Anticiclone africano, temperature record e fenomeni atmosferici estremi fanno parte della nostra esperienza quotidiana.
01.08.17 , Ambiente , Walter Leti
I media propongono ogni giorno immagini drammatiche di inondazioni killer o mostrano, all’opposto, lo spettacolo desolante di terre screpolate, inaridite per la mancanza di precipitazioni, con le coltivazioni irrimediabilmente compromesse e la carestia incombente.
Il pianeta si sta riscaldando, dunque? La risposta che si dà, riguardo al momento presente, è un “Sì”. A questa affermazione fa seguito conseguentemente la seconda domanda: ”Il riscaldamento globale è imputabile alla crescenti emissioni di anidride carbonica da parte delle attività umane? La maggioranza dei climatologi risponde ancora affermativamente, tuttavia una minoranza estremamente qualificata di scienziati cosiddetti “negazionisti” contestano la citata conclusione. Appartengono a quest’ultimo gruppo scienziati del calibro di Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica e Antonino Zichichi, professore emerito del dipartimento di Fisica Superiore dell’Università di Bologna, solo per citare gli esponenti italiani più qualificati. In occasione di un’audizione al Senato nel 2014 il prof.
Rubbia ha negato il rapporto di causa-effetto fra l’aumento della CO2 nell’atmosfera di origine antropica e l’incremento della temperatura globale. Davanti all’imbarazzato Ministro dell’Ambiente Galletti ha detto testualmente:” Vorrei ricordare, ad esempio, che dal 2000 al 2014 la temperatura della Terra non è aumentata: essa è diminuita di 0,2 gradi e noi non abbiamo osservato negli ultimi 15 anni alcun cambiamento di una certa dimensione.” A sua volta il prof. Antonino Zichichi in un’intervista a “Il Giornale” ha dichiarato: “ Il motore climatico è in gran parte regolato dall’anidride carbonica prodotta dalla natura. Quella di origine umana è ben poca cosa al confronto, eppure molti scienziati affermano che è quella minima parte a produrre gravi fenomeni perturbativi, senza peraltro essere in grado di esporre modelli matematici adeguati a sostegno della loro teoria. In un’intervista successiva a “Il Mattino” Zichichi ribadisce: “Attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è un’enormità senza fondamento: puro inquinamento culturale. In nome di quale ragione si pretende di descrivere i futuri scenari della Terra e le terapie per salvarla se ancora i meccanismi che sorreggono il motore climatico sono inconoscibili? Divinazioni!”
E infine: “Perché, allora, molti scienziati concordano sul riscaldamento globale dovuto all’attività umana? Perché hanno costruito modelli matematici buoni alla bisogna. Ricorrono a troppi parametri liberi, arbitrari. Alterano i calcoli con delle supposizioni ad hoc per fare in modo che i risultati diano loro ragione, ma il metodo scientifico è un’altra cosa. “Fin qui le stroncature di Rubbia e Zichichi, due personalità di spessore scientifico internazionale. Si potrà non essere d’accordo con le loro perentorie affermazioni, resta comunque il fatto che la validità dell’ipotesi interpretativa di un qualsiasi fenomeno naturale debba essere sottoposta al vaglio del metodo sperimentale galileiano, latitante in questo caso. Venendo alla Conferenza delle Parti di Parigi (COP 21) del 2015 il fatto davvero rilevante è costituito dalla convergenza di 195 Paesi sulla necessità di ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera, in modo da contenere il presunto rialzo della temperatura entro limiti accettabili. L’adozione di specifiche misure concrete, atte a tradurre in pratica le indicazioni scaturite nella capitale francese, è stata demandata alla successiva COP22 di Marrakesh del 2016. In quella sede è emerso ancora l’annoso problema della gestione dei 100 miliardi di dollari/anno che le nazioni più ricche si sono impegnate a versare ai Paesi in via di sviluppo per promuoverne lo sviluppo energetico “pulito”.
Questi ultimi non vogliono ingerenze esterne nelle proprie politiche mentre i Paesi “benefattori” chiedono di poter verificare l’utilizzo dei fondi stanziati. La conferenza di Marrakesh non ha raggiunto in pratica gli obiettivi prefissati. Dalla conferenza COP23, che si svolgerà a Bonn nel 2018 sotto la presidenza simbolica delle Isole Fiji, si aspettano finalmente passi concreti. Ultimo, ma certamente non minore, problema è il rifiuto degli Stati Uniti di condividere le decisioni di Parigi. Il Presidente Trump ha abbracciato in pieno le tesi degli scienziati negazionisti USA. Si tratta di una defezione che vale il 25% di tutte le emissioni di anidride carbonica nel mondo. Nella prossima Conferenza delle Parti a Bonn non mancheranno i temi da discutere.
RIFLESSO
Registrazione Tribunale di Perugia n.35 del 09/12/2011
ISSN 2611-044X