Foulard’Arte

La moda che avvolge con forme, colori, estro e fantasia creando un irresistibile accessorio elegante e charmante

26.11.18 , Moda , Marilena Badolato

 

Foulard’Arte

Forma e colore, estro e fantasia. E una nuova dimensione: portare con sé, magari avvolta attorno al collo, un’opera d’arte. Estremamente morbida e dall’incantevole drappeggio. Così nasce il foulard d’arte che riproduce il quadro di un artista e lo rende fazzoletto elegante, scialle, carrè, gavroche. Ogni pezzo di stoffa può infatti riproporre un mondo d’arte e permettere a ognuno di indossare un quadro del pittore preferito. Il fazzoletto, nato come protezione per il capo o utilizzato a scopo militare avvolto attorno al collo come grado e simbolo di appartenenza, passò lentamente ad essere indicatore di un determinato status sociale. Nel Medioevo diventò addirittura, per le donne, elemento indispensabile da indossare come copertura del capo nelle funzioni religiose e nel Rinascimento sarà sempre più prezioso, arrivando al pizzo e alla trina. E il velo rimasto ancora oggi a raccontare una lunga storia è quello da sposa. Più tardi dalla testa passò anche al collo, utile alle signore per velare una scollatura troppo sfacciata. Nel Settecento il fazzoletto era chiamato “ritratto tessuto” e riproduceva i temi in voga nel momento, da quelli militari a quelli civili, sino ai satirici così diffusi nel periodo. Un mezzo quindi per divulgare un messaggio e con la pretesa di insegnare, a scopo pubblicitario diremmo oggi. La parola foulard sembra derivare dal provenzale foulat, pezzo di stoffa follata, cioè resa impermeabile e resistente alle intemperie, adatta quindi agli eserciti napoleonici. Nel 1937 a Lione due produttori di sellerie e di accessori per l'equitazione, Emile Hermès e Robert Dumas, pensarono di farsi pubblicità producendo un foulard in seta quadrato, un carrè, prendendo spunto dal mondo dei cavalli e delle carrozze. Nacque così il primo Foulard Hermès, chiamato “Jeau des Omnibus et Dames Blanches”, ispirato a un gioco da tavola francese molto popolare nella seconda metà del 1800, simile al nostro Gioco Dell'Oca, e a Dames Blanches, il nome di una compagnia di vetture pubbliche. La tavola del gioco è ancora custodita nel Museo Hermès, situato sopra allo storico negozio di Parigi al 24 di Faubourg Saint Honoré. Il foulard diventerà voce importante anche in affermate griffe come Dior, Saint-Laurent, Chanel, Givenchy e Louis Vuitton. In Italia nomi antesignani del foulard d’autore sono stati Gucci, Ferragamo, Valentino e Roberta di Camerino seguiti poi da Mila Schon, Armani, Ferrè. E sembra sia stato Marcel Gandit, un tessitore di Lione, a mettere a punto un sistema con cui era possibile riprodurre su seta stampe elaborate anche nei minimi dettagli. Il foulard oggi è realizzato in vari materiali, in seta naturale da composizione proteica dei bachi da seta, o vegetale come la viscosa da canapa o paglia, o ancora in modal ottenuto a partire dalla polpa degli alberi di faggio, o in cupro, la fibra di cellulosa rigenerata mediante soluzione cuprammoniacale (rame e ammoniaca), o in cotone o lana. Per disegnare un foulard complesso si possono impiegare fino a 600 ore, lo stesso per la scelta dei colori e per la preparazione della stampa. Gli artigiani foto incisori impiegano fino a un mese per realizzare un disegno. Anche le misure di un foulard possono essere diverse e ne condizionano il nome: si va dallo “scialle” 140 x 140 cm, al “carrè” classico 90 x 90 cm, ai tagli più diffusi di 100 x 100 cm e 70 x 70 cm, fino alla taglia piccola e “impertinente” del “gavroche” 45 x 45 cm, il cui nome deriva dal famoso monello di strada de “I miserabili” di Victor Hugo. Si dice che siano 36 i modi per indossare e legare un foulard: dal più classico al collo, sulla tracolla di una borsa, sotto una giacca sportiva o come fusciacca con un tubino elegante, come pareo, annodato come foulard a incorniciare il viso come le dive di un tempo. O ancora a circondare la fronte come bandana, trasformato in sensuale top o stretto in vita alla stregua di una cintura, legato al polso. Ma i foulard si possono ammirare anche appesi in parete come affascinanti quadri di seta. Una curiosità: a Courmayeur nel 2016 ha avuto luogo una mostra sulla storia dei foulard in montagna, dedicati agli sport invernali come lo sci. Erano ben 70 i foulard in esposizione di famosi disegnatori e griffe: quello di Stoffelo per i Giochi invernali di Saint- Moritz del 1948, o di Cattaneo Cravatte per i Giochi di Torino 2006 e l’ultimo, del 2016 proprio per la mostra Monte Bianco, creato dall’artista Maurizio Rivetti. Splendido in mostra un pezzo di seta del 1920 realizzato per gli albori dello sci alpino.

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