Il Sagrantino di Montefalco, un’uva antica che ancora mantiene un’aura di mistero

Martedì, 02 Aprile 2013,
 
La cultura enologica è strettamente legata al territorio di Montefalco, piccolo centro nel cuore dell'Umbria, situato sui colli tra Foligno e Spoleto, dove nasce un vino unico, di lungo affinamento: il "Sagrantino di Montefalco" o "Montefalco Sagrantino", ottenuto dall'omonimo vitigno autoctono. Il "Sagrantino" è un'uva antica, con una certa aurea di mistero legata alla sua origine, dove le ipotesi risultano essere suggestive ma tutt'altro che comprovate. Secondo alcuni studiosi ne danno testimonianza Plinio il Vecchio nella sua "Historia Naturalis" (libro XIV) ed alcuni documenti del '500: quali un ordine da parte di un mercante ebreo di Trevi e uno scritto del giurista assisano Bartolomeo Nuti (1598). Secondo altri, invece può essere giunto a Montefalco tra il 1300 e 1400 portato dai frati francescani di ritorno dall'Asia minore che l'utilizzavano nelle Sacre Cerimonie (da qui l'origine del nome "Sagrantino"). La zona di produzione del "Sagrantino" comprende l'intero territorio del Comune di Montefalco e parte del territorio dei Comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritardi e Giano dell'Umbria tutti nelle sue parti collinari (habitat ottimale) e grazie agli eccellenti risultati ottenuti dai produttori, nell'anno 1992 ha ottenuto l'importante riconoscimento della Denominazione d'Origine Controllata e Garantita (D.O.C.G.). Il vino "Sagrantino" viene prodotto sia nella tipologia "secco", che nella tipologia "passito", con un invecchiamento di almeno trentatre mesi, di cui almeno 12 mesi in botti di rovere – per la sola tipologia "secco" – e con un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia di almeno 4 mesi. Tutto ciò, rende il "Sagrantino" ("secco" e "passito") un vino di una grande complessità sensoriale sia alla vista, che all'olfatto ed al gusto. Il colore è di un rosso rubino intenso, impenetrabile, fitto che con il tempo si evolve al granato e dove le tonalità più cupe sono proprie del "Passito". All'olfatto è fine, intenso, con profumi che ricordano more mature, prugna secca, mirtilli e ribes nero che con l'affinamento evolvono in profumi eterei, minerali, speziati di liquirizia, cannella, chiodi di garofano, rosa appassita, pepe che ben si fondono con lievi note di vaniglia, diventando più intensi e ancora più ampi con note di confettura di more, anice stellato e floreali di viola e ciclamino nel "Passito". Infine, al gusto è astringente, caldo, con una buona sapidità, robusto quasi austero, di grande stoffa con una lunga persistenza; per poi divenire abboccato, avvolgente quasi vellutato, sontuoso con una persistenza gusto olfattiva infinita nel "passito". I migliori abbinamenti si hanno con grandi arrosti - in particolar modo cinghiale, beccacce e lepre - e con i formaggi piccanti e stagionati. Tradizionalmente, Il "Sagrantino Passito" viene degustato insieme all'arrosto di agnello.

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