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I Magi alla corte di Eustorgio

Martedì, 09 Giugno 2015,
Arte,
Nel 344 d.C Eustorgio, vescovo di Milano, torna da Costantinopoli con un grosso sarcofago di marmo trainato da due vacche. Arrivati a un certo punto i due animali si fermano e non vogliono più muoversi. Eustorgio capisce subito che si tratta di un segno divino. Ma cosa contiene quel sarcofago? Il carico, dirà più in là la leggenda, è di tutto rispetto. Si tratta infatti delle spoglie dei Re Magi, che Eustorgio aveva ricevuto in dono da Elena, la potente madre dell’imperatore Costantino. Così in quel punto in cui le vacche si sono fermate, il vescovo decide di edificare una chiesa. Quella che oggi è la Basilica di Sant’Eustorgio, sul cui campanile trecentesco svetta la stella dei Re d’Oriente, simbolo che torna più volte all’interno della chiesa. Nel 1164 scese a Milano dalla Germania il cancelliere-vescovo Rinaldo di Dassel, il quale, su ordine di Federico Barbarossa, trovò i sacri resti e li portò all’imperatore. I Magi erano infatti i primi re riconosciuti dallo stesso Cristo e possedere i loro resti equivaleva ad apparire come i legittimi discendenti della più sacra regalità imperiale, in un momento in cui Papato e Impero erano ancora contrapposti nella lotta per le investiture. I tentativi di recuperare le reliquie dalla Germania si protrassero fino al 1903, quando il vescovo di Milano, Andrea Ferrari, riuscì a ottenere pochi frammenti ossei, subito ricollocati all’interno della basilica, in uno scrigno visibile nel muro, e non nell’enorme e vuoto sarcofago tardo-imperiale che si trova in fondo alla chiesa, erroneamente denominato Sepulcrum Trium Magorum. Uscendo dalla chiesa, nello slargo a pochi passi dall’ingresso, c’è la scultura di un uomo in piedi con una grossa spada conficcata nel cranio. È Pietro da Verona, primo martire dell’Ordine dei Domenicani, ucciso in un agguato da un sicario che agiva per conto di un gruppo di eretici catari in quanto capo dell’Inquisizione lombarda, che nei primi anni del 1200 si era particolarmente accanita sui catari e che ebbe proprio nella basilica la sua sede, tanto che in quello stesso slargo, anni dopo, verranno bruciate al rogo le presunte streghe. La scena dell’uccisione è raffigurata in un affresco del pittore rinascimentale Vincenzo Foppa nella quattrocentesca Cappella Portinari posta sul retro della basilica. Qui si può ammirare anche un altro affresco del Foppa, noto con il nome di Madonna con le Corna. La leggenda legata a questo strano dipinto vuole che, durante la messa celebrata da San Pietro Martire, il Diavolo abbia provato a tentarlo assumendo le fattezze della Madonna ma, nella fretta, non abbia completato la trasformazione, lasciando ancora visibili le corna. E, quando il santo se ne accorse, lo scacciò con un’ostia. Ma i misteri non finiscono qui. Sotto il pavimento della chiesa si trovano le tombe del cimitero pre-cristiano e paleocristiano, il Cimitero dei Martiri, dove è possibile osservare la lapide dell’ “Orante di Sant’Eustorgio”, che raffigura un giovane che prega con le braccia alzate come facevano i primi cristiani, e quella con l’epigrafe dedicata all’ “Esorcista Vittorino”.

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