Il valore aggiunto della moda e del lusso italiano è quello che ci tiene in piedi. Oggi fa la differenza il prestigio dell’Italia, la riconoscibilità dei prodotti, la filiera produttiva, il prestigio di come vengono prodotti. L’Italia è ancora in sé un valore aggiunto, ma deve difendere questo prestigio, deve difendere il made in Italy. Questo è quello che penso. È da qui che parte il progetto di candidatura del made in Italy a Patrimonio Unesco, iniziato l’anno scorso, ma con il ritardo e il cambio di governo sta procedendo lentamente, i tempi si sono allungati. Confido comunque che si possa avere un incontro con il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Alberto Bonisoli a breve. Ci sono già stati miglioramenti per quanto riguarda l’artigianato italiano nel dibattito politico. Più presa di coscienza, della propria unicità, del fatto che il made in Italy si debba rispettare, curare e tutelare. I politici ne parlano di più, c’è più sensibilizzazione; questo nuovo governo Conte ha già detto che l’artigianato occupa un tema centrale. La legge così come è stata scritta non aiuta tantissimo la piccola e media impresa artigianale, che vive anche di flessibilità: questo è un neo ma spero che in sede governativa nei prossimi mesi si risolverà. Il mercato ecosostenibile si sta allargando sempre di più: quasi il sessanta per cento degli italiani cerca l’abbigliamento eco-friendly. I tessuti hi-tech stanno entrando nei nostri mercati. La tecnologia aiuta a valorizzare lo spirito artigianale delle creazioni italiane. Inoltre, l’Italia si contraddistingue per correttezza etica e tracciabilità dei tessuti e quindi la mia idea è che la tecnologia possa valorizzare il prodotto artigianale e la creatività. Qualche giorno fa il Sole 24 Ore ha dedicato una pagina all’impatto delle tecnologie 4.0 sulla piccola e media impresa. Tutte le testimonianze raccontano di un’offerta che grazie al digitale si fa sempre più personalizzata e “su misura”. Ritengo che sia un po’ la tendenza delle offerte tailor made, che sia un po’ la tendenza del futuro ed è sicuramente la direzione dove molte aziende stanno andando, però non si può individualizzare tutto. Noi comunque siamo bravi anche a produrre i prodotti per i target più ampi, cioè coniugare l’interesse generale con gusti mirati. Sta proprio qui la capacità italiana. Ma la capacità industriale non va dimenticata ed è importante coniugare la grande impresa che va da sola con le realtà più piccole che invece hanno bisogno di aiuti per trovare la loro strada.
Klaus Davi