(H)eart(H)quake

La città che trema, è la città che sorge

09.08.19 , Arte , Collaboratore Riflesso

 

(H)eart(H)quake

La mostra “Le Superutopie toyscapescurata da Ofarch presso la Casa dell’Architettura di Spoleto, negli spazi di Palazzo Collicola Arti Visive Spoleto, è l’occasione per una riflessione sulla città contemporanea e il terremoto.

Non si è trattato di esporre solo materiale dell’architetto-artista Anna laTouche Riciputo ma si è voluto avviare un’idea di mostra-progetto. I collage digitali della Riciputo sono stati il punto di partenza per indirizzare un percorso di analisi sulla città di Spoleto contemporanea coinvolgendo il Coletivo Barragem, formazione creativa di San Paolo del Brasile, composta dall’architetto Nivaldo Godoy e dallo scenografo Panais Bouki.

Il collage digitale, tecnica comune agli artisti presenti, ha permesso di far emergere gli “strati” della città producendo nuovi paesaggi urbani frutto di una fusione diretta di architettura, arte, design, costume, cinema e scenografia con due esiti diversi.

Il collage digitale pop di Anna laTouche Riciputo, S(poleto)uperland, lascia intravedere una città entusiasticamente goliardica. Si tratta di un auspicio di ripresa dal momento “titubante” che si respira attraverso una visione di una città luna park, quasi a manifestare un desiderio nascosto di divertimento. Alle infinite vedute incantate dello skyline riconoscibile della città, con al centro la dicotomia ponte-rocca, si sostituisce un paesaggio che cancella il silenzio “giocando” con la memoria del luogo; le montagne russe installate sopra la linea orizzontale del ponte ricalcano gli interventi artistici che hanno dialogato con il monumento e la stessa cosa si può dire della trasformazione in luogo di divertimenti della Rocca, un’architettura “parlante” che manifesta all’esterno la sua “mondanità” festivaliera e simbolicamente le torri, sostituite in rossetti, richiamano l’inquilina più illustre che aveva già dato vita a questa accezione “lussuriosa” dell’edificio, Lucrezia Borgia.

Il progetto (H)EART(H)quake del Coletivo Barragem, sotto la direzione artistica della Riciputo, è una seconda analisi e allo stesso tempo progetto per la Spoleto contemporanea. Tre sono gli elementi principali che vengono presi in considerazione: la storia monumentale della città, la storia del Festival dei Due Mondi e il perenne rintocco del tempo, il terremoto.

Il Coletivo Barragem traduce questi tre elementi in una raffigurazione scenica. Una video-sequenza dove gli impalcati messi a sostegno degli edifici danneggiati dal sisma vengono liberati della loro funzione strettamente strutturale e si animano in un linguaggio spaziale autonomo. Tralicci di acciaio si librano nello spazio trasformando, una semplice messa in sicurezza, in “architetture del vuoto” capaci di aggiungere una sovrastruttura immaginativa alla lettura attuale del tessuto urbano. In una sorta di taglia e cuci tra passato e presente si crea un “teatro continuo” o la più ripetuta a slogan “Spoleto città-teatro” dove personaggi del Festival e ignari cittadini appaiono e dialogano con la città e le sue cicatrici.

Il Coletivo Barragem con questa operazione abbraccia anche la memoria compositiva di due grandi personaggi del passato che hanno vissuto e operato in città: Sol Lewit e Costantino Dardi. Sembra cosi di essere al cospetto di un linguaggio comune che elimina le distanze geografiche e temporali dei protagonisti e ha trovato e, continua a trovare, in una piccola città di Provincia, un luogo di sperimentazione per lo spazio. Il centro della ricerca che accomuna tutti è l’infinita spazialità del cubo. Sol Lewit è il primo a concentrarsi sull’essenza della forma cubica, attraverso un dialogo tra spigoli materiali e quelli solamente suggeriti dal vuoto per approdare allo spazio dell’uomo, quello geometrico e minimalista dell’architettura. Il volume diventa lo spazio nel quale confinare la funzione, tema che più volte verrà rimesso in discussione nel corso del ‘900. Dardi, architetto che opera con l’idea di materializzare la forma cubica in elementi architettonici, lascia tracce del suo modus operandi nel restauro della Rocca scegliendo di mantenere in vista un segno contemporaneo nel rispetto del monumento storico.

Alla fine di questo processo temporale, il Coletivo Barragem porta la forma cubica e la spazialità che ne consegue ad un salto di scala triplo: si passa da un oggetto formale ad un’architettura per poi approdare ad una composizione urbana continua.

In chiusura è proprio l’analisi delle contaminazioni storiche dei processi culturali avviati nel tempo che permette di affermare che la città che trema, è la città che sorge perché di fronte ad un’emergenza è l’identità consolidata della città che trova al proprio interno le risorse per riemergere.

Fabio Fabiani

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