Il parco della maremma grossetana, meraviglie in verde e blu

Mercoledì, 13 Luglio 2016,
Geograficamente situato al centro della maremma, area territoriale che corre lungo la costa tirrenica dalla provincia di Livorno fino all’alto Lazio Viterbese, il parco della maremma, insignito nel 1992 del diploma europeo delle aree protette, si estende per 9mila ettari abbracciando 25 km di costa. Attraversata dai fiumi Pecora, Ombrone, Albegna, Fiora, Chiarone investe i promontori dell’Uccellina, Punta Ala,  Monte Argentario e Ansedonia ed è delimitato all’interno dall’Aurelia e dalla linea ferroviaria. Quello che oggi si presenta come ristoro dell’anima, riserva naturale dal vivo contrasto tra il verde delle pinete e il blu intenso del mare, una folta macchia mediterranea, pinete e dune sabbiose, dalle cui spiagge si scorgono l’isola d’Elba e del Giglio, è in realtà frutto di faticose opere di bonifica di un terreno paludoso, inospitale, malarico che ha visto operare prima il granducato toscano dei Lorena nel ‘700 e successivamente il regime fascista. Operazioni titaniche di addomesticazione di una natura feroce sia sul piano strettamente idraulico che sanitario e agrario, assimilabile ai successi ottenuti nell’agropontino in epoca fascista e a quelle ferraresi legate agli illuminati duchi estensi. Una catena di colline verdi, che verso il mare disegna baie e insenature, composta da pinete, campi coltivati, pascoli e zone umide, habitat ideale per una ricca quanto diversificata fauna, nota perlopiù per le vacche e i cavalli di razza maremmana, cosi come per istrici, lepri, tassi, caprioli, volpi, cinghiali e numerosi uccelli palustri. La Maremma grossetana tuttavia non è solo ambiente naturale ma anche storia e architettura. Vetulonia e Roselle, di cui restano vive testimonianze archeologiche, furono in epoca etrusca città di grande fermento. La spiaggia di Rocchette nel comune di Castiglione della Pescaia invece fu l’antico porto di Hasta. Poco più a nord, nel cuore della costa degli Etruschi, l’antica città di Populonia.  Sarà poi, in epoca medioevale, il dominio della nobile casata degli Aldobrandeschi, che darà pure un Papa, il “maremmano” Gregorio VII, Ildebrando Aldobrandeschi di Sovana, a rilanciare lo sviluppo del territorio erigendo decine di castelli, innescando fenomeni di conurbamento e di gestione del sistema agrario, soprattutto nella fascia collinare interna. Sotto l’influenza della Repubblica di Siena, la maremma grossetana fu relegata a enorme pascolo, che per il clima mite attirava i transumanti del centro italia, bacino ideale, quindi, per l’esazione tributaria, con l'istituzione della dogana dei paschi, da cui trarrà origine il nome della celebre banca. Si dovrà attendere la Reggenza toscana per un programma di risanamento del territorio e riorganizzazione delle proprietà dominate dal latifondo, nella persona d Leopoldo II figlio di quel Pietro che già aveva bonificato la Val di Chiana. Proprio per la sua incantevole natura, la maremma grossetana è diventata nel tempo, meta vacanziera di un turismo amante del bel paesaggio e della quiete. Anche l’alta borghesia, concentrata perlopiù tra l’Argentario e Punta Ala, località di un turismo d’elite, nota per il suo porticciolo in cui attraccava la celebre imbarcazione luna rossa, ha presto scoperto questo splendido litorale. Certo non poteva non colpire la sensibilità dei registi italiani, che in alcune celebri pellicole come “In viaggio con Papà”, “Non ci resta che piangere” e il film-cult anni ’80 “Amarsi un pò” hanno scelto proprio le baie di Cala di Forno e Cala Violina per ambientare alcune delle loro mirabili scene. Le solitarie torri d’avvistamento che ancora puntellano il promontorio costiero, un tempo animate e nervose per le frequenti scorribande tirreniche dei pirati saraceni, oggi si ergono silenziose e dormienti come a godersi anch’esse della bellissima natura e del meritato riposo d’albergo.

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