Enrico Baleri, il poliedrico progettista e l’amore per la leggerezza In evidenza

Venerdì, 30 Gennaio 2015,
Enrico Baleri: l’ho conosciuto per caso nella mia assolata isola siciliana. Quando lo ascoltai la prima volta stava spiegando a un gruppo di studenti cosa fa di un progetto il progetto vincente. Tutto inizia da una parola: leggerezza. Termine che evoca la filosofia e la qualità di ciò che ha poco peso. Cita Italo Calvino; e ne parla come se si parlasse di un amico. Dice che Calvino è dentro tutti noi. Chiunque progetti, pensi, scriva, parli, chiunque veda e guardi ha Calvino in testa: “Il saggio sulla leggerezza, affrontato nelle Lezioni Americane, è illuminante per noi che ci occupiamo di  forme,  di funzioni, noi che costruiamo protesi, manufatti, utensili per l’uomo”. Mi affascinò molto il suo discorso. Di ritorno a Milano gli chiesi un’intervista. Mi rendo subito conto che parlare con lui ha la freschezza di una passeggiata in un bosco. Ciò che mi interessa sapere è il suo punto di vista del rapporto forma funzione. “Dovere piacere è sinonimo di forma funzione - spiega -. La forma è il piacere la funzione è il dovere. Oggi, c'è la tendenza a pensare sempre di più alla forma, il contenuto passa oltre. Questo è un grande equivoco del progetto perché la forma è quasi inevitabile essendo la conseguenza di tutte quelle funzioni che un oggetto deve assolvere”. Funzioni quali: tecnologia, sostenibilità, forma, marketing - e aggiunge – “Anche la leggerezza, no? Alleggerire le cose vuol dire toglier loro il peso della gravità del tempo, dell' obsolescenza inevitabile che ne deriva”. “Come dargli un’anima” - dico. “Proprio così” - rivela con il suo sorriso ironico.  “Come in un racconto di Dario Fo in cui il ‘Palestina’ riusciva a far volare delle colombe di creta, cosa impossibile a tutti gli altri. Questo vuol dire avergli conferito un’anima. Ossia quell’imperscrutabile condizione della quale il prodotto gode, vive, si racconta e si manifesta. Ma questo non lo cerchiamo all’inizio - ripete - non cerchiamo di costruire le colombine belle, no, l'importante che volino, che abbiano un anelito dentro e ci sfuggano di mano e si liberino sole in una condizione di felicità”.  Faccio un’ultima domanda e chiedo quale suo progetto più di altri descriva la sua visione di leggerezza. “La Sedia Mimì - dichiara -  la cui traslucidità del materiale plastico impiegato anticiperà le tante sedute che verranno dopo”. Il bello deriva dai doveri assolti - mi dico - e che se si persegue questa strada, il piacere equivarrà certamente alla sostanza del prodotto. É un dettaglio che genera bellezza - e la bellezza in fondo, è il miglior risultato che si possa ottenere. Enrico Baleri, imprenditore, progettista, ricercatore, esteta, divulgatore, provocatore, nel 1968 fonda Pluri, centro sperimentale di design, che con denominazioni diverse continua ancora oggi la sua attività di ricerca dando vita a svariate realtà imprenditoriali di successo. Tra queste Alias, Baleri Italia, Vanini, Gloria, collaborando come art director con gli esordienti Belotti, Botta, Starck, Wettstein, Dalisi, Baroli e i maestri Hollein, Mendini, Magistretti, Mangiarotti, King e Miranda e altri, progettando egli stesso oggetti di successo per Knoll international, Kleis e altre realtà industriali. Quattro Compassi d’ Oro e quattro prodotti nella collezione permanente del MoMA di NY gli vengono riconosciuti grazie ad altrettanti progetti nati dalla sua collaborazione. Ha contribuito e contribuisce alla divulgazione della cultura del progettoa livello internazionale organizzando mostre e eventi in tutto il mondo.

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