sezione arte riflesso magazine

Gli Acrobati di Pietra tra Spoleto e Monreale

Giovedì, 04 Febbraio 2016,
Arte,
Vi racconto degli Acrobati di Pietra scolpiti sulla facciata del Duomo di Spoleto. Ne sono venuto a conoscenza mediante la dotta spiegazione di un mio Professore di italiano e latino al Liceo Scientifico di Spoleto, una persona che non dimenticherò mai: Pier Franco Bertazzini. Aveva scelto l’Umbria soprattutto per venire incontro ai bronchi dissestati dall’asma, di uno dei suoi ragazzi, cui il clima e lo smog lombardo creavano non pochi problemi di respirazione. Alto, magrissimo, il viso scavato sotto due zigomi prominenti e mai incline ad un sorriso, incuteva un timore quasi reverenziale. Ma questa era la scorza, sotto alla quale poco a poco scoprimmo delle grandi doti pedagogiche ed umane. Un giorno il professore ci comunicò che aveva ottenuto dal Preside il permesso di condurci a vedere il Duomo di Spoleto. Qualcuno soffocò sotto l’incipiente peluria dei baffi uno sorriso sarcastico. Che cosa avrebbe potuto mostrarci quel professore venuto dal Nord del nostro Duomo che noi non avessimo già visto mille volte. Comunque l’occasione era ghiotta: meglio una passeggiata in Piazza che una mattina incollati ai banchi. Quattro ore durò quella visita-lezione. Quattro ore e solo per la facciata. Una sorta di miracolo soprattutto se si considera che il tempo trascorse fluidamente, senza che nessuno mostrasse segni di noia o dissenso. E più lui parlava, più cresceva in noi l’ammirazione per quel Maestro che ci proponeva  un modo nuovo per capire la bellezza della storia, dell’arte, del pensiero filosofico e religioso che nei secoli aveva generato l’edificio che in quel preciso istante ci sovrastava. Mi sembra ancora di rivederlo, quando ad un certo punto della sua dottissima esposizione si staccò dal gruppo ed arrampicandosi, come un provetto rocciatore, sul leone di pietra ai lati del grande portale, ci indicò un nome inciso nella pietra: Gregorius Melorantius, verosimilmente il nome dello sconosciuto lapicida che ottocento anni prima aveva realizzato quella meraviglia. Ho ricordato questo episodio per due motivi: il primo per ricordare una figura di insegnante, maestro, educatore appartenente ad una razza in via di estinzione. Il secondo per accennare ad un elemento abbastanza rappresentativo nella iconologia della scultura romanica: l’acrobata. La figura dell’acrobata molto diffusa nella scultura romanica, è rappresentata a Spoleto tra due musici: uno con la cetra, l’altro con la ribeca nell’atto di accompagnare la prestazione ginnica: una verticale aggrappato al girale vegetale (fig.1). Analoga immagine la ritroviamo nel Chiostro dei Benedettini di Monreale (Palermo); si tratta di un acrobata nudo nell’atto di fare una verticale con i piedi appoggiati sul capo (fig.2). La bellezza dell’acrobata è tale che meravigliò Guy de Maupassant  a tal punto da fargli scrivere  che “getta nello spirito tale tentazione di grazia che vi si vorrebbe restare quasi infinitamente”. Qual è il significato degli acrobati? Probabilmente il significato iconografico non può esimersi dall’ambivalenza della interpretazione. Quella positiva vorrebbe che un’acrobazia felicemente conclusa rappresenta un esorcismo contro le potenze malefiche ed un trionfo sulla morte (non è un caso infatti che tale tipo di esibizione accompagnasse le cerimonie funebri fino al tardo Medioevo). Quella negativa risponde ad una certa “moralizzazione” del giocoliere, trasformato in un simbolo di dannazione e di peccato, specie quello legato alla lussuria. Quale debba essere ritenuta la più veritiera non so. É bello conoscerle entrambe. Rimane il fatto che ogni qual volta transito sotto il portico della Cattedrale spoletina, scatta in me una specie di riflesso Pavloviano che mi spinge a cercare con gli occhi la firma di Gregorius e a ricordare quella remota mattina di cinquant’anni fa. Ma non fermatevi – come tanti turisti ho visto – alla facciata. Varcate una delle tre porte (quella di sinistra sarà fino al prossimo anno la Porta Santa) e fatevi sopraffare dalle meraviglie in esso contenute.

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