sezione arte riflesso magazine

Palazzo Trinci: una dimora tardo gotica e i suoi capolavori d’arte

Mercoledì, 26 Novembre 2014,
Arte,
Palazzo Trinci a Foligno non è tra i più celebrati dagli studi storico – artistici; ciò dipende dalla particolare conformazione dell’edificio che si salda al tessuto urbano della città, con palese negazione della sua evidenza monumentale, ma soprattutto dalle sfortunate vicende che ne hanno scandito la storia alterando la sua identità originale. Lo scisma d’Occidente (1378 – 1417) accelerò la disgregazione dello Stato della Chiesa e accentuò il sorgere di egemonie locali a carattere ereditario, che si trasformarono, in breve tempo, in vere e proprie signorie. Così andò per la famiglia dei Trinci quando, Rinaldo Trinci, vicario pontificio, nel 1310 fu nominato signore della città. La casata mantenne il potere fino al 1439. Oggi il Palazzo ospita la Pinacoteca civica, il Museo archeologico e il Museo multimediale dei tornei, delle giostre e dei giochi e con gli affreschi realizzati da Gentile da Fabriano, costituisce uno dei più interessanti esempi di dimora tardogotica dell’Italia centrale. Il palazzo dei Trinci sorse in piazza Vecchia (attuale Piazza della Repubblica) per volere di Ugolino, signore della città dal 1386 al 1415, utilizzando preesistenti strutture. Dopo una prima fase decorativa, in cui furono adottati semplici apparati ornamentali che rivestono la cosiddetta scala gotica e gli ambienti contigui, Ugolino pensò di far realizzare un complesso ciclo pittorico autocelebrativo, con la precisa finalità di legittimare il ruolo che la famiglia aveva assunto all’interno dello Stato della Chiesa e nell’elaborare il programma iconografico fu aiutato dai numerosi letterati e umanisti che frequentavano la sua corte. A dimostrazione che queste pitture furono commissionate a Gentile da Fabriano da Ugolino Trinci due quietanze di pagamento rilasciate dal pittore tardogotico al signore di Foligno tra il 1411 e il 1412. Ad aprire il ciclo gli affreschi della loggia, che in origine era un ambiente a cielo aperto, con le Storie di Romolo e Remo, proprio per stabilire un filo diretto con Roma e gli eroi che ne avevano scandito la storia. Dalla loggia si accede alla Sala delle Arti liberali e dei Pianeti, nota anche come Camera delle Rose, la più celebre del complesso, che con buone probabilità assolveva alla funzione di biblioteca o studio. In epoca medievale, il tema delle Sette Arti Liberali divenne usuale nella ornamentazione di arazzi e nella decorazione di studi e biblioteche; ciò si verificò anche a Foligno, dove l’impostazione della parete della Camera delle Rose, dipinta con un fondo di azzurrite, sul quale si stagliano di profilo le regali immagini delle Arti, simula appunto un arazzo appeso. Il vicino corridoio è in realtà il “ponte sospeso” che collegava il palazzo con la cattedrale gotica dove Gentile e la sua scuola rappresentarono le figure dei Nove Prodi, scelti tre dal mondo ebraico, tre dal mondo greco – romano e tre dal mondo cristiano. Sotto l’intonaco dipinto compaiono, qua e là, i resti di una decorazione precedente a monocromo con le rappresentazioni simboliche delle età dell'uomo, motivo che Gentile da Fabriano riprese, a colori e di dimensioni maggiori, sulla parete di destra. A concludere il ciclo pittorico di Gentile da Fabriano la Sala dei Giganti, in cui si ammirano ancora oggi 15 delle 20 originarie figure monumentali di grandi personaggi della storia romana: Augusto, Tiberio, Camillo, Fabrizio, Curio Dentato, Manlio Torquato, Cincinnato, Marcello, Scipione l'Africano, Muzio Scevola, Catone, Mario, Publio Decio, Nerone e Fabio Massimo. In questo complesso e importante ciclo in cui più volte ricompare l’emblema del suo committente, la Rosa, di cui Ugolino fu fregiato nel 1398 da Bonifacio IX, emerge in tutto il suo splendore la preziosa pittura di Gentile da Fabriano, poetica e fiabesca, il gusto per la linea e un uso impareggiabile degli elementi decorativi. A decorare le pareti della Cappella del Palazzo con le Storie di Maria fu chiamato invece nel 1424 Ottaviano Nelli.

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