Architettura e Moda - Verso nuove formule di collaborazione

Sabato, 31 Gennaio 2015,
 
Si è conclusa la prima edizione del convegno Critica della Ragione Estetica nella sede dell'Ordine degli Architetti in Via Solferino 19 a Milano, dedicato al tema Architettura e Moda - Verso nuove forme di collaborazione creativa, a cura degli architetti Maurizio de Caro e Esmeralda Mapelli. Erano presenti: Franco Raggi,Vicepresidente dell'Ordine Architetti di Milano, Cristina Tajani, Assessore alle Politiche per il Lavoro, Sviluppo economico, Università e ricerca. Sono intervenuti Mario Boselli, Presidente della Camera della Moda, Chiara Boni, stilista, Michela Proietti, giornalista del Corriere della Sera, Antonio Guccione, fotografo di Vogue, Riccardo La Manna, la nuova creatività nel fashion design, e Francesca Petroni, di Luxury Living Group. Nel discorso di apertura del convegno Franco Raggi ha sottolineato che "la moda è un'arte personale, al progetto che uno fa di se stesso, è un arte individuale. Chi disegna la moda pensa a schemi di comportamento, ha delle capacità di utilizzare immagini materiali e tecnologie applicate poi alla persona e alla scelta personale di questi materiali". Ha continuato affermando che l'incontro tra queste due arti, Architettura e Moda, è molto interessante, riferendo poi della sua esperienza personale, una collaborazione con lo stilista Gian Franco Ferré, suo ex-compagno di scuola, anche lui architetto, ma poi affascinato più dal mondo della moda. Ha descritto questa collaborazione come "una bellissima lotta, tra amici, dal punto di vista della tipologia del lavoro, per realizzare il Palazzo di Via Pontaccio: la moda ha dei tempi molto rapidi tra l'idea e la sua realizzazione, decidere tra due colori è un fatto instantaneo, mentre nell'architettura ci sono più prove, i tempi sono molto più lunghi. Comunque sono due mondi che attingono entrambi da rappresentazioni simboliche e sociali"e come il mondo della moda possa incrociare il mondo degli architetti è un tema estremamente interessante: la moda sta diventando molto raffinata ed evoluta e si rivolge agli architetti proprio per dare forma alle loro visioni, per permettere loro di progettare spazi. "È una tendenza, ormai in cui si cerca di coniugare una necessità, un'identità forte, che sia riconoscibile anche commercialmente". Il convegno è proseguito con l'intervento dell'architetto Maurizio de Caro che ha paragonato la serata a una specie di viaggio, di indagine per permettere alle istituzioni di incontrarsi per cercare di approfondire argomentazioni, sperimentazioni o situazioni che nella città possono essere interessanti per la professione e per il dialogo tra pubblico e privato. De Caro in quanto organizzatore dell'evento ha spiegato che "la scelta degli ospiti invitati non è stata ovviamente casuale, abbiamo voluto a questo tavolo di discussione figure che rappresentino momenti estremamente stimolanti e per questo li abbiamo lasciati liberi di esprimere quelle che sono le caratteristiche che rendono questo fenomeno cosi' importante per la nostra società". Prende la parola Mario Boselli, Presidente della Camera della Moda, per un intervento più istituzionale e in qualche modo esplicativo. "Il titolo del convegno è Architettura e moda verso nuove formule di collaborazioni" ha esordito il Presidente Boselli "Non so se nel passato ci siano state collaborazioni istituzionali, certamente ci sono state collaborazioni aziendali, nel senso che molti dei nostri associati hanno lavorato o lavorano con i più grandi architetti sia per realizzare le loro boutique sia per le loro location in giro per il mondo. Tra i due mondi c'è collaborazione quindi, con le istituzioni non credo più di tanto e penso che il salto di qualità che si vorrebbe fare è proprio quello di cominciare a parlarci tra di noi che rappresentiamo due mondi diversi che pero' condividono alcuni valori, come l'estetica e la bellezza, due mete che vengono ricercate da entrambi e che ci accomunano. Ha poi messo sottolineato la necessità di trovare un "modo" per collaborare spiegando che i tempi della moda e dell'architettura sono diversi, che gli architetti "creano cose che sono destinate a durare nel tempo, mentre per la moda, a parte qualche abito destinato a essere esposto nei musei, ogni sei mesi ci sono nuove collezioni ed è questo che stimola il mercato, questi ritmi indiavolati. Forse il campo in cui le nostre tempistiche si avvicinano di più" ha concluso" è quello dell'arredamento, che è una forma tra la moda e il design con tempi intermedi, con collezioni che hanno una durata più lunga". È interventuta successivamente la stilista Chiara Boni presentando un video realizzato nella sala Fontana del Museo del '900, in cui strepitosi abiti hanno testimoniato come arte e moda si intreccino. La stilista ha spiegato che "la sfilata si è svolta in uno spazio architettonico unico e assolutamente suggestivo, che potesse rappresentare anche un omaggio all'artista". Chiara Boni ha poi raccontato il suo percorso di stilista iniziato nel '72 con il lancio del marchio Io Tarzan tu Jane quando "facevo degli abiti in strech e cercavo dei tessuti flessibili, perché io ero abituata ad andare in sartoria dove i vestiti si cucivano adosso alle persone, ma non trovavo un tessuto che accompagnasse il corpo in maniera soddisfacente. Volevo vedere delle forme definite. Ho fatto tantissimi esperimenti, come aggiungere la licra ai tessuti, tutta la mia vita è stata una ricerca della flessibilità nei tessuti per dare un aspetto sartoriale, ma senza che i costi fossero quelli di un vestito di sartoria. Il mio ultimo progetto è stato molto preciso, ho scelto un unico tessuto per l'intera collezione: ho creato un abito ripiegato in una bustina, lo estrai e non si stira, si puo' mettere in lavatrice, lo lavi a secco, si appende e puoi indossarlo. Ho voluto essere vicina alle donne di oggi che viaggiano tutti i giorni e hanno bisogno di andare in un posto e tirare fuori un vestito senza che sia stropicciato, oppure che indossano l'abito la mattina e lo portano fino a sera". La stilista ha poi affermato che l'abbigliamento si avvicina all'architettura in quest'ottica: una volta si costruivano dei palazzi per i posteri e allo stesso modo si facevano dei vestiti anche per una regina che duravano degli anni. Queste realizzazioni cosi' preziose oggi non si possono più creare neanche in architettura perché non esiste più il committente e le esigenze sono cambiate. Ha concluso il suo intervento lanciando una proposta, quasi una sfida al mondo dell'architettura: "Perché non pensare a rivestire a nuovo la case in periferia, ci sono alcuni quartieri che cadono letteralmente a pezzi, fare un restiling sarebbe come fare un vestito nuovo per queste aree e sono sicura che farebbe molto anche all'umore di chi ci abita". È stata poi la volta di Michela Proietti, giornalista del Corriere della Sera, che ha portanto la sua testimonianza della partecipazione al Salone della Moda in cui "ogni stilista lanciava la sua collezione...Cavalli, Armani, Hermes, e noi giornalisti eravamo chiamati a raccontarla. Per esempio La Bottega Veneta ha presentato la Home Collection in linea con il suo concetto di una moda dal gran rigore, lanciando cosi' un nuovo modo di comunicazione tra moda e design. Io credo che il coinvolgimento degli architetti nel campo della moda non sia casuale, perché l'architetto ha una componente molto glamour e una visione molto meno severa e una dose di creatività che si sposa molto bene con la moda. Ci sono molti architetti che disegnano collezioni, ci sono degli artshoes, persone che sono chiamate a disegnare le scarpe. I grandi marchi chiamano gli stilisti per creare un concetto, una nuova filosofia dietro lo shopping. Oggi il cliente non entra nel negozio solo per comperare e poi se ne va, lo si vuole trattenere, ma bisogna sapergli trasmettere quella sensazione di essere come a casa, creando un'accoglienza che gli comunichi che è in uno spazio a lui dedicato e che puo' trattenersi tutto il tempo che vuole". Un'altra testimonianza molto importante è