L’offuscamento dei sessi attraverso il vestiario

Oggi l’abbigliamento non è solo fonte di espressione, ma è anche una protesta che crea esperienza al di fuori delle barriere imposte dalla società

01.12.18 , Moda , Collaboratore Riflesso

 

L’offuscamento dei sessi attraverso il vestiario

Le bambine scendono le scale cercando di non stropicciare i volant rosa del vestitino, tenendo delicatamente in una mano la borsetta e nell’altra sventolando la bacchetta magica della fata ricoperta da brillantini.

I bambini d’altro lato, sono più predisposti a prendere in mano una macchinina blu con delle fiamme ai lati mentre spingono assieme le labbra per buttar fuori un “brum brum”.

Durante il periodo dell’infanzia non ci chiediamo mai perché siamo attirati più dal blu o più dal rosa, perché preferiamo i supereroi o le bambole, ma la domanda sorge quando questi due mondi all’apparenza cosi diversi, vengono travolti uno dall’altro.

Un maschietto che indossa un vestito da principessa fa scalpore, viene visto come sbagliato, non naturale, e come conseguenza viene ridicolizzato.

In realtà ciò che non è naturale, è giudicare un ragazzo perché indossa un vestito, una gonna o qualsiasi indumento o accessorio targato “femminile”.

Per questo motivo il vestiario non è solo fonte di espressione, ma di protesta, una protesta che va contro i ruoli imposti dalla società.

Molte marche e negozi hanno iniziato ad adottare il genderless fashion, tra i tanti nomi Selfridges è uno di quelli che risalta.

Il negozio ha preso una posizione avanguardista con la sua iniziativa “Agender” per creare un’esperienza al di fuori delle barriere imposte dalla società.

Agender offusca l’idea che circonda il concetto del sesso femminile e maschile, levando i pronomi lui e lei, e sostituendoli con il pronome io: il sesso di ogni persona diventa irrilevante quando paragonato a come la singola persona si identifica e si manifesta.

Il vestiario unisex è creato sia per uomini che per donne, gli abiti agender invece non sono prodotti con in mente un sesso specifico, ma sono realizzati con l’intento di soddisfare il rifiuto dei sessi. Una maglia unisex potrebbe benissimo essere di un colore unico con magari qualche fantasia che rientra in quel piccolo pezzo grigio di elementi in comune tra il sesso femminile e maschile. Agender al contrario, vuole creare uno status, uno sfogo, vuole rendere concreto ciò che uno sente o col quale si associa.

Negli ultimi anni non parliamo più di un crossover nell’unisex, ma nell’agender: sono sempre di più i designer che adornano i modelli con gonne eccentriche e vestiti smisurati, e le modelle che comandano la passerella in giacca e cravatta.

Attraverso il vestiario impariamo che ognuno è libero di esprimersi come gli pare, senza due sezioni diverse, senza etichettare ciò che è per uomini o ciò che è da donna: si crea un modo nuovo di vedere se stessi al di fuori di limiti.

I ruoli che hanno dominato i nostri modi di fare, di pensare e di vivere stanno prendendo una svolta con l’aiuto della moda in primis.

Per questo motivo ho deciso di fotografare una madre che attraverso la sua immagine e il suo vestiario prende una posizione di potere, di forza: è pronta a tutto in pantaloni, gilet, giacca e tacchi, anche a rompere le barriere tra il mondo maschile e femminile.

Maddalena Bartolini Baldelli

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