Sono nata a Perugia da genitori del Vietnam. La curiosità è che i miei genitori si sono conosciuti a Milano, son venuti a Perugia e mi hanno messa alla luce. Altra curiosità è il mio nome, Mai, che è spesso soggetto a scherzi e prese in giro. In realtà è la denominazione di un fiore che si trova in Vietnam. Se mi chiedete se mi sento più italiana o vietnamita, vi rispondo che sono italiana perché nata e vissuta qui, ho amici italiani, amo la mia città , la pizza e la pasta, ma mi sento anche vietnamita per i miei lineamenti e per aver ereditato il carattere e i modi di fare dei miei genitori. Le mie tradizioni asiatiche le mantengono anche parlando in vietnamita con i miei genitori. In realtà , più che italiana mi sento perugina: la cosa più buffa, che mi succede sempre, è che quando mi capita di parlare con persone sconosciute, questi ultimi rimangono spesso sorpresi e divertiti dal fatto che pur avendo degli occhi a mandorla e un carnato olivastro, sentono parlare un dialetto perugino stretto. E non credo che questo capiti tutti i giorni in effetti. Comunque devo riconoscere che sono completamente integrata in questo territorio, e malgrado qualche scherno quando ero più piccola, non ho avuto mai problemi per la mia differenza sia estetica che culturale. Da quattro anni lavoro in un centro di accoglienza e quando mi trovo lì, mi sento cittadina del mondo in quanto il colore della pelle e i lineamenti passano in secondo piano e quello che si valorizza è ciò che sei dentro e ciò che riesci a trasmettere col cuore. Il mio sogno è che questa indifferenza nelle diversità delle persone, facesse parte anche della mia vita quotidiana, ma mi rendo conto che spesso non è così. Ormai quando qualcuno mi prende in giro, non mi fa più alcun effetto, anzi, mi dispiace per chi lo fa, perché significa che non riesce ad andare oltre all'apparenza e non riesce ad apprezzare la bellezza della vita.