torino, nella chiesa di San Satiro. Entrando dall’ingresso principale ci si ritrova davanti al presbiterio del 1482 di Donato Bramante, ma basta fare pochi passi verso l’altare perché ci si renda conto che l’abside, che all’inizio sembra essere profonda una decina di metri, in realtà occupa uno spazio di soli 97 centimetri. Lo stratagemma è stato escogitato dal Bramante quando la chiesa, all’atto della costruzione, si è vista negare i permessi per le dimensioni previste dal progetto. A pochi minuti a piedi, proseguendo lungo corso di Porta Ticinese, ci si inoltra nel vero e proprio campo di battaglia tra la luce e le tenebre: la chiesa di Sant’Eustorgio. Il tempio, dove sono custodite le spoglie dei Re Magi date in dono nel 344 d.C. a Eustorgio, vescovo di Milano, da Elena (madre dell’imperatore di Costantinopoli), è una celebrazione di ciò che viene alla luce, il Cristo, ma al contempo cela dietro un angolo ciò che lo insidia, il Signore delle Tenebre. Sul campanile svetta la stella cometa dei Re d’Oriente, ma sotto di essa vi è la Cappella Portinari, dove campeggia l’affresco rinascimentale di Vincenzo Foppa, la Madonna con le Corna. La leggenda legata a questo strano dipinto vuole che, durante la messa celebrata da San Pietro Martire, capo dell’Inquisizione lombarda nel 1200, il Diavolo abbia provato a beffarlo assumendo le fattezze della Madonna e che, nella fretta, non abbia completato la trasformazione, lasciando ancora visibili le corna. Ma, quando il santo se ne accorse, lo scacciò con un’ostia. Ed è proprio la statua di Pietro da Verona quella che si eleva sulla piazza antistante la chiesa, dove egli soleva bruciare al rogo streghe ed eretici catari, i quali, però, si vendicarono piantandogli una grossa spada nel cranio, quella con cui viene raffigurato. Il tema dell’eterna lotta tra luce e tenebra torna nella basilica di Sant’Ambrogio, dove il segreto potrebbe essere nascosto nelle scacchiere disseminate all’interno e sulla facciata interna, ricostruita proprio negli anni in cui i Templari soggiornarono a Milano. A Gerusalemme i cavalieri del Tempio scelsero, infatti, come loro sede la Moschea di Al-Aqsa, che si credeva sorgesse sulle antiche rovine del Tempio di Salomone, il cui pavimento sembra avesse l’aspetto di un’enorme scacchiera. Alla fine di questo percorso immaginario a ritroso nel tempo, dalla morte alla nascita, non può che esservi l’emblema di ciò che viene al mondo: il Duomo, luogo della fondazione celtica di Milano e tempio cristiano a Santa Maria Nascente. Una leggenda vuole che nei sotterranei del Duomo esista ancora un lago segreto, protetto da un cerchio di colonne su cui sono incisi simboli magici, e che al suo interno sia racchiusa l’effige di una Venere Nera che deve partorire. Giulio Cesare racconta che, nell’area in cui oggi sorge il Duomo, i Celti edificarono un tempio dedicato a Belisama, dea del fuoco e della saggezza, signora della fertilità legata alle acque e alla luna. Il santuario dedicato alla divinità celtica venne poi sostituito dai Romani con un tempio in onore della dea Minerva, ma ora a dominare Milano dalla guglia più alta vi è Maria, madre di Dio, che ha dato alla luce colui che è nato per portare la luce.
RIFLESSO
Registrazione Tribunale di Perugia n.35 del 09/12/2011
ISSN 2611-044X