Villa Pisani, a Strà, è l’indiscussa regina adagiata nel verde paesaggio del naviglio del Brenta, su cui fanno capolino le ville dedicate alle villeggiature delle famiglie del patriziato veneziano in fuga dalla calura della città nei mesi estivi. I Pisani, proprietari anche dell’imponente palazzo omonimo in Campo Santo Stefano a Venezia (oggi Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello”), erano tra le famiglie più facoltose ed importanti della Serenissima, ambasciatori presso le più importanti corti europee, raffinati e colti, protettori di artisti e compositori tra cui il Tiepolo e Baldassarre Galuppi. Iniziarono a costruire la dimora delle loro villeggiature proprio dal giardino, su progetto dell’architetto padovano Girolamo Frigimelica de’ Roberti, ideatore anche del celebre labirinto che custodisce la torretta da cui ammirare il complicato intrico di muri di siepe e delle scuderie che fanno da fondale al parterre del giardino alla francese. L’uso delle prospettive richiama lo stile dei giardini reali francesi di Versaille, di gran moda nel Settecento, senza rinunciare alla tradizione veneta dei giardino privato cinto da mura che circondano gli undici ettari di parco, su cui si aprono cancellate e finestre da cui ammirare la vista del Brenta durante le passeggiate lungo il perimetro. Su di una collinetta artificiale adibita a ghiacciaia, sorge la curiosa Coffee House, dove i padroni di casa e i loro ospiti erano soliti bere cioccolata e caffè, esotiche bevande alla moda a Venezia nel Settecento e di cui le classi altolocate facevano uso in quantità ben superiore al tè. La fine della Repubblica e i debiti di gioco portarono i Pisani a vendere la villa a Napoleone nel 1807, che apportò le prime modifiche: secondo il gusto romantico fu aggiunto un boschetto all’inglese, e gli orti ornamentali tipici del giardino italiano diventarono orangerie. Alla caduta di Bonaparte la villa divenne di proprietà della famiglia reale asburgica, in particolare fu il luogo di villeggiatura prediletto dall’Imperatrice d’Austria Marianna Carolina, che ordinò l’aggiunta di alberi imponenti e di serre per le piante esotiche e tropicali. L’aspetto del parco così come lo ammiriamo oggi, è dovuto agli interventi dell’inizio del secolo scorso, che comportarono l’aggiunta delle lunghe siepi di bosso e la grande vasca d’acqua in cui si specchiano la villa e le statue che circondano la vasca. La villa è adibita a museo fin dall’ultimo ventennio dell’Ottocento, ma è ancora pervasa da un’atmosfera festosa, ricordo di passate cene ufficiali, balli e partite a carte, mentre i sentieri del suo giardino riportano il sommesso chiacchiericcio di passeggiate al tramonto e le risate di chi si è perso giocando nel labirinto. Il suo spirito ammicca nelle commedie sulla Villeggiatura di Carlo Goldoni: “Chi mi assicura, che non vengano truppe d’amici? In campagna si suol tenere tavola aperta. Convien essere preparati!”.
Caterina Chiarcos