La “lotta biologica” e la fabbrica degli insetti

Venerdì, 09 Ottobre 2015,
Tra i temi principali di Expo 2015 c’è quello rivolto alla tutela dell’ambiente con l’utilizzo di metodologie biologiche e naturali per le produzioni alimentari. Tra le grandi preoccupazioni future vi sono la sicurezza alimentare e le malattie legate all’alimentazione. Il cibo deve essere sempre più possibile privo da contaminazioni microbiologiche e dai residui delle sostanze chimiche utilizzate per la sua produzione. Per molto tempo il controllo e la difesa delle colture è stato assicurato dall’uso di prodotti di origine minerale (zolfo, rame) o vegetale (solfato di nicotina ecc.). Dagli anni Cinquanta grazie alla disponibilità di nuovi insetticidi e fungicidi di sintesi, si ritenne di aver trovato la soluzione definitiva ai problemi relativi alla difesa delle colture. In questa fase, con l’uso crescente di prodotti chimici e la conseguente trasformazione dei sistemi di coltivazione si ebbero notevoli aumenti di produttività. Purtroppo l’uso, per anni, massiccio e indiscriminato dei prodotti di sintesi a largo spettro di azione ha portato alla distruzione totale di tutti gli organismi anche di quelli non dannosi. Recentemente l’uso di questi prodotti chimici è stato notevolmente ridimensionato per i conseguenti danni sia ambientali che sanitari (tumori, allergie, intolleranze). Da qui lo sviluppo dell’ “agricoltura biologica e della “lotta biologica” una delle tecniche di attuazione. L’agricoltura biologica rispetta l’equilibrio dell’ambiente, valorizza le risorse naturali e garantisce alimenti più sani e gustosi. Il metodo di coltivazione dei prodotti esclude l’uso di prodotti di sintesi sia per la difesa fitosanitaria che per la nutrizione della piante. Con la “lotta biologica” dobbiamo ricorrere ad alcuni insetti “amici”. In natura ogni specie animale ha degli antagonisti (predatori, parassiti, patogeni) che ne impediscono la proliferazione incontrollata. La lotta biologica utilizza proprio questi “nemici naturali” per contenere le popolazioni di organismi dannosi ed evitare danni alle colture. I primi successi di questa tecnica risalgono addirittura agli ultimi anni dell’800 quando in California, negli agrumeti attaccati dalla cocciniglia australiana (Icerya purchasi) si introdusse una coccinella, nemica naturale della cocciniglia. Purtroppo poi e per mancanza di sufficienti conoscenze entomologiche e per il successo dei mezzi di lotta chimici, questa metodica venne abbandonata. Negli ultimi anni però il ripensamento sull’uso della chimica in agricoltura e una maggior consapevolezza ambientale hanno dato un nuovo impulso a questa tecnica. Gli organismi che vengono utilizzati nella lotta biologica sono prevalentemente insetti ma anche acari, nematodi e microrganismi come l’ormai noto Bacillus thuringiensis utilizzato addirittura negli orti casalinghi come killer di larve di lepidotteri. Tra i più comuni e conosciuti predatori naturali ricordiamo fra tutti il portafortuna degli insetti, “la coccinella”, simbolo stesso della lotta biologica. Essa è ghiotta di afidi, i terribili pidocchi delle piante e degli ortaggi, può mangiarne fino a 100 al giorno. Ricordiamo anche Crisopa perla, un insetto con le ali trasparenti, le cui larve si nutrono di afidi. Alcuni insetti dell’Ordine degli Imenotteri, in natura, possono controllare la ormai famosa mosca olearia (Bactrocera oleae), che tanti danni ha fatto ai raccolti dell’annata olearia 2014. L’adulto attacca e si nutre della prima generazione estiva larvale della mosca olearia. A questo punto sorge una domanda: dove trovare gli organismi utili per la lotta biologica in quantità sufficienti? Ecco allora il nascere di quelle che sono state definite le “fabbriche degli insetti” (biofabbriche), veri e propri laboratori dove vengono allevati, moltiplicati e venduti in scatolette gli insetti per poter poi essere immessi nelle colture con lanci periodici, sempre attenti a mantenere nell’ambiente un corretto equilibrio tra predatori e prede. Purtroppo c’è un aspetto negativo  nella diffusione di questa tecnica infatti c’è difficoltà di applicazione per le piccole serre amatoriali dove è difficile  stabilire sia il corretto equilibrio tra insetto predatore e preda, sia l’esatta identificazione dell’insetto dannoso sia per i costi mentre può essere ben applicata nelle grandi aziende agrarie, nei parchi urbani, e nei giardini botanici.

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