Ocean Space a Venezia

21.10.20 , Arte , Samantha Chia

 

Ocean Space a Venezia

Campo San Lorenzo, nel sestiere di Castello a Venezia, è dominato dalla facciata grezza e incompiuta della chiesa da cui prende il nome, la cui fondazione risale al IX secolo. Se ci rechiamo oggi in campo verso il crepuscolo, il nostro sguardo viene subito attirato da un nuovo elemento affisso in facciata: una striscia luminosa che indica quale sarà il livello oceanico previsto nel prossimo secolo. Questa installazione si deve alla nuova funzione che la chiesa di San Lorenzo sta svolgendo, ovvero quella di centro globale per “catalizzare l’alfabetizzazione, la ricerca e il sostegno di tematiche oceaniche attraverso l’arte”: il centro prende il nome di Ocean Space.

Prima di ricoprire questo ruolo San Lorenzo è stato parte del convento delle monache benedettine, poi utilizzato come magazzino e come laboratorio di restauro alla sovrintendenza e, in tempi più recenti, come spazio espositivo, per concerti e spettacoli dalla Biennale di Venezia (noto l’intervento architettonico di Renzo Piano per la presentazione dell'opera "Prometeo. Tragedia dell'ascolto" di Luigi Nono per la Biennale Musica del 1984 e l'installazione sonora dell'artista Ariel Guzik per il padiglione messicano del 2013). Nel 2016 sono iniziati i lavori di restauro per iniziativa della Thyssen-Bornemisza Art Contemporary di Vienna, che in cambio della concessione temporanea dello spazio ha restituito l’ambiente (sconsacrato dal 1868) alla comunità. È nel 2019 che apre Ocean Space della TBA21–Academy, un'emanazione della fondazione Thyssen-Bornemisza, struttura interdisciplinare tra scienza degli oceani e arte. Il centro ha dato vita del tutto nuova all’edificio, restituendolo alla comunità e, simbolicamente, all’acqua.

Il 29 agosto 2020 Ocean Space ha aperto la mostra "Territorial Agency: Oceans in Transformation" curata da Daniela Zyman (visitabile fino al 29 novembre). "Oceans in Transformation" è un progetto di ricerca che ha unito architettura, analisi territoriale e attivismo coinvolgendo un’equipe variegata: scienziati, organizzazioni intergovernative, attivisti, istituti di ricerca, politici, artisti. Il risultato di questa ricerca pluriennale lo possiamo vedere nell’installazione video in mostra, dove numerosi schermi restituiscono un’ampia immagine dell’attività umana negli oceani, iniziata nell’Antropocene, e il conseguente impatto e trasformazioni oceaniche. Quest’immagine si sviluppa seguendo sette traiettorie che si estendono attraverso gli oceani, finendo per mappare tutto il pianeta, senza seguire alcuna gerarchia. L’opera è supportata da un’installazione sonora: registrazioni di attività antropiche negli oceani, come per esempio le trivellazioni.

L’installazione luminosa di cui si è detto, dal titolo "When Above…", viene letta così come un monito costante della responsabilità umana nei confronti dei mari.

"Oceans in Transformation" è un’opera che ha un forte potenziale estetico, esaltata dalla bellezza architettonica dell’ambiente, ma è anche un’opera complessa che può risultare di difficile decifrazione agli occhi di un pubblico non esperto, per questo si rivela essenziale la spiegazione e il supporto degli assistenti in mostra che aiutano il visitatore a interpretare mappe, simboli, colori e immagini.

L’intento di "Oceans in Transformation" è quello di sensibilizzare il pubblico attraverso il mezzo artistico e multimediale alla problematica oceanica, far conoscere la questione, indurci a ripensare insieme a soluzioni per proteggere il nostro futuro, quello dei mari e di chi li abita e far comprendere quanto la salvaguardia degli oceani sia importante per la sopravvivenza del pianeta.

 

 

 

Arte Articoli Precedenti

PRECEDENTI

PRECEDENTI

IN EVIDENZA

IN EVIDENZA

NUOVI

NUOVI