Chi mai avrebbe pensato che una dieta priva di glutine – quella prescritta da medici nella malattia celiaca – la puoi trovare nel menù di numerosi ristoranti e nella dispensa di molte persone non malate? Con quale motivazione? Forse è una moda, ma in ogni moda c’è sempre un germe di verità. La moda del gluten-free a partire dagli Stati Uniti sta dilagando anche in Italia ove si contano già 3800 strutture che aderiscono al programma per celiaci e per non-celiaci. Con un fatturato di 250 milioni di euro. Due terzi sono spesi dal sistema sanitario per celiaci diagnosticati, l’altro terzo da persone che non ne avrebbero bisogno. In parte sono familiari di celiaci che preparano per comodità un piatto unico di pasta buono per tutti. In parte sono persone seguaci delle ultime tendenze alimentari. Altri, anche sulla scorta di testimonial – come il tennista Novak Djokovic – che propongono strategie gluten-free anche per brevi periodi (15 giorni), per ottenere eccellenza fisica e mentale, purezza e snellezza. D’altra parte i prodotti senza glutine fanno parte della dieta del Dott. Mozzi – quella basata su combinazioni alimentari in base al proprio gruppo sanguigno - e che assicura benessere globale e calo del peso corporeo, quando necessario, anche dopo brevi periodi di tale indirizzo dietetico. Afferma Elisabetta Tosi, presidente AIC (Associazione Italiana Celiachia) che il problema dei prodotti privi di glutine interesserà sempre un numero maggiore di celiaci e persone normali. L’Expo di Milano è una ottima vetrina mondiale per pubblicizzare il problema della celiachia e porre nel giusto binario la valenza delle dieta gluten-free. L’Esposizione universale potrebbe essere l’occasione per parlare anche di un altro tipo di dieta: quella ipoproteica. È stato Pitagora, storico e matematico greco, che nel rifiutare la carne, ricca di proteine, ha creato la dieta Pittagorica, appunto ipoproteica. Che allora non ha avuto un grande successo. Quindi ritorno alla dieta carnea ma con iudicio. Sì,proprio il ricorso al giudizio, cioè all’equilibrio, è alla base di corrette diete, anche quelle di moda. Allora se la dieta ipercarnea, a causa della rilevante eliminazione di acido urico, di origine proteica, può essere nociva al rene e al cuore, buon senso suggerisce che non deve essere seguita a lungo, pena la compromissione della salute. Già nel lontano 1897 il dr. Haig a Londra proponeva l’acido urico coinvolto in varie patologie, quali la malattia renale cronica, la calcolosi renale, l’ipertensione arteriosa, e i “reumatismi”. Quindi dieta ipoproteica. Cosa avviene con la dieta ipoproteica? Fermo restando il principio fisiologico che l’uomo necessita dell’introduzione quotidiana di proteine (1-1.5 grammi/ ogni Kg di peso corporeo), può egli ridurre tale apporto senza conseguenze fisiche? Intanto la dieta ipoproteica è stata indicata e seguita dalla classe medica per rallentare l’evoluzione delle malattie renali verso la dialisi. Questa dieta conservativa si ottiene con l’uso di prodotti aproteici, che consentono di sostituire gli alimenti a base di cereali (pane, pasta,etc.) con prodotti equivalenti ma a basso contenuto in proteine. Secondo il principio che nell’alimentazione ipoproteica è importante preferire il consumo di proteine più importanti (contenute in carne, pesce, uova) limitando invece l’apporto di proteine del pane, della pasta, dei biscotti. Così, è a disposizione una linea di prodotti per l’alimentazione ipoproteica, utilizzabili da nefropatici, ma anche da chi non desidera ingerire proteine nella propria dieta. Mutatis mutandis, come i prodotti gluten-free possono essere utilizzati da non celiaci, così la dieta ipoproteica può far capolino nella tavola di non nefropatici. Con ingredienti pronti per preparare piatti gustosi nel rispetto della tradizione italiana.