La città non sarà mai finita

Venerdì, 31 Marzo 2017,
Il design che non c’è è un progetto di attività partecipata di ADI Lombardia promosso in occasione della XXI Triennale di Milano che, partendo dall’enunciato “design after design” ha consentito alla città numerose riflessioni. La proposta parte da un’idea di Antonio Macchi Cassia, che con Susanna Vallebona ha curato l’iniziativa, sviluppata in collaborazione con Ambrogio Rossari prima, Andrea Rovatti poi, Presidenti di Adi Lombardia, con Antonella Andriani, vicepresidente, Lorenzo Goldaniga e Roberto Marcatti. L’attività si è articolata in due fasi distinte: la prima di denuncia dello stato di degrado in essere, la seconda propositiva, alla ricerca di soluzioni. Nella primavera 2016 sono stati invitati i visitatori di Expo e i cittadini milanesi a fotografare situazioni, prodotti, servizi della città che intralciano la vita del cittadino, rendono brutta o sciatta la città, mettono in evidenza la mancanza di progetto in determinate situazioni. Le foto, raccolte in ADI, sono state esposte nel mese di giugno 2016 alla Triennale di Milano. Grazie alle preferenze del pubblico, che ha votato le denuncie più interessanti e più rappresentative della mancanza di attenzione verso il bene pubblico, sono stati identificati i problemi più sentiti da risolvere. Le criticità emerse sono state raccolte in tre macro aree, che riguardano la segnaletica, le microarchitetture e il vivere la città, sezione a sua volta suddivisa in: problematiche, opportunità e facilitazioni per il cittadino. È partita quindi la seconda fase del progetto. ADI ha coinvolto quattro progettisti di fama riconosciuta Makio Hasuike, Ugo la Pietra, Alberto Meda, Patrizia Pozzi con la collaborazione di Duilio Forte e Angelo Jelmini, che si sono impegnati a trovare soluzioni alle situazioni più votate per migliorarle. In parallelo sono stati invitati a mettere in gioco la propria creatività anche gli studenti del Politecnico di Milano coordinati da Giovanna Piccinno, Marinella Ferrara, Cristina Foglia e Roberto De Paolis e dello IED coordinati da Alessandro Chiarato. Le proposte ricevute da professionisti e studenti sono state presentate in una seconda mostra, sempre in Triennale. Un buon successo di partecipazione, un pubblico interessato, incuriosito e quasi incredulo di fronte a questa possibilità di intervenire come semplici cittadini facendo proposte nuove o semplicemente facendo una segnalazione. L'idea di una iniziativa allargata è nata circa vent'anni fa quando Antonio Macchi Cassia collocò un televisore all'interno di una mostra di design organizzata da ADI, dove si susseguivano foto di oggetti, luoghi e problemi non risolti nella città di Milano, chiedendo ai soci di ADI di condividere la denuncia mandando foto di situazioni simili, ma la proposta cadde nel nulla. Allora come adesso per ADI la soluzione ai problemi è il design, inteso come metodo di lavoro che coniuga efficienza, sostenibilità, economia, qualità, estetica e valorizzazione intelligente dell’ambiente urbano. Forse Antonio Macchi Cassia anticipò troppo i tempi evidentemente non ancora pronti per una attività comune di sensibilizzazione del pubblico e delle istituzioni verso la ricerca di soluzioni condivise. Diversamente, questa nuova proposta costruita con la collaborazione della Triennale di Milano, l’appoggio del Comune di Milano, che ha patrocinato l'iniziativa con grande coraggio e il sostegno di Material Connexion e Caimi Brevetti, ha avuto il meritato successo, offrendo la soddisfazione di vedere cittadini di tutte le età interessati e partecipi. L’auspicio è che le autorità competenti possano trarre spunti e suggerimenti, magari raccogliendo almeno una soluzione tra quelle proposte, per rendere più funzionale la nostra città. Antonio Macchi Cassia e Susanna Vallebona

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