sezione arte riflesso magazine

Benozzo Gozzoli e il ciclo di opere ispirate alla pittura fiorentina

Giovedì, 29 Gennaio 2015,
Arte,
Le intatte strutture urbanistiche dei borghi umbri più noti, quali Gubbio, Todi, Spello, Bevagna, Montefalco, Assisi, solo per citarne alcuni, permettono inedite passeggiate nel cuore del Medio Evo, dove gli orgogliosi edifici del potere pubblico affiancano le chiese e le basiliche, poli importanti di spiritualità e custodi di un ricco patrimonio artistico. Grazie alla vigorosa spinta impressa all’arte italiana dalla spiritualità francescana, intorno al più celebre Giotto, si raccolgono altri nomi illustri: Cimabue, Simone Martini, Pietro Lorenzetti. E non solo ad Assisi: la regione di Francesco si adorna quasi ovunque di nuovi edifici religiosi, che gareggiano l’uno con l’altro per raccontare nel modo più degno l’avventura umana e spirituale del poverello. A Montefalco il compito sarà affidato a Benozzo Gozzoli, un altro artista toscano, la cui opera ci introduce già all’arte del Rinascimento. L’artista decorò per intero il coro della chiesa di S. Francesco con le Storie del Santo e come prova della presa di coscienza della propria dignità di artista firmò e datò la sua opera: “Hanc capellam pinsit Benotius Florentinus – 1452”. L’affrescatura della cappella è completa, rivestendone totalmente la volta e le pareti entro una chiara intelaiatura decorativa a palmette che spartisce gli spazi, sovrapponendosi alle membrature architettoniche. Il gusto per cornici particolarmente curate deriva dall’esperienza giovanile di Benozzo come miniatore a fianco del Beato Angelico con cui lavorò anche in Umbria nel Duomo di Orvieto. La decorazione pittorica fu certamente iniziata dalla volta per poi proseguire nelle fasce inferiori; le storie però richiedono una lettura a partire dall’ultima scena in basso a sinistra raffigurante la Nascita di S. Francesco in una stalla, Gesù che in abito da pellegrino bussa alla casa di Francesco, l’Omaggio dell’uomo semplice al Santo giovinetto. É questo uno dei riquadri più compiuti artisticamente, per l’elegante soluzione spaziale che unifica gli episodi. Un’altra scena degna di particolare attenzione per la freschezza della luce che impreziosisce i particolari, dagli edifici colorati della città, ai ciottoli sparsi sul terreno, alle nubi cumuliformi che solcano il cielo azzurro è quella che raffigura S. Francesco caccia i demoni da Arezzo. Realizzando questo ampio ciclo l’artista dimostra di essere aggiornato sui più ‘moderni’ esiti della pittura fiorentina, ad esempio quella del portoghese Giovanni di Consalvo e quella di Paolo Uccello. Il ruolo di questo artista nella pittura umbra del Quattrocento è sempre stato considerato poco significativo, forse a causa di una lunga abitudine mentale, radicata nella critica del nostro secolo, che lo ha visto come un semplice epigono del Beato Angelico, suo maestro; insomma un divulgatore di idee altrui, piuttosto che egli stesso un maestro. Il suo ruolo è invece stato importantissimo, fornendo un esempio insostituibile di capacità narrativa e organizzativa di storie e decorazioni in spazi chiari e luminosi, anche sofisticamente illusionistici, ma sempre vivacizzati da un’attenzione alla realtà naturale che rende concreta e veritiera ogni immagine ‘poeticamente’ trasposta in pittura. Benozzo Gozzoli lavorò molto in Umbria: ancora a Montefalco nel convento di S. Fortunato; a Narni, nella chiesa di S. Domenico per cui realizzò una bellissima tempera su tavola raffigurante l’ “Annunciazione”, oggi conservata nel Palazzo Comunale di Narni; a Perugia, dall’oratorio del Collegio di S. Girolamo, detto Sapienza Nuova proviene la bellissima tavola con predella raffigurante una Madonna dell’umiltà e santi datata 1456, oggi conservata nella Galleria nazionale dell’Umbria.

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