L’artigianato umbro riveste un ruolo di primo piano nella nostra regione, non solo per la sua fondamentale valenza economica ma anche per i valori storico-culturali di cui è depositario. Artigianato e Arte camminano parallelamente, entrambi affondano le radici nei secoli, tramandando di generazione in generazione i segreti della lavorazione nelle antiche botteghe artigiane. Ceramica, terracotta, tessitura, ricamo, ferro battuto, legno e restauro non sono semplici categorie merceologiche ma soprattutto declinazioni di altrettante espressioni di arte che hanno costruito nel tempo la civiltà artistica e materiale dell’Umbria. Il risultato di questo lungo percorso è una produzione di altissima, ineguagliata qualità che non teme confronti con nessuno al mondo. Tutto questo ci porta a sperare che, nonostante la crisi economica penalizzi pesantemente questo settore, l’artigianato umbro possa trovare in sé la vitalità e la forza necessari alla ripresa. Buone notizie, comunque, giungono dal settore tessile. Marchi come Cucinelli, Cruciani, Filippi ecc. hanno visto la propria eccellenza produttiva premiata da una sensibile crescita di fatturato proprio negli ultimi anni. Questo ha comportato, conseguentemente, una positiva ricaduta in termini produttivi e occupazionali nel vasto settore della subfornitura artigiana. Fn qui le buone notizie. Il quadro è molto meno roseo negli altri comparti artigianali e la buona volontà, da sola, non sarà sufficiente. Nel forum “Obiettivo impresa”, organizzato lo scorso 8 aprile dalla Camera di Commercio di Perugia, sono state fornite delle cifre a dir poco allarmanti. Nelle parole di Giorgio Mencaroni, direttore della Camera di Commercio: “L’Artigianato Umbro è in profondo rosso e sta attraversando uno dei peggiori momenti della sua storia secolare. Molte piccole imprese, stremate, sono avviate verso un declino che, in alcuni casi, difficilmente riusciranno a invertire”. Le statistiche ci dicono che, dal 2008 al 2012, in Umbria è scomparsa un’impresa artigiana al giorno, portando così il totale da 26.662 a 23165 con un decremento del 6%. Mencaroni ha comunque espresso la sua fiducia nella capacità delle aziende di proiettarsi nel futuro. La sua ricetta è: fare sistema e operare per reti d’impresa. L’assessore Carla Casciari ha insistito, invece, sulla necessità di stringere un rapporto diretto tra mondo dell’artigianato e sistema della formazione rilevando poi, però, con disappunto, che i giovani si iscrivono, ancora oggi in massa ai licei, relegando l’Istruzione Tecnica e gli Istituti Professionali in posizioni marginali. A parte le notazioni di cui sopra, l’insieme dei pareri espressi nei vari interventi sembra battere principalmente sul tasto del “saper fare” senza peraltro essere in grado di fornire al riguardo indicazioni operative, indispensabili da subito per dare ossigeno al settore. A questo punto ci pare molto importante riportare la testimonianza di un operatore del settore che rifornisce numerosi dettaglianti, fra i quali molti esercenti di Assisi, con prodotti destinati al mercato turistico. Si tratta di una produzione di alta qualità, ovviamente made in Italy. L’esperienza concreta dell’operatore ci riporta alla triste realtà di aziende che chiudono e di altre che sono al collasso. Le soluzioni indicate sono ben altra cosa rispetto alle ampollose analisi accademiche o i troppo generici appelli alla fantasia e alla creatività degli Italiani. Un problema importante è costituito dalle produzioni cinesi di souvenir da cui alcuni commercianti eliminano l’indicazione “made in China” sostituendola con “made in Italy”. Occorre pertanto garantire la qualità del prodotto artigianale rendendone impossibile la contraffazione mediante l’adozione di scritte indelebili. Altro punto essenziale è quello dello strangolamento di questa e di altre attività operato attraverso un’imposizione fiscale la cui esosità è senza paragoni. É necessario predisporre, quindi, da subito, a giudizio dell’operatore, concrete ed efficaci misure che possano rilanciare immediatamente questo settore produttivo così importante, ascoltando, in primis, la voce di chi si trova in trincea e tralasciando la verbosità delle passerelle accademiche che sono un chiaro indice di disinformazione e incapacità di adottare provvedimenti adeguati. Si propongono soluzioni evanescenti, proiettate verso un futuro indeterminato, mentre il fuoco è qui, adesso.