“E Dio vide che era bello”. Quanti colori ha l’Infinito e quali sono le tinte delle parole? Componendo una sinfonia creata dalle intime note della voce e da immagini che rendono possibile l’incontro tra terra, mare e cielo, finito e infinito, fiabe e realtà, silenzi ed esplosioni di luce, Luigi Tosti dà vita a un’esposizione cromatica senza precedenti coniugando le delicatissime tinte della vita alla Parola di Dio, quella stessa che resta custodita da secoli nel testo sacro della cristianità, la Bibbia.
Nella prestigiosa sede del Palazzo della Cancelleria Apostolica in Roma, dal 10 al 18 febbraio l’Associazione culturale “Tota Pulchra” fondata e presieduta da Monsignor Jean-Marie Gervais, membro del Capitolo Vaticano e della Penitenzieria Apostolica, con la collaborazione di Mario Tarroni, direttore artistico, e lo staff di studio Isegno in Roma, presenta per la prima volta al pubblico la mostra “I colori dell’Infinito” dell’artista umbro Luigi Tosti. Accompagnando il visitatore nel lungo percorso artistico-creativo costituito da una serie di opere che annullano le distanze esistenti tra fotografia e pittura unite in una fusione armonica, Tosti abbatte i confini che separano realtà e sogno creando una terza dimensione di infinito, la fede. “Sono stato chiamato da Dio all’arte per raffigurare una vita senza più confini che dona candore, gioia, un senso di pace”, spiega l’artista. “Voglio incontrare il Papa – prosegue – perché il mio è un nuovo progetto di evangelizzazione che si serve del meccanismo emotivo scaturito dall’arte per avvicinare l’uomo a Dio. Con l’arte si possono costruire tanti ponti di dialogo!”.
Spalancando una nuova finestra nel panorama dell’arte contemporanea lo sguardo di Tosti indaga il palcoscenico della quotidianità concentrandosi sull’uomo, protagonista e spettatore delle fiabe che prendono avvio dalla veridicità e infallibilità della Parola di Dio, Parola che si è fatta essa stessa immagine, visione reale, in Gesù.
“Noi siamo assetati di bellezza” sosteneva Papa Paolo VI. “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre” dice Geremia (20,7). “Dio è la grande bellezza, tutto il resto tramonta”, ha confidato Papa Francesco invitando gli uomini a non restare passivi davanti alla vita ma ad agire anche sognando e per mezzo dell’immaginazione. Luigi Tosti, diventato artista per vocazione, ispira la sua arte alle fiabe che hanno il potere di stupire, sedurre e incantare l’uomo, attirandolo verso quella Parola di Dio che si è fatta immagine in Gesù, per amore dell’uomo stesso. Esponendo le sue opere a Madrid, a Parigi, ad Hangzhou, in Cina, ad Aalst in Belgio, a Seul, a Malaga, a Colonia, a Berlino, a Innsbruck, per arrivare a Cremona, Ferrara, Venezia e Perugia, il genio di Tosti annoverato nel volume di storia dell’arte “Artisti Europei da non dimenticare” adesso arriva nella Città eterna, Roma, che da sempre attraverso la bellezza delle arti rende possibile l’incontro tra l’umano e il divino.
Parte dei proventi della mostra ‘I colori dell’Infinito’ serviranno a finanziare il restauro del Sacro Tugurio di Rivotorto, che è stato una delle prime dimore di san Francesco custodita nel santuario di Rivotorto, riparo scelto intorno al 1208 dal Santo. Anche definita come “la culla della Fraternità francescana”, la dimora è tra quei monumenti secolari del Centro Italia rimasti lesionati dai terremoti del 24 agosto e del 30 ottobre scorsi. Secondo la tradizione il futuro Santo, nominato patrono d’Italia da Pio XII nel 1939, dettò proprio nel Sacro Tugurio la Prima Regola, approvata da Innocenzo III nel 1209 e definita in seguito “Protoregola”, e chiamò Frati Minori i suoi discepoli, iniziando con loro la pratica della mortificazione interiore ed esteriore in santa povertà, dedicando la vita alla preghiera, al raccoglimento e al lavoro manuale. Dichiarato dall’Unesco nel 2000 Patrimonio mondiale dell’Umanità e visitato dagli ultimi pontefici fino a Francesco.