stata offerta da Francesca Petroni, che ha rappresentato l'italianissima Fendi e i suoi arredi di lusso, caratterizzati dall'artigianalità e dalla grande attenzione ai particolari dei tessuti. "La collezione Fendi Casa nasce originariamente da una forte collaborazione con il gruppo" "Cerchiamo di trarre ispirazione dalle sfilate e avendo dei ritmi abbastanza vicini alla moda riusciamo a creare una collezione all'anno. Alla base c'è una grandissima ricerca e tutto viene progettato e realizzato a Forli'. Da quest'anno, poi, si è aggiunta anche la collezione Trussardi. Abbiamo iniziato delle collaborazioni con architetti di nota fama che hanno disegnato alcuni pezzi della collezione e ci stiamo legando sempre di più al mondo dell'architettura". Anche lo stilista Riccardo La Manna, che partecipava al convegno per la prima volta, ha salutato l'iniziativa sottolineando che "l'occasione di riunire diverse esperienze e punti di vista, dando cosi' la possibilità di confrontarsi e condividere, è un momento di crescita per tutti, di scoperta". Ha poi raccontato che il suo brand è nato nel 2007 come prodotto underground, in cui vengono usati un mix di materiali declinati nella maglieria e felperia cosi' come negli abiti da sera e che oggi è distribuito a Londra, Seul, Hong Kong e Shangai. In quanto stilista emergente, ha evocato poi le tante difficoltà incontrate dai giovani designer che si autoproducono e che devono far fronte non solo alle complessità legate al processo produttivo, ma soprattutto alla valorizzazione della loro proposta; non sempre le giovani generazioni di stilisti, che cercano di proporre un nuovo modo di fare Made in Italy, sono appoggiati da figure professionalmente preparate, come giornalisti specializzati nel settore. Le novità del mondo della moda spesso sono presentate dai blogger che ricevono si' consensi dai social, dal pubblico esterno, ma che non riescono a fornire l'appoggio o il sostegno davvero necessario ai giovani designer per il lancio delle loro collezioni. Lo stilista ha infine concluso sottolineando come il percorso creativo del designer è un viaggio emozionale che cerca di legare il suo immaginario con l'osservazione del mondo che lo circonda per trarre nuove idee per la realizzazione delle collezioni. La parola è infine passata a Antonio Guccione, fotografo di Vogue, che ha presentato il suo libro sul connobio moda e architettura, un concept realizzato nel 2008 e che riunisce splendide foto, le biografie degli stilisti che vi hanno partecipato e la descrizione dei luoghi. Alla base l'idea di "vestire" la città, lo spazio dove ognuno di noi vive la sua vita. Sono stati coinvolti 28 designer italiani tra i migliori al mondo a cui è stato chiesto di scegliere un luogo della città di Milano che gli piacesse in particolar modo e di abbinarvi la loro moda. Emilio Pucci ha scelto l'Arco della Pace, Anna Molinari il Teatro La Scala, Trussardi ha raccolto la sfida della Stazione Centrale, Moschino ha tratto ispirazione da Piazza Cadorna, Antonio Marras ha scelto il tram milanese, Alberta Ferretti ha voluto Brera, Roberto Cavalli ha scelto la Torre Blanca, Krizia la Triennale, Din e Dan per il marchio Desquared un murales, il Museo di Storia Naturale ha inspirato Moncler, la scalinata di Palazzo Reale Gianfaranco Ferrè, l'Arengaio Fendi, Palazzo Versace è stato scelto da Donatella Versace, la Galleria da Gucci e infine Giorgio Armani è stato inspirato dalla sua sede. Antonio Guccione ha spiegato che "in queste foto c'è il passato, il presente e i tempi moderni. Il progetto è stato realizzato in due anni e sta cercando di organizzare la stessa cosa per Londra, New York e sta decidendo tra Tokyo e Shangai perché è un'idea esportabile a livello internazionale". Il libro é corredato dalla biografia degli artisti e descrizione dei luoghi . Ha fotografato tutte le stars Carla Bruni a Elle McPherson, Francesca Neri e Andie MacDowell, Alberto Moravia e Arnaldo Pomodoro,Federico Fellini, Giorgio Armani e Richard Gere.

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