sezione arte riflesso magazine

Sulle tracce di Sant’Isacco

Giovedì, 03 Dicembre 2015,
Arte,
Ci sono giorni che Spoleto mi sembra simile ad un luogo di passo per uccelli migratori. Frotte di turisti vocianti sciamano lungo le vie, diretti ai monumenti  più noti : la Rocca Albornoziana, il ponte delle Torri ed il Duomo. Un ‘occhiata fugace e via verso altre mete. Da qualche tempo inoltre, capita di imbattersi in qualche turista domenicale che chiede dove sia la canonica di Don Matteo o la caserma dei Carabinieri, non quella vera ovviamente, ma quella del maresciallo Cecchini al secolo Nino Frassica, simpaticissimo attore. Cosciente di quanti personaggi del mondo dell’arte , della storia, della cultura siano transitati per questa città, devo arrendermi alla potenza mediatica della Tv. Resta comunque l’amarezza, che questa stupenda città, meritevole di ben più approfondite visite, debba più notorietà alle vicende di un sornione prete investigatore - con tutto il rispetto per la serie televisiva e per l’attore che lo interpreta -  che alle centinaia di Santi che ha dato alla Chiesa, ai numerosi Papi le cui sorti si sono intrecciate per un motivo o per l’altro a quest’angolo di Umbria, alle centinaia di letterati, umanisti , uomini di arte e di cultura ai quali ha dato i natali o ospitalità. Allora dalle righe di questa rivista propongo ai nostri lettori un itinerario insolito che li porterà sulle tracce di Sant’Isacco, straordinaria figura di santo eremita dal carattere un po’ burlone. Di lui ci parla San Gregorio Magno nei Dialoghi, che racconta come il siriano Isaac insieme ad un nutrito gruppo di seguaci pervenne nello Spoletino, per sfuggire alla persecuzione dell’imperatore Anastasio, alla fine del V secolo. Egli ,insieme a molti  altri anacoreti, si stabilì negli anfratti naturali del Monteluco , già considerata montagna sacra dai più remoti tempi. Apro una piccola parentesi per suggerire una visita al Museo Archeologico di Spoleto dove tra i tanti reperti  del passato, è conservato l’originale cippo di pietra con incisa  la cosiddetta  “ Lex spoletana” che detta norme volte a proteggere il sacro bosco: il termine lucus da cui deriva Monteluco era riservato proprio ai Boschi sacri. Una copia di questo cippo, da moltissimi anni è collocata nel Bosco sacro in prossimità del Convento di San Francesco. (foto 1). Chiudo la parentesi e riprendo la narrazione riguardante Isacco il quale si stanziò , stando ai toponimi, in una grotta in prossimità della cima. Oggi questa grotta, come tutte le altre che ospitarono nel tempo gli eremiti, è parte integrante di una proprietà  privata e non è visitabile. Non ci sono elementi per dire che quella spelonca fosse l’autentica dimora del Santo ma sappiamo per certo che alla sua morte il corpo fu trasportato nella vicina chiesa di San Giuliano (foto 2) e riposto all’interno di un sarcofago di pietra dove rimase per circa un millennio, quando alla decadenza del movimento eremitico di Monteluco i Canonici lateranensi trasportarono le spoglie mortali in città nella cripta della Chiesa di Sant’Ansano (foto 3) da loro retta. Ma il sarcofago, forse troppo pesante per essere traslato, rimase nella chiesa incustodito finché nel 1802 fu venduto ad un muratore che lo utilizzò come vasca per l’acqua. Nel 1902 fu illegalmente posto in vendita a Roma, ma grazie all’opera dell’insigne archeologo spoletino Giuseppe Sordini, l’anno seguente fu acquistato dallo Stato per essere destinato alla pinacoteca spoletina. Scendendo nella cripta di Sant’Ansano potrete vedere il bellissimo sarcofago contenente le spoglie del santo eremita, ma se lo batterete con le nocche vi accorgerete che non ha la durezza della pietra calcarea. Infatti quello che potete toccare con mano è una fedelissima copia in vetroresina. E l’originale?  Se volete ammirarlo percorrete la Via Brignone, salite alla Rocca Albornoziana e visitate il Museo del Ducato dove ha finalmente trovato degna sistemazione questo manufatto opera di un anonimo scultore del XII secolo. (foto 4). E quindi ricapitolando: se andate a Spoleto cercate pure  la casa del maresciallo Cecchini ma soprattutto non fatevi mancare un bel giro che comprenda il Monteluco ed il suo belvedere dal quale si gode una impareggiabile veduta su quella valle spoletana di cui Francesco d’Assisi disse di non aver  visto “nihil jucundius”, poi scendete verso la chiesa di San Giuliano (la troverete sicuramente chiusa, ma vale la pena vederne l’esterno, e poi a Sant’Ansano sorta su un tempio romano di cui si vede ancora il poderoso stilobate e finalmente concludete il vostro tour alla Rocca Albornoziana per ammirare il sarcofago di quell’uomo venuto dall’Oriente e che tanto peso ebbe nello sviluppo del monachesimo umbro.

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