Il Papa e l’Imperatore

Un viaggio nella piana di Campo Imperatore, in Abruzzo, nei luoghi cari a Papa Giovanni Paolo II

21.11.18 , Ambiente , Alba Fagnani

 

Il Papa e l’Imperatore

Campo Imperatore. Un luogo dal nome austero, quasi superbo, che la tradizione attribuisce a Federico II di Svevia. Nel cuore d’Abruzzo, grandi giganti di roccia si guardano attraverso valli scavate dall’acqua e dal vento. È il massiccio montuoso del Gran Sasso d’Italia, il più alto dell’Appennino.

Una catena montuosa con quasi 50 km di sviluppo, possente nelle sue vette e dolce nei suoi pendii, modellati dallo scioglimento di antichi ghiacciai. Uno di questi, arrivato ai giorni nostri: il ghiacciaio del Calderone, ultimo dell’Appennino e più meridionale d’Europa. Dall’imponente vetta del Corno Grande, che domina l’Abruzzo con i suoi 2912 metri di altezza, è possibile scorgere l’Adriatico, Roma e j’atru mare (il Tirreno), come narra il canto popolare J’Abruzzu.

In un luogo solo apparentemente inospitale, la forza della roccia a un tratto si interrompe in uno sconfinato, splendido altopiano, che si apre agli occhi sorpresi del viaggiatore: è la piana di Campo Imperatore, 75 km² di silenzio e bellezza a circa 1800 metri sul livello del mare.

Fosco Maraini, etnologo, alpinista e scrittore italiano, definì questi luoghi Piccolo Tibet, per la varietà unica dei paesaggi e le sensazioni forti, quasi mistiche, che essi suscitano.

Queste zone, oggi tutelate dall’istituzione del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga (1991), sono state per secoli fonte di ricchezza per tutto il comprensorio, grazie ai verdi pascoli d’alta quota: sono le terre della transumanza, là dove il pastore veglia e tace, in attesa di condurre, in autunno, le greggi lungo i tratturi, verso la più mite Puglia.

Campo Imperatore richiama ogni anno visitatori di tutte le età, sportivi, fotografi, registi (Calascio, con la sua rocca e la sua chiesa, è stato scenario di numerose riprese cinematografiche), studiosi e appassionati di Storia (l’Hotel Campo Imperatore fu prigione di Benito Mussolini fino alla liberazione da parte di forze armate tedesche, nell’Operazione Quercia del 3 settembre 1943).

Eppure, luoghi di tale maestosità possiedono anche, e soprattutto, un’impronta più umana. Spirituale e terrena al tempo stesso.

Papa Giovanni Paolo II, al secolo Karol Józef Wojtyla, aveva un rapporto speciale con le vette abruzzesi, il maestoso paesaggio tanto simile ai Monti Tatra della sua Polonia.

Amante della montagna e dell’aria aperta, il Papa si recò più volte in Abruzzo (il 20 giugno 1993, proprio Campo Imperatore fu teatro di un Angelus), per camminare assorto nel silenzio della preghiera o sciare, in quelle che erano più piccole fughe che visite ufficiali.

Il paesaggio del Gran Sasso, luogo in cui il silenzio della montagna e il candore delle nevi parlano di Dio, lo affascinava. Facilmente raggiungibili da Roma, le cime abruzzesi furono per Wojtyla un luogo segreto, un rifugio dalla vita quotidiana. Un rifugio, come il piccolo santuario di San Pietro della Ienca, Chiesa sub umbra Petri a quota 1166, dove il Papa si ritirava per pregare e dove oggi è una statua del pontefice, rivolta verso valle.

Il 22 ottobre 2015, con una marcia nello stile del nordic walking, è stato ufficialmente inaugurato il Sentiero San Giovanni Paolo II - A.L.B.A. (Ass. Lifestyle, Benessere e Alimentazione), che congiunge i borghi di Assergi e di San Pietro della Ienca. Il silenzio è spezzato solo dal rumore dell’acqua che scorre, in un percorso dalla pendenza moderata ma costante. Il legame tra questi luoghi e Wojtyla risiede proprio nel significato profondo della salita, realtà fortemente evocativa del cammino dello spirito, chiamato ad elevarsi dalla terra al cielo, fino all’incontro con Dio.

La montagna apre i suoi segreti solo a chi ha il coraggio di sfidarla. Chiede sacrificio e allenamento. Obbliga a lasciare la sicurezza delle valli, ma offre a chi ha il coraggio dell’ascesa gli spettacoli stupendi delle cime.

Cime che hanno plasmato bellezze e paesaggi naturali, popolazioni e uomini. Uomini miti e forti, che dello spirito della montagna sono profondamente, orgogliosamente infusi.

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