La moda è caos infernale. Essa è tremendamente cosparsa di protagonisti peccaminosi ed i tanto adulati brand non sono altro che anime colpevoli. La moda è un campo ardente che nasconde i suoi peccati sotto glitter e velluto. Analizzando la Divina Commedia scritta da Dante Alighieri agli inizi del 1300, è possibile individuare una schiera di personaggi simbolici che incarnano a pieno i due principali attori della scena moderna: Fast Fashion e Slow Fashion.
Generalmente siamo portati a concepire la più alta perfezione nella moda tramite il concetto di Haute Couture. Questa innata tendenza è indelebilmente connessa alla durata del processo creativo. I couturiers del passato necessitano di diverse settimane per realizzare un singolo vestito: l’obiettivo prefissato è quello di raggiungere la perfezione in ogni dettaglio. Plasmano la vita da un tessuto inanimato. Il designer diventa Dio, capace di modellare un pezzo di stoffa piatta in una scultura vibrante. La sua ispirazione è originale e proviene dalla sua mente divina. Egli è colui che inizia il tutto. Conseguentemente, se i lenti couturiers sono perfezione divina, non è forse il Fast Fashion allegoricamente rappresentato in pieno da un’anima pigra?
I pigri, localizzati nell’anti-Inferno dantesco, sono anime che nella loro vita non hanno mai preso decisioni, evitando di originare opinioni personali e limitandosi a supportare i più forti. Non hanno mai scelto. Né in bene, né in male. Analogamente, i brand di Fast Fashion sono lontani dal processo creativo, nel puro senso etimologico della parola. Creazione, dunque, significa che qualcosa di nuovo viene originato a partire dal nulla. Come conseguenza della loro veloce produzione, questi brand non sono però capaci di generare idee fresche ed originali. Perciò, la loro ultima scelta strategica si incentra nel copiare gli altri. I marchi di Fast Fashion non fanno veramente moda, ma copiano-ed-incollano la moda dei più forti. Questi non fissano mai il loro stile e non hanno lo stesso potere creativo degli Dei dell’Haute Couture.
Se ci focalizziamo sul rovescio della medaglia, però, si può analizzare come anche la divina Haute Couture abbia un suo lato diabolico. In particolare, l’arroganza di poter raggiungere la perfezione di Dio sarà il peccato letale. Il male, sfortunatamente, nasce dal bene. Lucifero, ad esempio, è un angelo descritto dal poeta fiorentino, il cui nome significa “portatore di luce”. La sua elevata perfezione lo portò a compararsi presuntuosamente a Dio, peccando di arroganza e precipitando inesorabilmente al centro della terra. Similmente, i marchi di “Slow Fashion” potrebbero perdere la loro posizione celestiale a causa di un orgoglio esagerato. Essi sono guerrieri in un terreno politeista e i credenti del glamour potrebbero facilmente passare ad un’altra religione. Essere consapevoli delle proprie capacità è fortemente necessario, ma conoscere i limiti del brand è ancora più indispensabile. Pena, la caduta sciagurata al centro del pianeta, dove nessuno potrà vederli o ricordarsi di loro.
La moda è caos e le regole non sono permesse. Quindi, che si parli di Slow Fashion o di Fast Fashion, indipendentemente dalla velocità della creazione, tutti siamo demoniaci di fronte a Dante. Nessuno si salva, perché la moda è una struttura crudele. La moda è Inferno.
Giulia De Corso