Gentile, affabile, misurato nelle parole, signorile nei modi, forma fisica perfetta nella sua giovanile immagine, Marco Scolastra è l’artista che ognuno di noi vorrebbe come amico da frequentare, è il pianista che ti fa sognare nelle sue polivalenti interpretazioni, nelle sue superbe esecuzioni. Mi riceve casual nel suo ordinato studio, come ordinate sono le note che escono vibranti dal suo smisurato repertorio pianistico.
Senza tanti preamboli, entro nel cuore dell’intervista partendo subito dal suo presente che segna una recente registrazione in Vaticano di Richard Wagner in occasione del secondo centenario della sua morte. Mi parla con grande aspettativa della prossima tournée di concerti in Scozia con la Scottish Symphony e di esecuzioni soliste a Londra. Poi è impegnato a Matera al 3° Festival di Materadio. Mi piace l’entusiasmo e la passione che pone in ogni sua descrizione, che è la stessa che alimenta le sue esecuzioni. Il tutto coniugato con grande naturalezza che sfiora la modestia. Ma la modestia non è propria dei grandi?
E la grandezza di Scolastra emerge gradualmente quando le domande si concentrano sulla sua attività pianistica, partendo dai successi più recenti. Da sempre appassionato e sostenitore della musica del Novecento, parla delle varie prime esecuzioni assolute e italiane, Naufragus di Maurizio Boriolo, Concerto per due pianoforti di Darius Milhaud. Sue esecuzioni e registrazioni sono state trasmesse da emittenti nazionali (Rai2, Rai Radio1,Rai radio 3, Filodiffusione Canale5) e estere Radio Klara-belgio). Ha registrato anche per Stradivarius e Rai International. Mi racconta che dal 1993 costituisce un duo pianistico con Sebastiano Brusco con il quale ha inciso, tra l’altro, per la casa discografica Phoenic il CD Colori e Virtuosismo del Novecento Italiano.
Quando gli chiedo come sia nata la collaborazione con Elio Pandolfi nell’attività concertistica e nelle prestazioni musicali come voce recitante, gli si illuminano gli occhi tanto tiene a questa simbiosi artistica: “Casualmente, dopo aver dato un concerto insieme mi chiede se ero disposto ad entrare nella sua orbita musicale e culturale. Aderisco subito ed è stata una delle mie più grandi fortune artistiche in un’ avventura che dura dal 2000, poiché Pandolfi è un grande personaggio dall’entusiasmo trascinante giovanile in un corpo di 87 anni. Con lui ho fatto oltre 200 concerti ed insieme operette e spettacoli partendo anche da realtà locali come “Le Vispe Terese” del folignate Luciano Cicioni. All’insegna del divertimento e del piacere”.
A pioggia ma sempre con grande modestia, mi rende edotto delle sue esibizioni come solista e in formazioni cameristiche in enti musicali italiani che vanno dal Todi Festival all’Accademia Filarmonica Romana, dall’Auditorium Verdi di Milano al Teatro Regio di Parma, dal Petruzzelli di Bari alla Fenice di Venezia, dal Festival dei due Mondi di Spoleto al Teatro Comunale di Bologna, tanto per citarne alcuni. All’estero credo che non ci sia struttura musicale che non abbia goduto ed apprezzato le note pianistiche di Scolastra. Mi parla con grande entusiasmo delle tournée musicali in Polonia e del calore umano dei suoi abitanti con il quale hanno avvolto le note musicale e la figura del Maestro. “Calore che contrasta con la freddezza dei russi, ma che fa pendant con la dolcezza del popolo giapponese che ascolta con devozione che è quasi liturgia”.
Ma la parte dell’intervista che più mi ha colpito è quella relativa all’affetto e alla gratitudine di Scolastra verso i propri insegnanti. Sentimenti oggi rari, specialmente da parte di chi è salito molto in alto nella scala dei valori professionali. Ricorda la sua prima “maestra” Liliana Gubbini di Spello, che gli inoculato l’amore per il pianoforte che è in sintesi il far emergere una passione da sempre presente nel giovane Scolastra. Ed è stata Gubbini ad indirizzarlo ad Anna Rosa Taddei, grande pianista di Roma. “Con lei ci sono state la svolta e la metamorfosi della mia vita. O si studia seriamente o si ritorna al paesello, amava lei ripetere. E lei effettivamente mi ha dato modalità e stile per affrontare la musica, con eleganza e grazia, sobrietà sincera alla scoperta di verità che nascono dal cervello e dal cuore prima di giungere alle dita. Un giorno mi rimproverò di essere aumentato un chiletto. Un artista che si presenta al pubblico non può permetterselo per sé e per il rispetto di chi ascolta. Che stile! Ho cercato sempre di far tesoro del suo rimprovero”.
Mi parla con entusiasmo dei suoi successivi professori sia al conservatorio Morlacchi di Perugia che all’Accademia Chigiana di Siena così come ai successivi corsi di perfezionamento. Ma la mia impressione è che il pathos e la mozione di affetti coniugati ad una grande professionalità trasmessi da Anna Rosa Taddei siano rimasti e rimangono i più coesi nell’animo di Marco Scolastra. Un pianista di grande rilevanza nazionale e internazionale, di comprovato successo di cui sentiremo parlare o meglio delle cui note musicali continueremo a far godere il nostro cervello e la nostra anima. Grazie Marco e ad maiora.