Sicilia arabo-normanna: un salto nel tempo sospeso

04.09.20 , Arte , Lucrezia Lucchetti

 

Sicilia arabo-normanna: un salto nel tempo sospeso

Agosto 2020. Ovest della Trinacria. Palermo è assolata, calda, ma di un caldo pesante, afoso, incontenibile. Come se fossimo su Google Earth, immaginiamo di passare per il Mercato del Capo dove siamo inondati di rumori, colori, odori e in questo stordimento attraente e senza sosta, i venditori regalano strilla, sorrisi sotto le mascherine e assaggi dei loro prodotti tipici. In questo angolo di paradiso fatto di mare, palme e fichi d'India e arancine, sembra davvero che di "Coviddi non ce ne sia", ma questo non significa che lo si debba trascurare. Tra le viuzze si stagliano alti i maestosi campanili del prospetto nord-ovest del Duomo di Palermo, un esemplare di arte meraviglioso che risulta essere un crogiuolo di epoche, dalla punica, alla romana, poi bizantina, arabo-normanna, fino all’asburgico-borbonica. La cattedrale si sviluppa in orizzontale, ed è a sé stante a “isola”, mentre il suo esterno di absidi e pareti è interamente decorato da tarsie laviche color nocciola con innumerevoli particolari blu. Una volta lasciato alle spalle il Duomo, raggiungiamo Piazza Indipendenza da cui parte la lunga via che collega la porta della città al mare, e troviamo il Palazzo Reale. Il monumento è stato edificato per volere di Ruggero II di Sicilia in occasione della sua elezione regale avvenuta nel 1130. La struttura è possente e ancorata a terra, sembra che gli Spagnoli si siano ispirati a questo per la costruzione del Monastero dell’Escorial avvenuta cinque secoli dopo. L’interno possiede ancora nuclei architettonici di epoca medievale che combinano elementi di stile islamico e romanico. Ma l’attrazione maggiore, emblema della Palermo arabo-normanna è sicuramente la Cappella Palatina. Questo rettangolo raccolto ma non angusto, (33 metri di lunghezza e 13 di larghezza), è uno scrigno preziosissimo di architettura, arte, sincretismo, fede. Gli occhi roteano intorno alla meraviglia dorata dei mosaici bizantini del presbiterio e delle navate che occupano ogni minimo spazio, in un horror vacui psichedelico e gradevolissimo. I pavimenti raccolgono metri di opus sectile, mentre le pareti mostrano l’abbondanza di porfidi e tessere mosaicali. Lo sguardo a 360 gradi è ancora nutrito dalla straordinaria decorazione del soffitto a muqarnas, poligoni stellati e cupolette, sia nella navata centrale che nelle laterali. Da qualsiasi parte la nostra vista decida di posarsi, l’anima riceve un godimento continuo e prorompente. Il respiro diventa corto mentre l’occhio severo del maestoso Cristo Pantocratore al centro ci inquieta e al contempo ci ipnotizza, come a volerci dire che la bellezza della sua casa non ha eguali nel mondo. Saliamo sull’autobus 389 proprio a Piazza Indipendenza, il quale percorre tutta Corso Catalafimi. Non facciamo in tempo ad accorgerci che la città sale e che Palermo è ormai finita per lasciare posto a Monreale, che l’autista ci avvisa di scendere. Ancora abbiamo in mano il quarumi (traduzione: panino con la trippa). La chiesa insieme al chiostro e al Convento Benedettino, è dopo la Palermo Arabo-Normanna (con più di 9 monumenti) la seconda attrazione del sito seriale UNESCO. All’interno ci sono 6000 metri quadrati di ciclo musivo, tra i più vasti del mondo medievale, con le storie di Cristo e l’immancabile Pantocratore al centro del santuario quadrangolare sopraelevato. L’impronta della basilica a tre navate è paleocristiana con colonne granitiche e archi acuti. Il chiostro, parte ancora intatta del Convento Benedettino, si affaccia verso il corpo della basilica, con la siepe e le palme rievocando le antiche dimore signorili islamiche. Le colonne binate lisce o a intarsio policromo e gli archi ogivali, i capitelli e gli abachi scolpiti, conferiscono un ritmo intenso nelle forme e nello spirito, che richiama altri posti, altri profumi, altre atmosfere, altre realtà. Una settantina di km dividono Palermo da Cefalù, terzo e ultimo sito UNESCO. Percorrendo la strada che costeggia il mare, le due torri possenti del Duomo di Cefalù si scorgono da lontano, sicure e dritte, svuotate del loro peso da bifore e monofore. Cefalù ha un centro storico stretto e in salita, pieno di costruzioni, panni stesi, persone, e a volte ti dà la sensazione che non ci sia spazio neanche per te. Per questo, un curioso gioco di prospettiva pone la cattedrale a pochi passi dal mare, come se facendo il bagno ce la trovassimo davanti. In realtà l’edificio sorge sull’alto di una scalinata costruita alla metà dell’Ottocento. Anche qui l’abside centrale e il presbiterio conservano le bellissime decorazioni musive delle maestranze bizantine tra il regno di Ruggero II e Guglielmo I. Credo che non servano ulteriori spiegazioni per convincere a visitare queste tre grazie, che sono un'esperienza irripetibile. Bellissimo e consigliatissimo è il percorso interno delle torri e dei tetti della Cattedrale, che seguendo i gradini irti e stretti, conduce ad una vista sul mare siciliano dal blu accecante, mentre le campane scandiscono il tempo. Un tempo sospeso tra Arabia, Spagna e Sud Italia, che ha visto succedersi e fondersi insieme linguaggi artistici eterogenei ma collegati tra loro (islamici, bizantini, romanici), che trasuda di arte, di cultura, di fede, di valore universale. Un valore che non si scoglie neanche sotto il sole caldissimo del Mediterraneo a metà agosto.

Arte Articoli Precedenti

PRECEDENTI

PRECEDENTI

IN EVIDENZA

IN EVIDENZA

NUOVI

NUOVI