La storia dell’uomo è vista anche come storia del cibo elemento che ha deciso le dinamiche economiche politiche e sociali dei popoli. L’uomo da raccoglitore a cacciatore ha inventato per ultimo l’agricoltura. Essa nei millenni è stata l’attività principale che ha regolato lo scambio tra uomo e ambiente a partire dalla produzione di cibo. Ha plasmato la cultura e le tradizioni delle comunità locali italiane,ne ha scandito i ritmi di lavoro e i giorni di festa,ha disegnato i territori e il paesaggio. Nell’ultimo secolo il ricorso massiccio alla chimica di sintesi, alla selezione genetica, agli allevamenti industriali e alla meccanizzazione agricola ha favorito un balzo nella produttività delle colture e una trasformazione dei meccanismi della distribuzione e dei consumi alimentari. Ha consentito almeno in Occidente, di eliminare lo spettro secolare della fame dalle campagne ma ha provocato un drastico impoverimento degli ecosistemi. Le forme di industrializzazione dell’agricoltura del Novecento sono tra i principali responsabili di molti degli attuali gravi squilibri ambientali del pianeta:cambiamenti climatici, minore disponibilità delle acque di falda, impoverimento del suolo,deforestazione, forzatura della maturazione e stagionalità dei prodotti con perdita dei sapori, cibi contaminati da residui chimici pericolosi per l’uomo e l’ambiente, rischi di malattie gravi anche per l’uomo come il virus dell’influenza aviaria e batteri resistenti agli antibiotici. Ma se questo è il passato speriamo che le nuove politiche agricole diano più importanza al fatto che proprio l’agricoltura può essere il più importante alleato per le attuali sfide ambientali e per lo sviluppo di una economia verde. Una agricoltura attenta ai processi naturali e alla complessità e specificità locale degli ecosistemi. Il principale motore di questo cambiamento è l’agricoltura biologica con le sue molteplici varianti come l’agricoltura biodinamica e in genere le mille forme di agricoltura che operano per salvaguardare le risorse naturali e la biodiversità e sono aperte alla ricerca e alla innovazione. È questa la nuova agricoltura che può destare passione nei giovani riportandoli a questo antico mestiere. E sarà proprio l’agricoltura il formidabile fattore dell’identità culturale e sociale di un territorio nonché delle sue peculiarità naturalistiche ed ambientali. Purtroppo dall’inizio del ‘900 la biodiversità degli ecosistemi agricoli si è notevolmente ridotta ,fino al 75% fra i prodotti coltivati. Essa è fondamentale perché permette di creare quel pool di individui diversi su cui l’evoluzione può operare garantendo la capacità di adattarsi al variare delle condizioni siano esse mutazioni climatiche o comparsa di nuovi parassiti. L’esistenza di varietà diverse permette di ottimizzare la produzione a seconda dei climi e dei terreni e di progredire con la selezione varietale garantendo l’evoluzione di varietà più produttive e resistenti. Il livello di biodiversità di un ecosistema è indicatore del suo stato di salute,maggiore è la varietà di esseri viventi,migliore è la salute dell’ambiente che li ospita: un prato con molte piante , fiori e insetti è indice di salubrità perché significa che qui la vita si sviluppa con facilità. La perdita di biodiversità naturale è perdita di diversità culturale e di conseguenza delle caratteristiche alimentari dei popoli. Il cibo è sicuramente un elemento culturale,nell’uomo l’uso degli alimenti varia a seconda della sua cultura. Agli italiani si associa la pasta,ai francesi la baguette e il vino rosso,ai tedeschi birra e salsicce e così via. In fondo noi siamo ciò che mangiamo. Per mantenere questa identità culturale abbiamo bisogno di una agricoltura sostenibile che non solo sia rispettosa dell’ambiente,ma anche economicamente conveniente,che rispetti le comunità e le culture di cui fa parte,sia diversificata perché le pratiche di questo modello agricolo non sono valide universalmente ma specifiche per ogni luogo. A tal proposito in aiuto all’agricoltura sostenibile dal 2014,dagli Stati Uniti, è arrivato il nuovo progetto online di finanziamento collettivo (crowdfunding), il Barnraiser, che mira a finanziare gli “innovatori del cibo di domani”con l’obiettivo di promuovere la cucina locale e regionale,sostenere le lavorazioni enogastronomiche di tipo artigianale, diffondere l’educazione ambientale e alimentare tra le nuove generazioni,insomma sostenere sempre più la produzione e l’uso di cibo di qualità.