La moda è liquida e non è in grado di conservare la propria forma né di tenere a lungo la rotta.
Ciò che indossiamo oggi diventa obsoleto prima che si consolidi in piacevole abitudine.
Si ha perennemente il timore di essere colti alla sprovvista, di non riuscire a tenere il passo con cambiamenti così rapidi, di appesantirsi con qualcosa che non è più desiderabile.
Mai come nello scorso secolo si è assistito a cambiamenti così frenetici del guardaroba femminile che per lungo tempo era rimasto ibernato in una quieta e rassicurante immobilità.
In questi ultimi cent’anni si è evidenziato un forte legame nel rapporto della moda con il corpo: una relazione non pacifica che si esprime nella zona di confine tra tagli che valorizzano la figura e linee che la spezzano.
La moda si impone di modellare le silhouette a colpi di forme e volumi da sottrarre o da aggiungere a suo piacimento che pur non modificando la figura, ne alterano comunque la percezione.
La moda diventa così illusoria, corruttibile e conflittuale: si scontra nell’insonne duello tra la necessità di plasmare il corpo e l’impossibilità di cambiarlo.
Questa è la storia di una testa, un busto, due braccia e due gambe che da cent’anni delineano la sagoma sulla quale tessere la trama di un altro corpo di stoffa.
L’abito diventa così la voce del corpo e comunica laddove quest’ultimo è muto.
Un grido rivoluzionario che ha portato radicali cambiamenti nei costumi sociali, trasformando il concetto di eleganza femminile.
Dalle donne strette in dolci amari bustier, si è passati repentinamente allo stile garçonne: seni piccoli, fianchi stretti e capelli corti, propri di una donna che pretende di governare la sua vita più liberamente.
Da quel momento si assiste ad un rapido e incessante susseguirsi di metamorfosi dell’abbigliamento femminile, veicolato dalle novità tecnologiche rappresentate dal cinema, dalla fotografia, dai giornali e dalla televisione.
Il costume femminile va completamente al di là dei canoni prestabiliti e si modella su corpi che pretendono di affermare un proprio stile di vita e di pensiero.
Questi corpi di stoffa, in un secolo di cammino dilaniato da guerre, rivoluzioni industriali, progressi tecnologici inimmaginabili, emancipazione femminile e viaggi nello spazio, portano con loro l’essenza culturale di un’epoca interpretando tendenze individuali e sociali che si palesano nelle fantasie dei tessuti, nei colori, nelle forme dei modelli, nelle lunghezze degli orli, nelle imbottiture o a volte nella ricerca della stravaganza, dell’ostentazione del potere o del proprio status sociale.
La moda ha affrontato sfide inaudite contro le convenzioni e la morale dello scorso secolo e, tra seduzione e pudore, tra desiderio di mostrare il corpo e quello di coprirlo, ha trovato nella bellezza il fil rouge che mette in relazione le diverse facce dell’espressività corporea in ciascun periodo storico e in ogni contesto sociale.
Michela Bevivino