Iniziare dalla fine: quando la moda si crea dagli scarti

Spesso guardare le cose col cannocchiale invece che col microscopio può far perdere di vista la verità. Ed è per questo che la moda, in quanto porzione delle cose del mondo, deve essere in armonia con esso, contribuendo a spingerlo nella direzione del progresso

01.12.18 , Moda , Collaboratore Riflesso

 

Iniziare dalla fine: quando la moda si crea dagli scarti

“Ceci n’est pas une pipe”: è stata sufficiente questa frase a Magritte per scombussolare un mondo intero che pensava di saper riconoscere quale fosse la realtà. “Lo so che non è una pipa” pensa istintivamente lo spettatore davanti all’opera, ma a seguire un accenno di sorriso si affaccia da sotto i suoi baffi: “Sapevo che non fosse una pipa?”. Probabilmente avremmo bisogno di un Magritte anche nella moda, qualcuno in grado di farci capire che spesso guardare le cose col cannocchiale invece che col microscopio può far perdere di vista la verità. Capita col concetto stesso di moda: ci riferiamo ad essa come “arte”, “espressione”, “linguaggio” ed infinite altre filosofeggianti definizioni, fino a che non si perde il contatto con ciò che è tangibile, concreto, sotto gli occhi di tutti. Dire che moda significa abiti, o ancor più volgarmente “vestiti” sarebbe cosa da Magritte, ma per la maggioranza sarebbe un insulto da non ripetere. Tuttavia, è solo rendendosi conto dell’esattezza di questo tipo di definizione – innegabilmente meno poetica – che possiamo approcciarci alla moda come parte integrante di un sistema che ci coinvolge e che deve essere in grado di rispettare e sostenere. Così, tornando a concentrarci sulla moda che è abiti, tessuti, fili ed aghi riusciamo a comprendere che non è qualcosa che si trova lassù da qualche parte indefinita, ma che è qua, vicina, tra e su di noi. Ed in quanto porzione delle cose del mondo deve essere in armonia con esso, non ostacolarlo, ma anzi contribuire a spingerlo nella direzione del progresso. Questo è ciò che ha capito Maurizio Giani, così rendendosi quel Magritte del settore, di cui era attesa la venuta. Il suo punto di vista è il motore che ha portato al successo la Waste Recycling un’azienda toscana di trattamento e smaltimento di rifiuti industriali che è riuscita a spiccare a livello internazionale per le straordinarie iniziative di cui si occupa.“Scart il lato bello e utile del rifiuto” è il modo concreto in cui la Waste Recycling è riuscita a connettere ciò che è lassù – tra le definizioni filosofeggianti – con qualcosa che è qua giù, in quanto dà la possibilità ad inventivi artisti di creare arte e moda con scarti di lavorazione di qualsiasi tipo. Vedere ciò che si pensava avesse finito il proprio corso come punto di partenza per qualcosa altro innesca una matrioska le cui potenzialità sono in gran parte da scoprire. Ma nella creazione degli abiti di Scart non si nota soltanto la volontà di riutilizzare, ma anche quella di creare bellezza, non vedendo la materia prima da cui cominciano come un ostacolo ma piuttosto come trampolino per risultati di indubbia originalità. Grazie a questa visione peculiare, sono negli anni arrivati i riconoscimenti e le grandi occasioni. Una tra tutte, quella di vestire le soprano che hanno accompagnato Andrea Bocelli nella Carmen al Teatro del Silenzio con dieci creazioni create con un patchwork di materiali di scarto del Comprensorio del Cuoio. Ma la moda in quest’azienda non è solo il punto di arrivo, bensì anche di quello di partenza. Grazie al progetto “Best Recycling” lavora con le più note firme a livello mondiale per trattare il cento per cento dei loro scarti di lavorazione: ritagli di pelle, plastica, materiali ferrosi, per portare a zero i loro rifiuti. Se quella non è una pipa, questo non è un sogno, riuscire in un miglioramento è possibile e la Waste Recycling ne è la prova. Fare del bello e fare del bene non devono necessariamente escludersi a vicenda. L’importante è solo riuscire a “scartare” un punto di vista obsoleto per poter riconoscere ciò che è, e soprattutto, ciò che potrebbe essere.

Rebecca Baldanzini

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