Stagione Radical. Contestazione e Creatività

Lunedì, 13 Marzo 2017,
“Archizoom Associati, Remo Buti, Casabella, Riccardo Dalisi, Ugo La Pietra, 999, Gaetano Pesce, Gianni Pettena, Rassegna, Ettore Sottsass jr., Superstudio, Ufo e Zziggurat, riuniti il 12 gennaio 1973 presso la redazione di Casabella, fondano la GLOBAL TOOLS, un sistema di laboratori a Firenze per la propagazione dell'uso di materie e tecniche naturali e relativi comportamenti. La GLOBAL TOOLS si pone come obbiettivo di stimolare il libero sviluppo della creatività individuale.” Così esordisce il Documento n.1 - La Costituzione, dal primo bollettino GLOBAL TOOLS, a firma dei protagonisti del movimento radical. La genesi risale agli anni ‘60. La crisi del movimento moderno genera una de-strutturazione dei linguaggi architettonici, che in Europa si manifesta anche come una demistificazione del progetto, trasformato in un processo di comunicazione legato all’utopia. Nel frattempo in USA le opere di Andy Warhol riproducono in grande scala beni di consumo. In Vietnam si combatte. In UK Mick Jagger fonda i Rolling Stones. In Italia il malcontento della classe operaia si fonde alla necessità di ribellione degli studenti e nel ‘66 nella facoltà di sociologia di Trento c’è la prima occupazione. È lo stesso anno dell’alluvione di Firenze: il fango sconvolge l’immagine della città. Soldati e angeli da ogni dove, intellettuali con le pale per salvare la perla della cultura. C’è contaminazione. La visione stravolta del consueto aspetto urbano, è una sorta di metafora della città da ridisegnare, che liberandosi dal peso della tradizione, diviene permeabile all’introduzione di nuovi canoni e forme. In continuità a questo contesto o per mera coincidenza, nel dicembre 1966 alla galleria d’arte Jolly 2 di Pistoia si inaugura la mostra “Superarchitettura” il cui manifesto recita “La superarchitettura è l’architettura della superproduzione, del superconsumo, della superinduzione al consumo, del supermarket, del superman e della benzina super”. Espongono i gruppi Archizoom e Superstudio e mette le basi quel movimento che il critico Germano Celant qualche anno dopo appellerà come radicale. La facoltà di architettura di Firenze è terreno fertile per una rivoluzione di pensiero che, in contrapposizione ai concetti di razionalismo e funzionalismo, ha visto la formazione di personalità e gruppi protagonisti del movimento avanguardista, come i 999, Remo Buti, Gianni Pettena, Ufo e gli Zziggurat. Si effettua una critica radicale alla società, con approcci eterogenei e multidisciplinari, attraverso i mezzi dell’arte visiva, del design, dell’architettura, della filosofia, della politica. Una stagione irriverente che vede nella combinazione tra le discipline, un potente strumento di comunicazione al quale aderiscono esponenti come Sottsass, Pesce, La Pietra, Dalisi, il Gruppo Strum, i Cavart, oltre ad alcune riviste di settore. Memorabile il numero 367 di Casabella sul Radical Design, raffigurato dal direttore Alessandro Mendini come un gigantesco gorilla dirompente, che invade la copertina. Alla base dei Radicals c’è quindi un’idea di contestazione e di rottura con gli schemi prefigurati: si riflette su un modo diverso di vedere cose, case, città e comunità, senza porre limiti alle forme di espressione. Si realizzano oggetti ironici dal linguaggio eccentrico ed installazioni provocatorie, si producono immagini di prefigurazioni dissacranti, super visioni azzardate, raffigurazioni di scenari da incubo o di utopie. Prende avvio l’idea del “do it yourself”, l’autoproduzione che esalta la creatività e demitizza la produzione in serie tipica della pop art. Scantinati, aule e piazze divengono spazi di protesta ed esposizione, ai quali si aggiungono i nuovi luoghi: è l’avvento “dei Piper”, locali prototipo della libertà del corpo umano che adatta lo spazio a sé, macchine polisensoriali che saranno anch’esse oggetto di progettazione radicale, come lo Space Electronic a Firenze. Svariate mostre nel corso degli anni intercettano e raccontano le vicende Radicals, tra cui “Italy: The New Domestic Landscape” nel 1972 al MoMA di New York, in più occasioni alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia, nel 2016 al MAXXI di Roma. È presente un’esposizione stabile sull’Architettura Radicale al Museo Novecento di Firenze e nella stessa città, a Palazzo Strozzi, è in programma a cavallo tra 2017 e 2018, la mostra “Utopie Radicali”. Nel manifesto si staglia la Città Lineare degli Zziggurat, un corridoio urbano che collega fisicamente la periferia al centro storico, perseguendo continuità ed inclusione socio-culturale; le grandi scalinate accessibili al pubblico, permettono una visione sulla città storica conquistata. Tondando alla GLOBAL TOOLS: poco dopo la fondazione, la proto-scuola interrompe sperimentazioni ed iniziative. I vari gruppi iniziano a sciogliersi senza arrivare agli anni ‘80. Si chiude una stagione spregiudicata che ha lasciato immagini, teorie, progetti, qualche realizzazione e molte suggestioni: lascito di chi ha sfidato la crisi dei valori e le incertezze del crollo dei grandi sistemi, con la potenza critica della creatività.__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ di Alessio Proietti___ Articolo pubblicato su RIFLESSO DESIGN - Magazine sulla Cultura del Design - ISSN 2611-044X___ Patrocinio: ADI Associazione per il Disegno Industriale - Delegazione Lombardia___ Partnership: Fondazione Franco Albini - Fondazione Achille Castiglioni - Fondazione Vico Magistretti___ Per sfogliare l'articolo integrale: https://issuu.com/riflessomagazine/docs/riflesso_speciale_design/68

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