Castello di Sammezzano: il non plus ultra

Venerdì, 05 Febbraio 2016,
Nelle campagne toscane si nasconde un prezioso esempio di architettura moresca: è il Castello di Sammezzano, situato nell’omonima località nei pressi di Leccio (a pochi chilometri da Firenze). Un’architettura suggestiva e nota ai pochi, che vanta secoli di storia, ma che deve la sua unicità agli interventi voluti dal marchese Ferdinando Panciatichi, eclettico esponente della famiglia Ximenes D’Aragona. Ferdinando ereditò la tenuta nell’Ottocento e promosse ingenti opere di rinnovamento dell’antica struttura secondo il gusto “orientalista” in voga in quegli anni. Tra il 1853 ed il 1889, sostenne interventi che trasformarono il vecchio Castello in una villa dai forti connotati moreschi. Sono circa settanta in tutto le sale interne caratterizzate da ornamenti ed intarsi sempre diversi, ai quali si alternano frasi e motti che esprimono l’animo colto del Marchese (non plus ultra è una di queste). Mentre gli ambienti decorati in stile eclettico orientalista, se si considerano anche la cappella e la stanza da bagno, sono quindici. Una ricchezza decorativa che richiama la “Alhambra” di Granada e il “Taj Mahal” indiano. Ferdinando era un uomo eccentrico, un raffinato collezionista ed uno studioso d’arte. Progettò lui stesso gli interventi per il castello e si avvalse delle maestranze locali per la realizzazione dei motivi che ne impreziosiscono ancora oggi le sale. Un mecenate d’altri tempi, al quale dobbiamo un’architettura visionaria, colorata e stravagante, proprio come la personalità di chi l’ha progettata. Un patrimonio dall’inestimabile valore non soltanto architettonico, ma anche paesaggistico: la struttura, infatti, si inserisce in un ampio parco di circa 190 ettari, che ospita rare specie arboree e piante esotiche. Con la morte di Ferdinando, avvenuta nel 1897, il castello cade lentamente nell’oblio, versando per decenni in un totale stato di abbandono. Solo negli anni ’70 viene riconvertito in struttura ricettiva e trasformato in un hotel di lusso. Nel 1999 viene acquistato da una società italo-inglese con l’intenzione di continuarvi l’attività turistico-ricettiva alla quale il Castello sembrava ormai destinato. Un susseguirsi di problemi finanziari hanno impedito che su questa struttura vi fosse una convincente strategia di riutilizzo ed una concreta operazione di recupero. Al momento il castello è in vendita, messo all’asta per svariati milioni di euro, in attesa che qualche investitore se ne occupi. La struttura risulta inaccessibile, perennemente chiusa al pubblico, fatta eccezione per le aperture straordinarie promosse da un gruppo di tenaci volontari del Comitato “FPXA 1813-2013”. Il Comitato è sorto in occasione del bicentenario della morte del Marchese e porta avanti la sua causa nella speranza che questa gioiello non venga dimenticato. Parallelamente è stata promossa una petizione online attraverso il sito www.change.org. sostenuta dal gruppo “Save Sammezzano Castle” che si rivolge al Comune di Reggello, alla Regione Toscana ed al Ministero dei beni culturali e del turismo, con l’obbiettivo di “tradurre in realtà la naturale vocazione museale del castello di Sammezzano senza che sia sacrificata a fini di puro profitto”. Sottoscrivere la petizione è un piccolo ma importante gesto, non soltanto per preservare la memoria del Marchese Panciatichi ma anche per conservare la sua importante eredità architettonica. Livia Ballan

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