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I segreti di Cremona tra una nota di violino e un assaggio di torrone

Mercoledì, 13 Luglio 2016,
Arte,
Cremona non è solo la città del violino. È una vera e propria sinfonia di simboli enigmatici e densi di mistero. A iniziare dal portico della Loggia dei Militi, dove si scorge la statua di uno strano personaggio dallo sguardo vitreo. Il suo nome è Giovanni Baldesio e nelle mani stringe due bocce, una nell'atto di essere tirata. Quest'uomo è passato alla storia per aver “sfidato” a duello il figlio dell'imperatore Federico Barbarossa. Una tenzone singolare per il XII secolo, dal momento che, secondo la leggenda, altro non fu che una tranquilla partita a bocce. Baldesio vinse e il premio fu l'esenzione delle tasse per l’intera città. L'episodio fu acclamato a tal punto che nello stemma di Cremona ancora oggi campeggia un braccio con una boccia in mano. Ma la vera attrazione di Cremona è il famoso Torrazzo, il più alto campanile in muratura del mondo (112 metri) realizzato nel 1583 da Giovanni Battista e Francesco Di Vizioli. Le lancette indicano le ore, le fasi lunari, i mesi, le costellazioni e i segni zodiacali. La quarta lancetta compie un giro completo ogni 18 anni e 3 mesi e, quando si sovrappone a quelle del sole e della luna, significa che è in atto un’eclissi. Un'altra rarità sono le campane, sette come le note musicali, ognuna delle quali suona per un santo: La bemolle acuto per Santa Barbara Eurasia, Fa per Sant’Antonio da Padova, Mi bemolle per San Nicola da Tolentino, Re bemolle per Sant’Agata, Do per Santa Teresa, Si bemolle per Santa Maria Lauretana, mentre il La bemolle grave della campana centrale, quella più importante, è associato ai due santi protettori della città, Omobono e Imerio. E, proprio sulla cima del Torrazzo, svetta una sfera d'oro che si dice contenga un frammento della Croce di Gesù e diverse altre reliquie dei santi. Ma a Cremona si tramanda un’altra leggenda che lega il Torrazzo al torrone. Il celebre dolce nacque proprio a Cremona nel 1441 durante il matrimonio tra la duchessa Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, duca di Milano. Si voleva celebrare un evento così importante inventando qualcosa di unico, mai "assaggiato" e che i posteri potessero ricordare negli anni a venire. Ma non doveva essere un dolce qualunque, doveva saper essere anche un simbolo della città. I cuochi confezionarono allora una specie di grosso croccante di mandorle e miele a forma di Torrazzo, il quale non ne ha preso solo l'aspetto ma anche il nome. E per finire, neanche a Cremona poteva mancare una rappresentazione cinquecentesca dell'Ultima Cena dell’artista Giulio Campi in cui l’apostolo Giovanni è senza dubbio una donna. Ma c’è di più. L'Ultima Cena si trova all'interno della Cappella della Maddalena, in cui vengono rappresentati tutti i momenti salienti della vita della donna. E questa donna, in ogni affresco, altri non è che l’apostolo Giovanni. Da lasciare senza parole persino Dan Brown.

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