L’animalier dettatore di tendenze: il grande classico capace di viaggiare nel tempo

22.01.19 , Moda , Giulia Ratti

 

L’animalier dettatore di tendenze: il grande classico capace di viaggiare nel tempo

A Palazzo Pitti nelle sale del Museo della moda e del costume è stata inaugurata la mostra “Animalia Fashion”, un’ esposizione che invita a riflettere sulle meraviglie dell’universo, accompagnando gli spettatori attraverso una passeggiata zoologica, alla scoperta di forme e colori capaci di evocare animali comuni o rari.

La mostra è stata curata appositamente per mettere a confronto l’alta moda e la natura, due entità potenti in termini di ispirazione e suggestione.

Il rapporto tra abiti, accessori ed animali viene analizzato in modo poetico e molto identificativo.

Gli abiti sono stati forniti dalle più importanti maison e riguardano l’arco temporale che va dal 2000 al 20018, gli animali invece; sono stati concessi in prestito dal Museo di Storia Naturale La Specola, con ragni custoditi in teche dall’Associazione Italiana di Aracnologia ma anche oggetti dal Museo di Antropologia ed Etnografia e disegni tratti da antichi bestiari e pagine da tacuinasanitatis medievali.

L’esposizione è stata inaugurata in occasione della manifestazione di Pitti Uomo, la curatrice Patrizia Lurati, riesce a comporre un’area espositiva nel quale emozionale è l’apporto della moda al regno animale.

Il fine della mostra non è solamente estetico o didattico poichè essa si pone anche come obiettivo quello di far riflettere i visitatori sull’ambiente che ci circonda e i cambiamenti climatici che sono avvenuti nel corso della nostra era, comportando non solo fragilità ma anche disinteresse da parte delle superpotenze.

Il mondo animale è stato molto importante non solo per la moda estera, ma ha un valore nettamente connesso allo sviluppo del made in Italy.

Roberto Cavalli infatti è stato colui che ha portato il culto della dottrina animale nel mondo, creando un vero sodalizio tra moda e arte; capace di impersonificare con la sua famosissima stampa animalier, non solo una bellezza estetica ma anche una vera e propria attitudine comportamentale.

Gucci, sotto la direzione creativa di Alessandro Michele ha studiato in modo accuratissimo il mondo animale, per creare un eden paradisiaco animato da diversi animali come serpenti, api e falene convertendo una sensazione di benessere in un mondo utopico rivisitato in chiave vintage tipica della nuova allure estetica marcata Gucci.

Dolce e Gabbana è un altro esempio di brand made in Italy, costante nel produrre stampe leopardate nelle collezioni e nell’uso di motivi come i coralli nel Vanitas Mundi.

Osservando i look street style delle ultime stagioni è evidente che la stampa animalier e i look ispirati alla falemicità del mondo selvaggio stanno tornando ad assere una delle tendenze più in voga in assoluto.

L’animalier si identifica così in una stampa capace di viaggiare nel tempo, è un vezzo democratico, capace di adattarsi perfettamente sia allo stile tipico delle sciure (le signore milanesi con l’immancabile filo di perle) che a quello delle più giovani millennials.

Oggi il concetto stesso della parola animalier sembra essersi sradicato dal significato che aveva in passato; poichè in origine era conosciuto come zoote e rappresentava l’indossare le pelli di animale. Queste, infatti, erano usate dagli uomini primitivi per riscaldarsi e proteggersi ma indossarle, aveva inoltre anche un significato spirituale.

Gli egizi, ad esempio, utilizzavano le pelli dei felini perché erano attratti dall’aura di sacralità che circondava questi animali.

Oppure, venivano indossati come simbolo di status, capace di comunicare nell’immediato la classe sociale di appartenenza dell’indossatore.

Rivisitato e reso sempre attuale, lo stile animalier è uno dei protagonisti anche dell’estetica promossa da Versace, volta a dimostrare un carattere deciso e sicuro; ma anche un’impronta più aggressiva, impetuosa e ardente.

Si dimostra quindi irrinunciabile, gioioso ma anche moderno; capace di adattarsi e rivisitarsi nel corso del tempo, riferente capo di una tribe di donne grintose e vincenti, ancora fedeli alle sensazioni che una stampa è in grado di trasmettere.

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